sabato 30 gennaio 2010

Finestre di Clio

Mi sono ripromesso di dedicare un post alla settimana ad avvenimenti non di corsa. Avevo, e ancora ho, molta scelta; ma l'attualità delle cose prende il sopravvento.

Dedicato a te, miserabile, che hai spaccato il vetro della nostra macchina, rovistato nel cruscotto, rubato degli spiccioli e un navigatore usato.

"Ti auguro di essere un tifoso dell'Hellas Verona, andato a Piacenza in curva nel 2002 per vedere la tua squadra perdere 3-0 e retrocedere in serie B.
Ti auguro di essere un appassionato di youporn, di aver trovato la tua donna in un  caldo triangolo con il tuo capo e il tuo migliore amico.
Ti auguro di rivendere il nostro navigatore ad un poliziotto infiltrato tra i ricettatori.
Ti auguro, se te lo tieni, di impostare un viaggio sbagliato, che ti porti a finire la benzina nella nebbia in val padana, però di notte.
Ti auguro di essere costretto a fare il pendolare in treno sulla linea più affollata d'Italia, travolto dai ritardi e sempre chiuso in un vagone gelido d'inverno, torrido d'estate. 
Ti auguro che il volo per le vacanze estive sia cancellato, e che dopo 24 ore di ritardo tu possa arrivare in un villaggio fantasma, truffato da un'agenzia fantoccio.
Ti auguro che le monetine che hai trovato nella macchina (se ne hai trovate) ti cadano in un tombino puzzolente.
Ti auguro di calarti nel tombino e di trovarvi solo un ratto".

Adieu, io e Chiara domani andiamo a Venezia a divertirci: là si va in treno, mica serve la macchina.

giovedì 28 gennaio 2010

Épreuve de Paris

Chiamiamola dunque così, prova di Parigi.

Sono partito ieri per un lungo piano, caricando sulle spalle tutto quanto c’è di obbligatorio per i partecipanti al Trail de Paris 50km, ovvero: almeno 2l da bere, riserva alimentare (2 barrette e 2 gel), giacca a vento, fascia elastica, telo di sopravvivenza, fischietto, bicchiere, documento d’identità e telefono (vivamente consigliato).
Pronti, via. Il termometro alla partenza, nonostante il sole, segna 0°; forse leggermente impreciso, ma che caldo non faccia è una certezza. Corro in parco, vestito il giusto, talvolta disturbato dai soliti cani che i padroni non tengono al guinzaglio e che si avvicinano bavosi ed abbaianti, spingendomi a mettermi al passo. Ci sarebbero, in merito, chiare regole: ma si sa, l’Italia non è certo il paese del rispetto per le norme.
Ogni 5 km cammino per uno o due minuti, in modo da non bere e mangiare correndo, oltre che da regolare ritmo e fiato. I gel all’arancia che ho preso non so dove sono praticamente immangiabili. Le barrette stufano, servirà sicuramente qualcosa di salato, come ad esempio del parmigiano.
Pensavo di correre 20/25 km, ma siccome mi sento bene e il tempo, per una volta non è tiranno ma libertario, allungo un po’. Alla fine segno 27km, in poco meno di 2h40, quindi un ritmo di qualcosa meno di 6’ al km, comprese le pause in camminata. È proprio la cadenza che intendevo tenere.
Un buon allenamento, che mi lascia però qualche dubbio sulla tenuta del solito polpaccio: ho corso con i simil Booster della Kalenji, ma non mi convincono. Molto meglio le 
Calze X-Socks che ho testato in occasioni ben più impegnative. Hanno vinto un viaggio a Parigi.
Ho provato, alla fine, un nuovo modello di defaticamento: 5 minuti di cyclette con rapporto leggero, tanto per non camminare sudato al freddo (al rientro il termometro dice 4°).
Domenica vado a Venezia per un Trail Autogestito di 25/30 km, sarà una bellissima occasione di convivialità. Poi mancheranno due settimane alla maratona sulla sabbia di San Bendetto del Tronto (è il lunghissimo preparigino, nei miei piani), prima della quale eviterò uscite lunghe o troppo impegnative per il dislivello, utilizzando anche il nuovo acquisto cyclette: ebbene sì, buio e freddo mi hanno spinto a cedere all’attrezzo.

mercoledì 27 gennaio 2010

Monte Baldo

Domenica dedicata alla passeggiata – o forse sarebbe più esatto escursione – sul monte Baldo. Organizzazione Giulia, amica veronese.
Ci si sveglia presto e si parte per Affi, ridente località dal vago aspetto di un centro commerciale cementificato e lì aspettiamo la connessione con altri gitanti; assieme a loro raggiungeremo in macchina Prada, elegante località di partenza della nostra dolce ascesa. Da lì su, verso il rifugio Fiori del Baldo.
C'è la nebbia, ma salendo la lasciamo sotto e per buona parte della giornata  godremo di quel panorama tutto particolare che l'altitudine disegna sovrastandola. Si vede dalla foto.

Non ho l'abbigliamento adeguato per questo andare. Se corro, sono attrezzato per qualsiasi clima, per qualsiasi temperatura. Lo sarei anche per camminare, se non avessi lasciato buona parte del guardaroba in deposito gratuito nella casa dei miei genitori. Mi manca il piumino, ma mi arrangio con un surrogato poco montano e troppo cittadino. Sono orgoglioso delle muffole lapponi che ho comprato a Stoccolma, pensando che la loro lanosa consistenza, un giorno, mi sarebbe servita non solo per aver caldo, ma anche per non aver freddo. Non passano l'esame: sono torride anche per una camminata in quota con partenza a -4°. Chissà, magari un giorno potrò provarle nello Yukon e per sentire almeno un po' della loro efficacia dovrò accoppiarle ad altri guanti. Per ora, mi godo i rivoli di sudore che fanno scendere sul palmo della mia mano.
Camminiamo. Ma per deformazione passionale, immagino sempre come sarebbe correrla. Sarebbe dura, perché si sale di continuo: senza strappi ma senza respiro. Si potrebbe fare, credo, alternando corsa e passo.  Ora c'è la neve, potrei provarla asciutta, in primavera. Tentar non nuoce.
Arriviamo. Al rifugio si mangia bene (senza esagerare affermo deciso di aver ingurgitato i migliori crauti della mia vita: devo imparare assolutamente a cucinarli così). Scialpinisiti, uomini da Himalaya, arrampicatori raccontano di possibili connessioni tra i sentieri del Baldo: saranno loro a farmi venire l'acquolina in bocca, o sono questi crauti che reclamano il bis? Niente bis, ma immagino nuove camminate, ancor più nuove corse.
Ripartiamo. La discesa di corsa risulterebbe facile, mai tecnica, mai realmente esposta. Scassa un po' le ginocchia, complice però la neve ghiacciata che talvolta toglie stabilità. Forse davvero in primavera si può fare.
Chiara cammina lesta in salita, agile in discesa: mi piace guardarla invidiando quell'equilibrio che lei ha ma io non ho. Doti naturali.
Lei mi prende in giro, a buon diritto, per il mio assurdo rapporto con i cani. Ho paura: mi basta un bastardino che mi viene incontro libero abbaiando  e mi irrigidisco. Se poi sto correndo, mi lamento e mi lagno sperando solo di sopravvivere al sicuro attacco alla gola. In montagna, solo se c'è la neve, salta qualche transistor.  Mentre salivamo, ci è arrivato incontro un cane lupo, a scorta del padrone sciatore, sbucando da un cucuzzolo nascosto e correndo come giusto per uno della sua razza. Incontro a noi. Bene, in quel contesto, mi piace vederlo correre: non ho paura, anzi mi metterei a giocare con lui immaginandomi ruzzoloni sulla neve.
Ho parlato poco e guardato molto, complice quel tipico andare da montagna che ti spinge a stare a qualche passo di distanza l'uno dall'altro, immerso nei visionari pensieri costruiti dai paesaggi.
Ho ripensato ai trailers toscani che mi dicevano: “i bastoncini li usiamo anche per andare in bagno”; continuo a dar loro ragione.
Ottima idea Giulia, grazie dell'offerta.

lunedì 25 gennaio 2010

Programmi 2010 - Evoluzione

Torniamo a sabato, ed ai più dettagliati programmi di inizio anno.
Certo, il sogno sarebbe correre Yukon Quest, ma in undici giorni dovrei imparare a condurre una slitta di cani e prepararmi per più di mille miglia nei ghiacci. Inoltre, temo le iscrizioni siano chiuse.
A parte i sogni che spesso confinano con i deliri, sabato – un po' correndo e un po' no – Alessio ed io abbiamo definitivamente sancito il nostro status di coppia di fatto in corsa, con buona pace e mala sorte delle nostre amate consorti.

Cominciamo il 14 febbraio (giorno di San Valentino...) con la Maratona sulla sabbia a San Bendetto del Tronto.
Continuiamo il 21 marzo con il Trail de Paris 50 (50 sta per 50 km).
Approdiamo ad inizio maggio (1 e 2) con la Abbots Way Twin Team (ovvero 125 km, 5500m di dislivello), da dividere equamente in due tappe ciascuno corse in due giorni. Ci toccano quindi una sessantina di km a testa, ma in due puntate.

Poi, assumo le mie responsabilità e appunto quello che farò in altra compagnia.
21 febbraio – mezza Verona Marathon siamo iscritti Chiara ed io; una settimana dopo la maratona sulla sabbia, faccio la corsa di casa in tandem, con l'obiettivo di stare assieme dall'inizio alla fine.
7 marzo – Maratonina Gorizia un ritorno alle mie terre d'origine; ancora in forse ma la credo probabile. Forse questa in appassionata compagnia di me stesso, chi lo sa.

Scrivevo delle mie uscite "Urban Trail". La fonte di ispirazione è palese: Urban Trail de Lyon. Tra i vari link, vi invito calorosamente ad un giro qui dentro, senza sottovalutare i filmati: una corsa splendida, per me quest'anno impossibile, vista la prossimità con Parigi. Ma non voglio perderla in futuro.
Ultima cosa. So bene che in parte questo post ripete cose di inzio gennaio, ma fare il punto della situazione aiuta a mettere ordine.

domenica 24 gennaio 2010

La parte bella degli ultimi giorni

Sono stato qualche giorno lontano dal blog, ho parecchie cose da condividere, ma vado con calma e completerò alcune novità dal mondo della corsa/trail nei prossimi post.
Prima di tutto, però, un caloroso benvenuto ai nuovi lettori fissi che ultimamente si stanno affacciando a questo mio mondo. 
Mercoledì sera. Rientro dal lavoro tardi, ma ho troppo voglia di correre per farmi fermare dal freddo (1° e 90% abbondante di umidità). Vicino a casa c'è l'Adige, il marciapiede è largo e posso fare qualche giro di 1.700m senza dover attraversare la strada. Pronti, via! Riscaldamento (fosse facile!) e corto veloce: 6km a 4'36'' al km - è questo il mio ritmo top, che sono riuscito a tenere, al massimo, in una gara su strada di 9,200 km.
Giovedì sera. Rientro dal lavoro tardi, e la voglia di correre non è oggi, si vede, sufficiente a superare lo stesso freddo umido del giorno precedente. Ne approfitto per far ripartire l'eterno progetto di dedicare un po' di tempo ogni settimana alla ginnastica. Senza attrezzi,  prendo riferimento dai suggerimenti di un giornale francese (Esprit Trail) e mi dedico a qualche esercizio per cosce, polpacci, addominali.
Venerdì pomeriggio. Rientro dal lavoro prima, e parto per un "Urban Trail" veronese, fatto di salite a Castel San Pietro da tutti i lati: scalini, strada, vicoli. E naturalmente si scende. Giro in tondo come una trottola per un'oretta e mezza scarsa, poi pizza con Chiara. Corsa non bellissima (troppi tratti vicini al traffico cittadino), ma sufficientemente dura per risultare divertente.
Sabato pomeriggio.  Andiamo a Brescia in visita dagli amici Livia e Alessio. Oltre che amici, sono compagni di corsa. Alessio ed io facciamo 16,500km tutti a ritmo chiacchierata: va bene andare, ma avevamo tanti arretrati e non stavamo mai zitti. Quindi, senza bisogno del cardio, siamo stati nei ritmi giusti.
Poi abbiamo definito meglio il calendario di questo inizio 2010, ma questo in un altro post.
Domenica. Camminata, senza ombra di corsa, sul monte Baldo assieme a Chiara ed amici. Ma questo in un altro post, aspetto qualche foto.
E adesso in vasca con l'ultimo numero di Magico Vento.
Poi basket NBA alla tv (Knicks-Mavs). 

mercoledì 20 gennaio 2010

In treno

È davvero molto divertente, scrivere sul mio blog. Mi sto appassionando a questo dinamico passatempo. Ho iniziato a leggere delle cose sul tema, come ad esempio Blog Per Negati; e a riordinare le idee per una migliore organizzazione dei post passati e per una migliore compilazione dei post presenti.
Passato. Ho ripensato ai titoli (etichette?): radunavo generalmente sotto la voce “trail” ogni piccolo racconto di corsa. Non è esatto. Ho diviso: trail è trail, corsa è corsa. Sono due sport molto simili ma diversi, come calcio e calcetto potremmo dire?
Futuro. Già qualche volta ho inserito spunti e riflessioni non attinenti al mondo del correre. Voglio continuare a farlo, con un minimo di sistematicità. C'è la storia, c'è il basket, ci sono i libri e con loro molte altre cose; c'è molto tempo da passare in treno, con il mio portatile e con quel stupendo programma opensource che è Open Office, fatto apposta per scrivere.

lunedì 18 gennaio 2010

Toronto Raptors - Mezza stagione

Quarantuno partite su ottantadue, ventuno vinte, venti perse. Dopo un inizio allarmante, il bilancio di mezzavia per i Toronto Raptors non è affatto male. Ho visto un numero sufficiente di partite e moltissimi servizi (grazie a Sportitalia e al web) per potermi fare un'idea, spero sensata.
Coach. Partiamo dalla scorsa estate, quando in Italia nessuno credeva alla conferma di Jay Triano, almeno fino a quando in una lunga intervista Andrea Bargnani – rispondendo ad una domanda che voleva un parere sul possibile arrivo in Canada di Ettore Messina – spiegava come la squadra unita avesse chiesto alla “dirigenza” la conferma di Triano. Cosa puntualmente avvenuta. Continuiamo con l'autunno, quando dopo le sconfitte in serie in Italia nessuno credeva alla conferma di Jay Triano, almeno fino a quando Bryan Colangelo ne consolidava la panchina con parole di fiducia.
Come giudicare il lavoro di un allenatore?
Squadra. Miglioramenti netti, gioco offensivo d'insieme in progresso e soprattutto una difesa di squadra sempre più efficiente e riconoscibile.
Singoli. Miglioramento dei migliorabili: Bargnani, DeRozan, Jack, perfino Amir Johnson. Conferma del super Bosh. All'appello manca solo Turkoglu. Calderon gran palymaker, ora che sembra aver superato i problemi fisici. Panchina solida, e manca ancora Evans.
Conduzione delle partite. Una buona sintesi tra le abitudini consolidate NBA (leggi cambi con l'orologio), necessarie a reggere una stagione di 82 – e si spera più – partite, e la lettura delle singole giornate.
Quindi, coach promosso a pieni voti.
Società. C'è un problema di fondo: se Chris Bosh vuole andare via, bisogna lasciarlo andare (con rimpianto secondo me) e cercare di ottenere il meglio. Certo, non sarà facile sostituire un indiscutibile Allstar. Il gioco di Bosh divide; molti “non sono suoi tifosi” (per dirla con le parole di coach Dan Peterson) perché è accentratore e individualista. Non è neppure troppo tecnico – Dan Peterson docet – ma con il talento mette le pezze. Credo poi che in Italia lo si guardi di cattivo occhio perché si presume tolga spazio a Bargnani. La mia opinione è un'altra: non sono un suo tifoso, ma lo considero un grande, un potenziale grandissimo visti i margini di miglioramento. Magari rimanesse a Toronto. Ma, ripeto, se vuole andarsene, se ne andrà. E una società che forse ha avuto troppa fiducia in Turkoglu, ma che ha difeso con ottima ragione il proprio allenatore, che ha saputo costruire una buona panchina.. quella società lì dovrà davvero aguzzare l'ingegno per non rompere il giocattolo.

domenica 17 gennaio 2010

Montefortiana

Oggi Montefortiana, celebre corsa sulle colline del Soave affollata da  una marea di camminatori e podisti: siano 15.000, siano 20.000, di certo sono tanti.
Mi aspettavo qualcosa di diverso. Mi aspettavo meno asfalto e più sterrato.
Da Verona a Monteforte la strada è breve, ma visto il traffico clamoroso ci mettiamo più di un'ora. Abbiamo compagnia, Chiara ed io. Lei è ferma da un po', riprende oggi e con Marina correrà 9km, io con Paolo 21 (ammetto che un po' l'ho spinto ad allungare i suoi programmi, ma mi pareva contento, alla fine).
Folla. I primi due km sono uno slalom tra chi passeggia, poi prendiamo la deviazione 21 e lo spazio aumenta, si può iniziare a correre, pur se sempre in mezzo a tanta gente. Avevo vissuto una cosa simile solamente alla maratona di Vienna, neppure a Venezia i compagni di strada si contavano, come oggi, a centinaia.
C'era parecchio saliscendi, con alcuni punti panoramici molto belli, ma  cielo coperto, giornata uggiosa, poca visibilità.
Capisco la fama dei ristori: sono organizzati in maniera festosa e sconclusionata, completamente avulsa dalla “corsa”: si può mangiare e bere praticamente di tutto,  in un paio di occasioni ne abbiamo trovati due uno a distanza di 1 km dall'altro. O poco più. Visto però che andavamo di corsa, e che per andare di corsa eravamo vestiti (e non si può dire che facesse caldo), alcuni li abbiamo saltati.
Domenica scorsa, nel pasta party del post-Poggiolo, chiacchieravo con Danilo Miticojane e gli dicevo che sarei stato alla Montefortiana. Mi rispondeva: “Ma là ci vai per mangiare!”. Appunto. Ed aggiungeva: “Ricorda di tenere sempre pieno il bicchiere con il Soave caldo”. Appunto. Ho riservato tanta attenzione a questo suggerimento che al ritorno è stato meglio far guidare Chiara.
Alla fine, 21 km li abbiamo pur corsi. Ma più che una corsa, vedo la Montefortiana come una “Magnalonga”. Forse andrebbe affrontata in maniera diversa: un giubbotto pronto per non raffreddarsi, soste sistematiche ai ristori, mangiare e bere. Andare a spasso.

sabato 16 gennaio 2010

Corto è bello

Ho letto e sentito raccontare da più parti  la buona utilità degli allenamenti corti e veloci, anche per chi – come me – vuole prepararsi per cose lunghe. Di certo, credo a chi ne sa più di me. Quello che non immaginavo, è quanto potesse essere divertente.
D'abitudine ormai inserisco nelle mie settimane una o due uscite brevi ma intense, a volte con ripetute, a volte con rampe e gradini.  Oggi mi sono organizzato così: siamo usciti, Chiara ed io, per una passeggiata al parco verso l'una, con il sole e perfino un certo tepore. Cammina, cammina, sono poi partito da solo per 6km a pieno regime per raggiungere di nuovo la mogliettina (che mi teneva da  conto un'utile giacca in pile) e rientrare a casa insieme.
Così, alla fine, ho camminato un paio di km, corso intensamente 6, camminato altri tre.
Il mio intensamente è un ritmo di 4'37'' al km su sterrato pianeggiante.
E domani Montefortiana.

venerdì 15 gennaio 2010

In fuga

Tempo fa. Scherzando ma non troppo, chiacchierando con Chiara e con gli amici Livia&Alessio a proposito della comune passione del correre ci chiedevamo a vicenda: “Ma quando corri, da cosa scappi?”. Certo, perché se c'è qualcosa da fuggire, meglio farlo di corsa. Ho sempre saputo che c'era molta verità, in quel gioco.
Questa settimana sono stato fermo quattro giorni, da lunedì a giovedì. Non certo per le scorie di lungo e Poggiolo, ché, anzi, mi sono ripreso davvero bene. C'era dell'altro, a tenere legate al palo le mie scarpette infangate.
C'era il rientro di Chiara dopo una settimana di Francia e Inghilterra: e da questo non volevo certo scappare; un paio di serate regalate al nostro stare insieme sono state davvero allegre.
C'era poi il lavoro, che mi ha tenuto lontano da Verona di giorno e parzialmente anche di notte (non perché di notte lavorassi, ma per la necessità di finire tardi ed iniziare presto ho dormito a Trento, godendo di felice ospitalità).
Non scappo mai dai nodi del mestiere di storico: talvolta sono ingarbugliati, ma li ho scelti consapevolmente e ne sono così felice e fiero, che non mi pesano mai fino al punto di cercare un rifugio da loro. Ma dalle riunioni che sembrano politiche; dalle costruzioni talvolta vuote, talaltra imposte dei gruppi di ricerca; da invidie, maldicenze, insulti e piccinerie; dai silenzi e dalle parole inopportune; dal nascondere la realtà delle cose: da questo fuggo.
Oggi sono rimasto a lavorare a Verona, cosa che mi permette di ordinare gli orari – almeno parzialmente – a mio piacimento. Ho dedicato la pausa a quello che chiamo “Il Giro delle Linee”, 8,5 km di gradini e saliscendi più un paio di km per raggiungere il punto di partenza/arrivo del giro. Ho corso in salita, ho provato ad accelerare in discesa, facendo fatica e trovando buone sensazioni. Ho sentito i quadricipiti indurirsi per lo sforzo, ho sentito l'acido lattico, ho sentito un gran divertimento. Ne avevo bisogno. Senza orologio, naturalmente: altrimenti che fuga sarebbe mai stata?


domenica 10 gennaio 2010

Poggiolo Winter Trail

Giornata lunga, al termine di una settimana impegnativa.
Mi sveglio alle 4.30, colazione abbondante e alle 5 sono in macchina, pronto a partire per Casola Valsenio, fino ad oggi a me sconosciuta località romagnola, sede di partenza e arrivo del Winter Trail del Poggiolo.
Viaggio tranquillo, salvo scoprire che per raggiungere la partenza serve percorrere una difficile strada di montagna: non ci sono molte indicazioni, ma mi accodo a macchine popolate di podisti e ci sono. 
Alle 9.00 si parte, per la mia prima volta sull'Appennino. Ho deciso di partire lento per varie ragioni: sono reduce da un lungo impegnativo, ho dormito poco e guidato tanto, temo l'idurimento del polpaccio e dopo la corsa mi aspettano altre quasi tre ore di macchina. Allora: prendersela comoda e divertirsi.
Sorpresa! Il percorso è davvero duro (22km e 1200 D+), salite ripide, discese tecniche, tratti incredibilmente fangosi. Conosco bene i miei limiti: in discesa sono scarso e soffro avere gente che mi sta alle spalle con il fiato sul collo. Allora sulla prima discesa tecnica mi sposto e lascio passare. Corricchio sulle salite meno ripide (pianura? oggi non si è presentata all'appello), vado a passo svelto su quelle più dure, aiutato dai bastoncini che oggi ho davvero benedetto: indispensabili anche per mantenere l'equilibrio nei vari tratti da pattinaggio su fango. Affronto tratti davvero difficili, per chi soffre di vertigini come me, ma li oltrepasso discretamente.
Così andando e rimirando il paesaggio, arrivo a metà gara in coda al gruppo. Non ho speso molto (mi spingo a dire poco) e allora accelero il ritmo. Comincio a correre sempre più spesso, mi provo anche su tratti ripidi e sto benissimo. Incontro sempre più compagni di strada sul percorso, segno che sto davvero velocizzando. Sono "costretto" (come se non mi piacesse...) addirittura a risalire il letto di un piccolo ruscello perché il sentiero ai suoi lati è per me impraticabile causa fango.
Vado e guardo, mi godo come sempre il profumo del bosco e prima di quanto mi aspettassi comincio ad intravvedere sotto di me l'arco gonfiabile dell'arrivo. Per tenere lontana del tutto la pianura, perfino gli ultimi 50m sono una rampa.
Ancora una volta, arrivo piuttosto fresco, fotografato da Danilo "Miticojane", che già al Casto mi aveva regalato alcune immagini. Lui è arrivato un'ora prima di me: chapeau. Io ci ho messo circa 3h27.
Altra sorpresa! Docce belle calde. Poi pasta, quattro chiacchiere e di nuovo in macchina per raggiungere Verona: ci arrivo ad un'ora infame (intorno alle 17), quando per trovare un parcheggio serve solo una cieca fede, e forse la mia non è così cieca, tanto che dopo troppo tempo mi invento una sosta e salgo a casa. Ora però ho messo a posto la macchina, ok?
Un grazie a Danilo per aver così caldamente sponsorizzato la gara, ne valeva la pena.
Leggo da altri blog e dal sito di Spiritotrail che c'erano parecchi compagni di squadra, ma non tutti li ho incrociati. Sarà per la prossima!


Prima di scrivere il post, avevo messo questa anteprima:

Ora sono un po' stanchino e vado a riposare. Dopo varie ore di macchina e uno splendido trail, mi prendo un attimo di tempo prima di scrivere il post.
Per il momento un'anteprima sullo stato del terreno sul percorso. C'era un pizzico di fango, come si vede dalle immagini:

mercoledì 6 gennaio 2010

Su e giù per le colline

Niente neve, niente ghiaccio, niente pioggia: è tempo di lungo.
Dormo il sonno dei giusti, faccio una buona colazione, una amichevole chiacchierata telefonica e parto allo scoccare del mezzogiorno. Il termometro alla partenza dice 0°. Comincio con "il giro delle linee" che ho disegnato sulle colline sopra Verona: gradini, salita, discesa e pochissima pianura. Fatto il primo giro, salgo su strada asfaltata verso il borgo di Valdonega, un piccolo giro su di un sentiero circolare e scendo al passo lento in una vera e propria pista di pattinaggio su fango. Raggiungo Avesa, poi di nuovo in salita in direzione Valdonega e giù di nuovo a Verona. Secondo "giro delle linee" e poi a casa. Al rientro, dopo 4h23', il termometro segna +4°.
Sono soddisfatto del percorso scelto: quasi tutto saliscendi, poca pianura e poco asfalto (non più di un terzo del percorso), per di più in salita. Corsa non facile: c'è molto fango e questo rende le discese non corribili, alcune addirittura difficili da camminare. Benissimo: speravo proprio di incontrare difficoltà utili ad allenare per futuri trail impegnativi. Ho corso con il camel pieno, in piena autosufficienza idrica e alimentare; in più, ho anche caricato qualche indumento per simulare il peso che dovrò portarmi a spasso al momento di partire per l'Ecotrail di Parigi. Ho avuto un indurimento al polpaccio destro al 25° km, allora ho gestito gli ultimi 9 km prestando molta attenzione. Risultato soddisfacente.
Alcuni dati e altre considerazioni.
KM - 33, 950 - TEMPO 4h23'22" (comprese le soste-rifornimento) (7'45"/km)
Frequenza cardiaca media 152 bpm - Calorie spese 4861
D+ 999 (non scherzo!) D- 1002
Gradini in salita: tra 550 e 600 - Gradini in discesa circa 50.
Salite - ho corso sull'asfalto e spesso sui sentieri nella prima metà dell'uscita, poi al passo
Discese - molto lente causa sassi scivolosi e fango presenti sulla quasi totalità del percorso. Rimangono il mio punto debole: tutto quello che avevo imparato prima della distorsione alla caviglia non è ancora tornato.
Alimentazione - 1 gel e 1 barretta grande (forse troppo poco)
Idratazione - 2l di sali minerali neutri (senza gusto)
Ma il dato più importante è la misurazione del livello di divertimento, che sale ad ogni uscita di più!

martedì 5 gennaio 2010

Ogni cosa al suo posto

Non ho mai amato la neve in città, non è lì che deve stare. Mi fanno tanta tristezza i cani husky al guinzaglio a Verona, magari in estate, ma quando ne ho visto uno in Canada l'avrei abbracciato. Potrei continuare, ma il concetto è chiaro.
Stasera sono tornato a casa verso le 20.30, tredici ore dopo esserne uscito; nevicava, pareva quasi bello. Prima di cenare, mi sono voluto regalare una veloce corsetta di sgranchimento. Andata e ritorno sul Lungadige, sono circa 8km.
Andata. Pare quasi bello: nevica in abbondanza, c'è pochissima gente sul marciapiede e si riesce a correre senza troppo slalomeggiare. Mi diverto, mi viene perfino da ridere, con grande allegria saluto un "collega". Comincio a credere che la neve possa essere divertente anche in città.
Ritorno. La neve si trasforma repentinamente in nevischio bagnato, poi quasi pioggia... serve continuare?
Domani il programma prevederebbe un lungo, diciamo una trentina di km con un dislivello di almeno 800m. Ma temo che questo tempaccio rischi di rovinare il programma. Se riprende la neve, se si accumula su stradine, gradini e sentieri che certo nessuno pulisce, se questa notte ghiaccia forte. Se, se, se.

lunedì 4 gennaio 2010

Qualunque cosa succeda

Questo il titolo del libro regalatomi in occasione del Natale dal mio amico Gilbo.
"Questa è la storia di Giorgio Ambrosoli, per cinque anni commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, ucciso a Milano da un killer la notte tra l'11 e il 12 luglio 1979", comincia così la quarta di copertina. L'autore è Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, avvocato come lui e praticamente mio coetaneo.
Una delle tante pagine poco note della storia fangosa della nostra Italia "degli anni di piombo". Mi occupo di storia per professione; anche se l'età contemporanea non è il mio campo specifico di ricerca, la frequento attraverso la lettura. Eppure, il nome di Giorgio Ambrosoli mi ricordava appena il suo destino di morto ammazzato dalla malavita, legato, il suo destino, ad una mia imprecisata memoria di viscide storie impantanate tra nomi quali Sindona, Marcinkus, Calvi, Andreotti. Ben vengano libri come questo, terribili per la "normalità" di quanto raccontano, indispensabili per ricordarci che ci stiamo abituando, se non ci siamo già abituati, a non storcere più neppure il naso davanti a disonestà, inganno, collusione, indifferenza.
Domani in treno inizierò a leggere "Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre", di Benedetta Tobagi. Un altro regalo, questo dell'amico Paolo.
Sono proprio regali di senso: grazie.

sabato 2 gennaio 2010

Me ricordo che iero 'sai picio...

inizia così una strepitosa canzone triestina che racconta un'esilarante ma verosimile storia di maldestre importazioni di bistecche al tempo della frontiera italo-jugoslava.
http://www.youtube.com/watch?v=XawBcGT6yB8
Ricordo che ero molto piccolo...
inizia così, molto più modestamente, il mio post di oggi.
È stato mio nonno Giorgio a trasmettermi una certa passione per le carte geografiche, che rimane nascosta e poi riappare improvvisamente a ricordarmi quelle memorie visive tipiche dell'infanzia, grazie alle quali mi rivedo - appunto “'sai picio” - a seguire con il ditino le spiegazioni del nonno. Lui mi illustrava la strada che una squadra di calcio doveva fare per le trasferte di coppa.
Se ho appeso una carta geografica di fronte a me sul muro dello studio, un motivo ci sarà.
Se a Natale, alla ricerca di un autoregalo, ho optato per una cartina dei sentieri che circondano Verona, il motivo è sempre quello.
Stamattina mi stavo godendo gli ultimi momenti di vacanza leggendo un libro di Joe Simpson che parla di montagne e mi è salita la voglia di farmi una corsetta fuori programma. Ma dove? Dal giorno dell'autoregalo mi sono messo a studiare le linee dei sentieri veronesi, seguendoli con un dito più grosso di quello di un tempo, ma con un'immaginazione se non così magica, quantomeno sognante. La combinazione  tra lettura di storie di alpinismo, tutte costruite attorno a linee geografiche e quella immaginazione così ben alimentata dal nonno, mi ha spinto ad uscire per cercare di unire sentieri, scalinate, strade e stradine che ho percorso molte volte ma che mai avevo immaginato di collegare. Risultato? Bello, bellissimo.
Un km di riscaldamento, poi 8,5 km di saliscendi nervosi con più di 300m di dislivello ed alla fine un km di defaticamento.
Mai dimenticare di essere stati “'sai pici”.

venerdì 1 gennaio 2010

Tra Trash e Trail

L'anno nuovo arriva in un periodo in cui, in realtà, non si comincia un bel niente. Piuttosto, si continua. Ed io continuo a correre.
Per festeggiare la ricorrenza in compagnia, ci hanno raggiunto da Parigi gli amici Julien e Delphine. Dopo una tranquilla serata di fine 2009, allietata in piccola parte da un concerto dei Ricchi e Poveri (!) in Piazza Bra, fatta anche di un'ottima cena cucinata da Chiara, siamo andati a nanna ad un'ora che non è più quella degli antichi bagordi adolescenziali, ma che comunque presto non è.
Mi si chiede un commento sul concerto... non è facile: trovare le parole, un "che dire?", un "mah!". Scriviamo questo: "Certo che negli anni Ottanta ci si accontentava di poco". Teniamo poi conto che la (almeno a me) poco conosciuta presentatrice parte con un conto alla rovescia sorprendente per un ansioso "meno quattro minuti" alle 23.45. Poi anche gli ultimi secondi sono pasticciati, con un doppio countdown in stonata stereofonia. Trash.
Riposo qualche ora e, prima che suoni la sveglia, alle 7.30 sono in piedi pronto per una veloce tisana calda alla frutta e un paio di albicocche secche. Prendo la macchina per la breve strada verso la collinare località di Avesa, dove trovo davvero tanta gente che ama celebrare la ricorrenza a passo di corsa. Bellissima non competitiva, molto trail, fatta di 14km circa, quasi 500m di dislivello, salita in sentiero spesso fangoso e discesa asfaltata. Tengo un ritmo controllato, sulle salite più rapide procedo a passo spedito. Finita la corsa, un generoso ristoro fatto anche di tortellini (passo), polenta con salsiccia e lardo (prendo) e varie altre cose interessanti. Felice come una Pasqua me ne torno a casa, trovando gli ospiti ancora addormentati e Chiara appena sveglia.
C'è poco da fare: sono palesemente drogato di corsa.