Martedì si festeggia il patrono di Trento, fortuna che la segreteria avvisa con congruo anticipo perché di questa festività proprio non riesco a fare memoria. Giornata libera, dunque. E quale migliore modo per santificare il santo se non quello di avvicinarsi al cielo? Già da tempo sto studiando un percorso, che in parte già conosco, per salire sul monte Zugna, partendo da casa a piedi senza prendere la macchina. Certo, non è né breve, né facilissimo, ma a me piace così, che ci vuoi fare.
Si comincia su asfalto, strada tranquilla e secondaria. Sono equipaggiato da trailer: scarpe Montrail, calze a compressione, pantaloncini, maglietta e cappellino. Nello zaino un ricambio, qualche pappina, tanta acqua, cartina e denaro. Allacciati allo zaino i bastoncini. Si sale su asfalto, scrivevo, e arrivo alla prima delle tante tappe roveretane segnate dalla Prima Guerra mondiale, la grotta Damiano Chiesa. Qui è sentiero, Sentiero della Pace: bel nome in questi posti. Ma anche in altri. Cammino perché la questione si fa ripida. Non passa tanto tempo che mi trovo mille metri sopra casa. Malga Tof. E di nuovo un po' di asfalto, con queste vedute:
Ne vale la pena, ovviamente. Salgo ancora un po' e trovo un sentiero non segnato sulla cartina, o meglio: segnato ma poco. Dove mi trovo, invece, le indicazioni su cartello di legno sono chiare e interessanti. Studio le linee e mi fido; bene faccio: è bellissimo. Si tratta di un percorso ricostruito seguendo punti di riferimento che quasi cent'anni fa furono fronte: trincee, postazioni, cippi... sento aria di casa. Aria di Carso dalle tristi memorie. Taglio in orizzontale parte della montagna (Monte di Marco) e posso farlo di corsa, anche in mezzo ad antichi camminamenti da guerra:
Come mi aspettavo dalla lettura della cartina, sbocco nell'altro sentiero che in parte conosco e che sale al Rifugio Malga Zugna. Gran bell'andare in mezzo al bosco: qui la pendenza si fa lieve e posso alternare corsa e camminata, non senza fermarmi a guardare quello che l'occhio ammira spaziando e la macchina fotografica può fare solo in due tempi:
Come mi aspettavo dalla lettura della cartina, sbocco nell'altro sentiero che in parte conosco e che sale al Rifugio Malga Zugna. Gran bell'andare in mezzo al bosco: qui la pendenza si fa lieve e posso alternare corsa e camminata, non senza fermarmi a guardare quello che l'occhio ammira spaziando e la macchina fotografica può fare solo in due tempi:
Vallagarina
Ho fame e mi ciuccio un gel all'arancia. Puah! La giornata è calda, ma tra quota e bosco non soffro affatto. Dopo 3 orette abbondanti di bell'andare arrivo al rifugio. Coca cola, panino con speck e formaggio di malga (leggermente più gratificante del gel) e birretta. Ricarico le scorte d'acqua e mi metto a studiare la cartina assieme a dei simpatici conoscitori della zona, che mi riempiono la testa di riferimenti che al momento non capisco ma che scendendo capirò. Peccato aver scoperto solo dopo il ritorno che la croce di vetta distava solo una ventina di minuti, sarà per la prossima volta. Dopo una congrua sosta si riparte, in ottima forma e con gli occhi pieni:
Vallarsa
Giù calpestando la strada del Sentiero della Pace, ed ecco venirmi incontro i riferimenti di cui sopra: le scalette, il cimitero di San Giorgio, la esse. Nomi che iniziano a dirmi qualcosa. Spesso è corribile, ma non sempre. In discesa sono quello che sono e me la prendo come posso, faccio in tempo ad invidiare un paio di caprioli che neppure con il turbo sulle scarpe riuscirei a seguire per un metro. Arrivo di nuovo alla grotta Damiano Chiesa, certo stanco ma per niente cotto. Allora decido di risalire un breve tratto per godermi lo spettacolo delle orme dei dinosauri, che mai mi stufano. Che roba, la natura con i suoi abitanti. E poi è ora di prendere il cammino verso casa, ché prima di andare a prendere Mateja al Nido vorrei lavarmi, mangiare e bere, schiacciare pure un pisolino.
Alla fine, conto 20 miglia abbondanti (perché miglia? Ma perché ne mancano 30 alla metà di un sogno, 70 al resto del sogno) per un dislivello di 1.700 m circa (ma mi mancava l'altimetro preciso). Sono stato fuori sei ore, con un'oretta almeno di pausa, forse qualcosa in più, viste le soste non contate ad ammirare paesaggi, memorie, fossili, alberi. Oltre che a dare soddisfazione al rifugio.
La mia devozione a San Vigilio è palese. Il prossimo anno forse me lo ricorderò!
bella gita forse mancava qualcuno con cui condividere quei panorami?
RispondiEliminaio con le cartine sono una "frana" :-D
Certo, mancava. Forse però se ci fosse stata, avrei guadagnato una dose di insulti di notevole rilevanza :-)
EliminaCartine? Io sono appassionato fin da piccolo, tempo fa ci avevo scritto un post. Credo uno dei primi in assoluto http://blogdicaio.blogspot.it/2010/01/me-ricordo-che-iero-sai-picio.html
Mi sa che abbiamo un sogno in comune, anche se, se ben ricordo, il tuo si svolge al di la dell'oceano, il mio sulle alpi :)
RispondiEliminaRicordi bene. E senza sogni, che corse sarebbero? Sosteniamoci a vicenda!
EliminaChe meraviglia di paesaggi! Beato te, oggi è il patrono dove abito io però niente giornata libera...
RispondiEliminaSono posti davvero belli... e io pensavo ci fosse ci fosse par condicio tra patroni!
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