martedì 29 dicembre 2009

Caio e la feroce Tina

Ultimi giorni di Natale con i tuoi (leggi amici e parenti delle terre natie), conditi da ricche mangiate e povere bevute (non ho mai imparato ad amare il vino, che in queste zone vale, inconcepibile per me, più della birra).
Domenica 27. Giro in collina con Chiara, salendo sul Carso attraverso i sentieri che ho imparato a riconoscere fin da bambino, in sella alla mountain bike. Avevo promesso di essere blando e lo sono stato. Abbiamo corso assieme a ritmo chiacchierata, raggiungendo il punto nostro preferito, dal quale si spazia da un lato verso il Golfo di Trieste, dall'altro verso le vette alpine di confine, non tutte innevate ma  tutte belle.

Lunedì non si corre, ed arriviamo all'incontro che regala titolo al post (copyright Romano Ferlan, fratello).
Martedì 29. Ci aspetta l'ennesimo allegro pranzo, dopo che ieri abbiamo accoppiato pranzo e cena. Lo stomaco è pieno, il sonno conciliato, il tempo poco. Esco tardi in mattinata, dopo un tè soltanto a colazione e mi prescrivo un obiettivo: 6 km 6 sulle rive dell'Isonzo (in realtà di un suo canale), in modo da riuscire ad essere puntuale  con gli amici che ci aspettano forchetta in resta. Non voglio metterci più di mezzora: come a Santo Stefano, l'idea è quella di rimanere sotto i 5' al km, fosse anche solo per un secondo. Sterrato in pianura.
Parto, dopo poche centinaia di metri incontro mio fratello a passeggio con il nipotino più piccolo Francesco, con due amici, uno grande e l'altra piccola. A scortarli la feroce Tina, che potrebbe azzannarmi ma magnanima non lo fa. Fratello è fotografo armato di macchina e quando riparto dopo aver salutato la compagnia, rapido un po' per non prendere troppo freddo, sento che mi  minaccia di foto. Corro, finisco i miei 6 km così come li volevo finire, poi dopo il pranzo e il dopo pranzo apro la mail e trovo la foto che avevo dimenticato. Fantastica. Eccola qua.

sabato 26 dicembre 2009

Santo Stefano di corsa

Dopo gli eccessi culinari natalizi, che cerco di gestire mangiando qualche volta per gola, ma mai per obbligo nei confronti delle cuoche... Ricominciamo. In mezzo agli eccessi culinari natalizi (non sono affatto terminati), che cerco di gestire etc. etc. arriva il tanto desiderato momento della corsa.
Corrida di Santo Stefano a Gradisca d'Isonzo. Cesare, un lontano parente, amico ed ex compagno di squadra (basket), già maratoneta di notevole spessore, organizza un'agile corsa su strada di 9,2 km. Qualche giorno fa mi ha chiamato per chiedermi se a Natale tornavo in famiglia; se sì mi segnalava questa sua corsa, invitandomi molto gentilmente a partecipare con iscrizione gratuita, in nome e ricordo di antiche condivisioni sportive. Accetto di ottimo grado, e con me anche Chiara. Percorso tutto asfaltato e molto piatto;  sono un po' ingolfato dal cibo in eccesso e, per una volta, mi pongo un obiettivo cronometrico: voglio stare sotto i 5' al km, quindi se chiudo in 45' sono contento.
Corro senza orologio, a sensazione, come in certe occasioni faccio da qualche tempo. Pronti, via e presto mi accorgo di aver esagerato in partenza. Provo a controllare il ritmo e mi rimprovero un po' per il mancato orologio: averlo mi avrebbe comunque permesso di essere più equilibrato. Non ci sono neppure i riferimenti chilometrici, sul percorso, ma almeno conosco i luoghi. Tengo un ritmo, immagino, disordinato, seguendo il respiro che a tratti si fa parecchio affannato. Arrivo comunque all'ultimo km ancora con un po' di benzina e accelero. Passo lo striscione d'arrivo in spinta, ma decisamente al limite. Guardo il cronometro al polso di uno dei volontari all'arrivo: 42'30'' (forse addirittura qualche secondo in meno). Risultato: correre a sensazione mi ha spinto oltre i miei limiti. L'importante adesso è non esagerare. Domani giro mattutino sulle colline del Carso. Sarò blando.

mercoledì 23 dicembre 2009

Prima che si sciolga...

Ieri. Nevica che ti nevica, mi sveglio con una Verona imbiancata. Nevica che ti nevica, ci sono anche i lati positivi dell'impreparazione di Trenitalia: leggi che ti si dica "Non venire al lavoro, domani procedi pure da casa, ché altrimenti rischi di passare la giornata in treno". Seguo il buon consiglio. Dedico la mattinata a decifrare documenti in riproduzione fotografica e, non me ne voglia Brunetta, mi regalo una pausa pranzo come dico io.
Mi copro bene e parto. Lungo il parco dell'Adige, con vari tratti di neve intonsa, nei quali "batto la traccia" io per primo (e mi chiedo cosa possa davvero significare "battere la traccia" in alta montagna). Incontro poche orme: qualcuno che porta a spasso il cane, qualche leprotto (uno me lo trovo davanti: quasi superbo nella facilità del suo andare veloce), ed una sola persona che allegramente risponde al saluto. Porto con me bastoncini e paperette: più decisivi che utili. Corro per gran parte del mio abituale giro di 12km e 300m, facendo fatica il giusto e divertendomi un mondo. Una bianca distesa che modifica incredibilmente il paesaggio, dandogli un tono "Yukon" che mi entusiasma.
Oggi. Le previsioni dicevano che sarebbe durata, ma si sono sbagliate. La pioggia sta finendo il suo lavoro di scioglimento,  e se ieri me la sono goduta, mi tocca perfino ringraziare l'inadeguatezza di Trenitalia. Cominciano ufficialmente le vacanze, che almeno per la parte familiare della trasferta di solito portano più difficoltà alla corsa di quanto non faccia il lavoro.
Speriamo bene,

domenica 20 dicembre 2009

Sono giorni nevosi

Come tutti quelli che amano correre, anch'io scrivendo di questi due ultimi giorni (sabato e domenica), non posso evitare di mettere l'accento su tutto il bianco che ci siamo trovati attorno.
Sabato mattina. Esco con Chiara. Ci dirigiamo al solito parco Adige, che oggi ci si presenta insolito. Andiamo avanti a ritmo tranquillo, corricchiando alla ricerca dei tratti più innevati: riusciamo a trovare anche un sentiero segnato dalle sole rare tracce di volatili e pennuti. Nessun umano. Siamo usciti verso l'una, ma non è che faccia gran caldo. Gran bel divertimento, corriamo assieme tutto il tragitto (tra gli 8 e i 9 km) e rientriamo a casa per metterci al calduccio sotto il piumino.
Domenica mattina. Siamo in visita a Brescia dagli amici Livia&Alessio, che ci hanno dato anche un letto. Arrivati ieri per la cena. Alessio sarà mio gemello (ed io suo, of course) alla prossima Abbots Way e compagno di avventura al Trail de Paris. Previsto un pranzo natalizio, non possiamo che uscire ad un'ora piuttosto presta. 9.30. Qualcuno mi dice che il termometro segna meno 5. Seguo i passi e le conoscenze geografiche di Alessio: tra stradine di campagna asfaltate e sterrato lungofiume ci regaliamo 20 di km gelati con grande soddisfazione. Guardiamo con affetto sentieri possibili, che ammiccano suggerendo prolungamenti del percorso, incuranti dell'appuntamento di mezzogiorno. Ma ce ne curiamo noi, rifiutiamo i sentieri e continuiamo sulla nostra strada. Ultima sorpresa, una rampa di pendenza notevole, che ci porta a fare 180m di salita in poche centinaia di metri. Poi giù veloci in discesa e arriviamo a casa. Doccia calda, e mentre sto uscendo profumato e cambiato dal bagno, suona il campanello che annuncia l'arrivo dei primi ospiti. Mi presento bello sorridente, scongelato meglio anche del pane di ieri, "Et voilà", dico. La tavola è imbandita: grazie a chi l'ha imbandita anche per me, regalandomi il tempo di correre, con un'espressione di gioioso delirio negli occhi, in mezzo alla neve gelata.

mercoledì 16 dicembre 2009

Tra parco e collina

Prima domenica, poi martedì ho fatto un paio di uscite interessanti, nelle quali l'asfalto compare solo per brevi tratti di trasferimento.
Domenica. 20 km pianeggianti attraverso il parco dell'Adige, 6 dei quali su terreno particolare, molto sassoso ed instabile. Ho forzato un po' i ritmi, mi sono stancato molto ma ho tenuto bene, con soddisfazione. Correre in inverno per me funziona: non soffro il freddo (anche se stiamo parlando di temperature non particolarmente rigide: c'erano 2° alla partenza, 5° all'arrivo, dato lo spuntare più deciso del sole). Ho verificato, questa volta, tempi e distanze sul GPS. Divisa l'uscita in tre settori, il primo e il terzo li ho corsi allo stesso ritmo spaccato al secondo. Quello di mezzo più lento di una quindicina di secondi al km, cambio di ritmo dovuto al terreno di cui sopra.
Martedì. 13 km ondulati sulle colline veronesi, compreso un circuito di 2km che pare proprio un sentiero di montagna per caratteristiche di terreno e pendenza. Sono andato molto cauto in discesa, perché il fondo sconnesso facceva vibrare un po' la caviglia infortunata. Nelle due settimane di pausa infortunio ho perso un po' di condizione e soprattutto sono meno preciso nel percepire il mio ritmo ideale. Risultato: esagero, specie in pianura, e distribuisco in modo disordinato l'impegno in salita. Ho perso sicurezza in discesa, mio evidente punto debole sul quale mi stavo impegnado vigorosamente. Poco male, l'importante è rendersene conto. Ho voluto ripetere due volte il circuito di 2km proprio per equilibrare meglio lo sforzo, e per fortuna la seconda volta è andata molto meglio. Anche dopo questa uscita ero molto stanco, ma ho recuperato presto, grazie anche ad un sonno notturno che così profondo mancava da almeno un mese.
Chiudo il post con grande ottimismo.

lunedì 14 dicembre 2009

Raptors-Rockets

Magari sono io che porto fortuna. Seconda partita dei Raptors vista dall'inizio alla fine, seconda convincente vittoria (101-88). Stavolta anche contro una squadra ben più in salute dei Bulls di qualche giorno fa.
Sportitalia ancora una volta in tilt (ma il Digitale Terrestre non doveva essere il futuro?), lunga vita alle tv online, anche se l'olandese è lingua ostica... Considerazioni su Toronto, a rischio di ripetersi.
La difesa di squadra sembra proprio funzionare: a volte lascia sguarniti a rimbalzo, ma è un problema normale, dipende dalle scelte di organizzazione. Attacco bilanciato, sia in velocità (con spunti davvero interessanti e spettacolari, vedi velocità delle rimesse da fondo dopo canestro subito) che a difesa schierata.
Singoli. Bosh indubbiamente accentra, ma anche altri vengono coinvolti. Poi c'è poco da cavillare: lui è Allstar a pieno diritto, uno di quelli che Dan Peterson anni fa escludeva dal premio MVP di giornata. Jack pare meglio di Calderon, su entrambi i lati del campo (come due anni fa Calderon pareva meglio di Ford). Turkoglu attacca e difende bene; anche se ieri è stata la sua migliore in maglia Raptors. Bargnani presente e solido: non sarà un grande difensore ma è palese la sua attenzione all'applicazione delle regole di rotazione. Belinelli poco utilizzato, ma non mi pare uno scandalo.
Speriamo di continuare a portare fortuna, chissà che quest'anno a Toronto non si possano vedere i playoff.

sabato 12 dicembre 2009

Correre a sensazione

Raramente vado a correre senza orologio/cronometro, di solito se lo faccio è per dimenticanza o perché non trovo le cose nel proverbiale casino della nostra casa. Più spesso lascio a riposo il GPS, utile solo per certi giri e allenamenti.
Tralasciando il fatto che realmente non trovo l'orologio (non è nemmeno sotto il letto!), questa settimana sono uscito sempre senza di lui. Ho iniziato alla Marcia del Giocattolo per guardarmi attorno anziché al polso. Ho proseguito mercoledì quando sono stato a fare un po' di ripetute in salita, ho insistito oggi correndo in parco assieme a Chiara, con ritmi e allunghi “a sensazione”.
A sensazione. Questa la chiave del gusto di non misurare né tempo, né km. Mi è piaciuto, anche se non sono ancora molto bravo a regolarmi. Alla Marcia del Giocattolo ho tirato sicuramente troppo, nelle ripetute in salita potevo spingere di più, oggi meglio, ma avevo il vantaggio di essere in due, quindi il confronto aiutava a leggere le andature.
Ecco, questa cosa dell'andare “a sensazione” mi intriga, senza sottovalutare l'utilità di misuratori di tempi, distanze, ritmi cardiaci e altri ammennicoli. Ciò che è utile non è indispensabile: credo che continuerò gli esperimenti. Domani    ho in mente un percorso che non ho mai misurato, quindi mi allaccerò il GPS al polso. Ma quando il percorso non sarà più nuovo? Comincio a pensare che conoscere a fondo se stessi, senza bisogno di misurarsi, possa portare al salto di qualità.

mercoledì 9 dicembre 2009

Marcia del giocattolo (8 dicembre 2009)

E' il mio compleanno da "corridore organizzato": esattamente due anni fa partivo per la mia prima non competitiva, a Verona dalla centralissima piazza Bra. Secondo gli organizzatori, all'epoca erano 15 km. Secondo la questura diciamo 13. Ora il percorso è cambiato: 12 km reali, in gran parte in città, con una breve escursione "Trail" sul parco delle Torricelle.
Partenza 8.30; questa volta da solo. Chiara ha da fare, l'amico Bernhard in visita per il ponte dell'Immacolata si sveglia, vede la pioggia e torna a divano letto. Come dargli torto? Io che mi diverto un mondo a correre sotto la pioggia esco e raggiungo piazza Bra (saranno 500m da casa mia, ad essere generosi). Parto senza orologio, voglio godermi il percorso senza distrazioni e correre a sensazione. Sensazione un po' falsata, che mi spinge ad un ritmo forse troppo veloce, ma tant'è, me la godo per tutti i km, salvo un attimo di difficoltà per un té troppo dolce bevuto in fretta. Faccio in tempo a rimproverare "gentilmente" qualcuno che butta a terra il bicchiere di plastica (cestino a dieci metri da lui). Per il resto, mi immergo nella corsa. L'assenza dell'orologio funziona: ricordo a memoria tutto il percorso e registro con più attenzione pensieri, cambi di ritmo, fatica e scioltezza. Torno a casa fradicio, ben contento e a mente fresca, tanto che una frase che proprio non riuscivo a formulare per il mio prossimo scritto gesuitico esce convincente in pochi minuti.
Corri, uomo, corri.

lunedì 7 dicembre 2009

Chicago Bulls- Toronto Raptors

E' una di quelle partite che capitano a caso o è il momento della svolta?
Mi sono goduto finalmente una partita dei Raptors (in TV, ovviamente, nell'attesa un giorno di volare a Toronto). Primo quarto Bulls-Raptors 16-37; finale 78-110.
Avversarsi in chiara difficoltà, assenze e pochi centimetri, certo. Però, che Raptors! Una delle peggiori difese della Lega si trasforma: sembra un meccanismo perfetto, rotazioni e collaborazioni funzionano alla grande; tutti presenti a rimbalzo: questo fa ben sperare.
In attacco, ok, Bosh è super ma è accentratore, se va bene lui fa grandi cose, ma se va male non cambia dimensione. A Chicago è andato benissimo. Però anche qui gioco di squadra, collaborazione e distribuzione. I tiri entrano ed escono, si sa, ma se si costruiscono bene alla lunga entrano.
Aspettiamo le prossime.

sabato 5 dicembre 2009

ComunicaStoria

Questo blog racconta soprattutto di me e la corsa. Da quel che vedo e so è  letto soprattutto da amici di corsa. Racconto allora qualcosa di me a piede fermo.
Sto organizzando assieme a Fernanda un convegno sulle nostre cose di ricerca, e le nostre cose sono i gesuiti, detto brevemente. Per questa occasione mi è capitata nei giorni scorsi una doppia opportunità comunicativa.
Un'intervista web sul sito della Fondazione che fa capo al mio istituto di ricerca
http://www.fbk.eu/node/879
Un'intervista per una rubrica di Radio 2 Trentino.
http://www.fbk.eu/sites/www.fbk.eu/files/audio/6dic09_RadioRai_Tempo_dello_spirito_Gesuiti.mp3

Sono tornate così alla memoria le annate in cui, rigorosamente gratis, mi esibivo in una piccola radio a parlare non di storia, ma di musica e intrattenimento. E' riemersa la mia passione, suggerendomi un sacco di idee per comunicare la ricerca storica in modo meno ingessato di quello tipico del mondo accademico. Ora queste idee devono maturare, poi vedremo se si possono raccogliere con soddisfazione e buon gusto.
Certo, è probabile che matureranno correndo... e torniamo sempre lì.

venerdì 4 dicembre 2009

Ebollizione in acqua fredda

Sono di umore nero, per ragioni varie. Per sbollire vado a correre sotto la pioggia, senza raggiungere lo scopo.
Questa settimana sono rimasto due notti a Trento per lavoro, la corsa ne ha risentito. Oggi dovevo finire a ora di pranzo, già sognavo di tornare a casa in tempo per un giro sotto l'acqua (cosa che amo) al parco. Ma no: riunione ore 14. Vado a pranzo imbronciato, rientro in studio per scoprire (in ritardo, ovviamente) che no: nessuna riunione. Ma i treni non sono a comando, e arrivo a casa tardi.
Così quando finalmente posso partire è buio, il parco è chiuso, mi rimane solo il Lungadige, pieno di gente con l'ombrello che cammina preferibilmente fianco a fianco, senza sognarsi di cedere il passo. Per la fretta mi sono anche vestito male. Ho appena finito la doccia, l'umore è ancora più nero. Ho una sola certezza: meglio così che restare a casa.

lunedì 30 novembre 2009

Monte Baldo Virtuale

È saltato il Trail Autogestito del Monte Baldo: me ne avevano parlato Francesco e Paolo in luglio a Folgaria; da allora lo aspettavo, ma manco anche questo appuntamento.
Però il Monte Baldo mi rimane in mente: in quanti abbiamo risposto all'appello? Chi fa il ritmo? Ci dividiamo in gruppi? Qual è il mio gruppo? Che cosa ci raccontiamo? Che tempo farà? Neve? Come vanno le nuovissime ghette? Mi sono vestito troppo? (Conoscendomi, troppo poco è improbabile). La caviglia tiene? E il fiato, dopo lo stop forzato? Cosa si mangia durante il terzo tempo? Di cosa si ride?
Doveva essere il mio primo trail autogestito; ce ne sarà un altro e intanto mi accontento di vedere foto e leggere commenti, un po' geloso di chi (ed io ci credo) scrive che è questo il modo più bello di fare trail.

sabato 28 novembre 2009

Si ricomincia

Passate due settimane dalla distorsione alla caviglia, riparto, dopo una sosta forzata non solo dall'infortunio. Venerdì mattina: posso permettermi una corsa mattutina. L'idea è di andare per un'oretta, ma ho fatto male i conti: per fortuna, visti i tempi, ho un lavoro (se pur a termine) che voglio rispettare. Quindi, tra quello che devo fare prima e il treno che devo prendere poi mi rimangono al massimo 50 minuti.
Percorso piatto piatto, lungo il parco dell'Adige. Parto senza GPS e cardio, voglio andare a sensazione cercando di tenere il ritmo di quando corriamo assieme Chiara ed io. Prendo l'orologio, azzero il cronometro che avevo lasciato fermo al 31'08” della caduta scavigliata (ho una insana predilezione per gesti simbolici che sono tali solo per me). Va tutto bene. Tengo il ritmo che mi sono consigliato, faccio il mio giro, in funzione anti-malocchio mi fermo a 31'08”, bevo un sorso e riparto (altro gesto). La caviglia tiene, non appoggio molto bene e questo mi indurisce un po' il polpaccio, ma mi pare normalissimo. Corro fino all'ingresso di casa: 46 minuti e 30 secondi. Che bello: ho ricominciato!

lunedì 23 novembre 2009

Arrivederci

Non sono cose di corsa.
Non sono cose di basket.
Non sono né viaggi, né presentazioni.
Non è pensare che passata la tempesta ritornerà la quiete: sarà pure quiete, ma diversa da prima. Con un grande vuoto; a ricordarci che dare per scontata la presenza di persone eccezionali è sempre un, umanissimo, azzardo. Perché poi se ne possono andare.
Ho pensato a lungo: deve rimanere privato il saluto triste a chi in un istante ci muore, troppo presto e senza un perché? Mi sono risposto di no.
Allora, con delicatezza e con la dignità che tu mi hai insegnato e che ancora mi insegna chi è rimasto: arrivederci, Anna. E grazie di tutto.

lunedì 16 novembre 2009

Programmi 2010

Sul forum di Spiritotrail è iniziata una discussione nella quale ci si confronta sui programmi del prossimo anno. Ho un certo scaramantico timore a pensarci, ma allo stesso tempo una grande voglia di buttare giù delle idee.
Timore perché, da quando dopo la maratona di Vienna 2009 (19 aprile) ho deciso di dedicarmi anima e corpo al trail, non mi è andata benissimo. Obiettivi autunnali: ecomaratona del Chianti, trail corto del Monte Casto e Maddalena Urban Trail lungo. Due degli obiettivi sono saltati: il Chianti e ora la Maddalena. Certo, ho ricevuto vari incoraggiamenti per non mollare su Brescia, ma fare la lunga è fuori discussione. Mi fido dei consigli medici, non devo fare altrimenti, e soprattutto vedo la mia caviglia storta. Mi rimane una speranza per la 21, magari al passo. Vedremo.
Grande voglia perché c'è davvero tanta bella roba. Intanto mi sono iscritto all'Ecotrail di Parigi, scegliendo la versione “corta” (50 km anziché 80, 20 marzo). Amo quella città, ho là dei cari amici e ci torno sempre con entusiasmo.
http://www.traildeparis.com/pages/public/index.php
Mi sarebbe piaciuto molto anche il Lyon Urban Trail (predilezioni francofile), ma cade la settimana dopo Parigi e due trasferte in così poco tempo sono davvero improbabili.
http://www.lyonurbantrail.com/course-trail-lyon/
Abbots way: 125 km sono per ora troppi, ma la versione a coppie in staffetta mi incuriosisce molto (1-2 maggio).
http://www.theabbotsway.com/
E c'è ancora tanta carne da mettere al fuoco: ci sarà tempo per scriverne. Proprio perché la carne è molta, e il fuoco sempre alto, devo stare attento a non rischiare la salute. E poi, a dirla tutta, io dei medici mi fido!

venerdì 13 novembre 2009

Longus Interruptus

Eccomi qua, a raccontare un bel lungo, prova generale del Maddalena Urban Trail, finito non troppo bene.

Giovedì mattina. Sono riuscito a regalarmi una mezza giornata libera; l’idea era quella di andare a provare una parte del trail assieme all’amico Alessio, ma i miei momenti liberi e i suoi non coincidono. Parto allora per un allenamento sulle colline veronesi: ho in mente un percorso che, con qualche ripetizione di sentiero o qualche altra variabile dell’ultimo momento, dovrebbe portarmi a correre tra i 25 e i 30 km e un D+ intorno ai 700. Prendo il camel, i bastoncini, barretta: insomma, tutto quello che conto di avere con me a Brescia. Una vera e propria prova generale. Allaccio il GPS al polso e mi accorgo di non averlo caricato: brutto segno? Poco male, vado con il caro vecchio orologio.

Breve riscaldamento (devo necessariamente fare un tratto di città, e così bardato non passo inosservato), prima salita su asfalto, un paio di rampe su sentiero, prima discesa… crack. Comincio a scendere: conosco il tratto a memoria; davanti a me c’è un gruppo di ragazzi in passeggiata scolastica per guardare la Verona “selvaggia”; che bello – penso tra me e me elogiando il prof di turno; scarto un po’ per evitare la fila e continuare la discesa; non faccio attenzione all’appoggio, la caviglia si gira e cado. Scambio un paio di battute con ragazzi e prof, “tanto non mi sono fatto nulla, ridete pure”: balle. Provo a ricominciare a correre, ma la caviglia sinistra non tiene. Procedo al passo, imbocco un breve sentiero pensando (sempre tra me e me, ovvio): ora il dolore se ne va. Invece aumenta: sotto la scarpa compare il bozzo tipico da distorsione. Il cronometro del caro e vecchio orologio è fermo su 31 minuti e 8 secondi: memoria di una caduta. Mi appoggio ai bastoni e lentamente mi dirigo verso casa. Stupidamente non chiamo Chiara per venirmi a prendere, e mi affliggo così 40 minuti di camminata sempre più zoppicante.

Nel passato da basket ne ho viste e subite, di distorsioni. Questa non è grave, lo so: ci vorrebbe riposo, ma adesso non me lo posso proprio permettere, anzi. Maddalena Urban Tail in forte dubbio, quindi. Ghiaccio. E leggo l’articolo sulla distorsione alla caviglia pubblicato nell’ultimo numero di Spirito Trail.

Così dopo aver forzatamente rinunciato al Chianti, anche il mio secondo obiettivo di stagione si fa nebuloso.

domenica 8 novembre 2009

Real Madrid/Panathinaikos

Eurolega – Real Madrid/Panathinaikos (80-70)
Mi regalo un buon posto per godermi da vicino lo spettacolo. E bene ho fatto. Non bello il palazzo, Plaza de Toros accomodata alla pallacanestro che rende l'ambiente freddo e poco latino.
Dopo il primo quarto, condotto facilmente dai greci, mi scopro a pensare che sì, il Panathinaikos è macchina perfetta guidata da Spanoulis con singolare perizia. Poi Spanoulis si inceppa (ma perché tirare mai e scaricare sempre?) e la macchina perfetta si dimostra assai più quella bianca Real.
Impressioni. Servono i play che sappiano fare canestro (Prigioni e Llull, che però oggi si chiama “combo-guard”). Il pivottone, pur fortissmimo come Pekovic, davvero è indispensabile per vincere in Europa? Mi arrischio a rispondere di no, e poi sbaglierò il pronostico. Il Real maestro di “spacing”, Lavrinovic e Llull su tutti. Sono sempre più convinto che se mai dovessi fare un viaggio di studio per il basket sceglierei la Lituania prima degli USA (oltre a Lavrinovic oggi ho visto anche Kaukenas: ah, che fondamentali individual
i): mi rimane sempre impressa quell'intervista (forse a Marciulionis?) in cui si spiegava che il segreto della tecnica lituana è che fin dal minibasket ti insegnano a giocare senza palla.
Alla fine vince comodo il Real. Tutti contenti, ed io me la sono goduta.

Madrid

Perché una settimana a Madrid? La ricerca che sto facendo sulla storia delle missioni in America Latina richiede letture e conoscenze che le biblioteche italiane non sono attrezzate a dare; quella nazionale spagnola sì. Ottima coincidenza è che qui vivono Fabia e Nicolas, cugini di sorridente compagnia.
Così ho trascorso una settimana da recluso volontario, a fare incetta di idee e informazioni, suggestioni e chiavi di lettura. Poco tempo libero, ma quel poco assai buono.
Domenica (1 novembre). Camminata in montagna (Manzanares) con F&N, magnifici e generosi ospiti. L'idea che mi ero fatto da casa era invece quella di andare a vedere il basket, Estudiantes Madrid – Barcelona; più che il basket, a dire tutto il vero, chi volevo ammirare era Ricky Rubio. Ma la proposta montagnosa ha vinto ed è stata ottima scelta.
Giovedì (5 novembre). Oggi sì, il basket. Eurolega: il nuovo Real Madrid di Messina contro i campioni d'Europa del Panathinaikos di Obradovic: lascio un post apposito.
Sabato (7 novembre). Dopo un'ultima mattinata in biblioteca, tardo pomeriggio e sera, con la già annotata ottima compagnia, a bighellonare in città, chiudendo la visita con cena eccellente. Per fortuna c'è stata una mezza giornata così, altrimenti Madrid mi sarebbe parsa più brutta di quello che è.
Correre. Un paio di mattinate molto presto al parco, grande e pulito, con percorsi vari da scegliere. Peccato per il trasferimento da casa ospitante, che comprendeva slalom tra pedoni (specie al ritorno, quando iniziavano ad uscire per lavorare) e saltelli ai semafori, il tutto condito da generose inalazioni di polveri sottili. Ed io che trovo troppo grande Verona...

venerdì 6 novembre 2009

Trail Monte Casto

Ore 9, si parte. Siamo circa 250, il primo km su strada asfaltata viene affrontato da tutti a velocità eccessiva. Io mi trattengo. Lasciamo il bitume e si comincia a salire; basta poco e la strada si impenna. Saranno 600m di dislivello in sei km. Li affronto al passo, buon ritmo ma senza correre, salvo brevissimi tratti di falsopiano. Approfitto delle salite meno dure per bere un po' di sali: ho paura per il polpaccio che fatica un po'. L'ultimo tratto della salita mi vede in compagnia di Giovanni Storti, meglio noto come il Giovanni tra Aldo e Giacomo.
La strada spiana e si ricomincia a correre. Primo ristoro al 7km, memore di antiche esperienze mi fermo e scolo una buona dose di sali, alternati a coca cola e ad un paio di pezzi di banana. Siamo in cima al Monte Casto, comincia un tratto in cresta e poi discesa, non è troppo difficile, io resto comunque a passo tranquillo. Giovanni se ne va come un licaone. Il percorso si fa più ripido, i primi della lunga (46 km, loro sono circa al 34°, noi al 9°. Sono partiti due ore prima) passano a velocità spaziale. Mi aspetto che spuntino le antenne o che diventino verdi ma no, sono uomini e non marziani.
Tengo il mio ritmo tranquillo, lascio passare i discesisti più abili e non forzo mai. Provo qualche piccola accelerazione per testare il polpaccio: tutto perfetto. Comincia un sentiero piano nel bosco, qualche breve saliscendi, strada pulita e praticamente senza fango. Qualche radice, qualche pietra, ma si può correre senza problemi.
Nuovo ristoro al 13°. Anche qui coca cola, sali e banana. Sto sempre molto bene. Ho il satellitare al polso, ma non mi serve a verificare i ritmi; non avrebbe senso. Piuttosto consulto l'altimetria e il chilometraggio. Mi rendo conto che il tratto più difficile è passato. Inizia la seconda salita, ripida ma molto più breve della prima. Qualcuno accenna a correre, io no. Rimango al passo, svelto per i miei ritmi, ma controllato. Se avrò voglia di correre, lo farò dopo. Sono con un gruppetto di trailer, teniamo in quattro/cinque lo stesso ritmo fino a quando incontriamo una di noi che non si vuol fare superare. Quando sente avvicinarsi il passo altrui, accelera e occupa il sentiero. È chiaramente in debito, tanto che in un km rischia di sbagliare strada tre volte, la avvisano da dietro. Rimango in fila: so che il prossimo ristoro è vicino (intorno al 16°). Arriva. Uva passa, sali, acqua e tè. Sto benissimo. Aspetto il momento propizio per ripartire. Voglio godermi il bosco un po' da solo, lascio andare qualcuno e qualche altro lo precedo. Mancano 5 km, dobbiamo scendere ancora 3oom, ma non so che sentiero sarà. Comincio ad accelerare, ascoltando le sensazioni. Annuso il bosco.
Sorpresa. La discesa è molto facile. Memore degli insegnamenti francesi, sposto il baricentro in avanti e mi butto. Vado forte, mi stupisco di me stesso. Supero un po' di gente e nessuno da dietro mi raggiunge. Provo a dare un'occhiata al satellitare: cavolo, la discesa è praticamente finita, ma il mio ritmo è inferiore ai 5' al km. Starò esagerando? Anche se fosse, pazienza: mancano ormai solo tre km. Ultima discesa, quasi sull'asfalto; davanti a me un trailer che tiene un buon ritmo. Passare anche lui mi sembra presuntuoso, ma dopo cinque minuti (1 km?) mi accorgo di essere proprio in forma. Allungo e me ne vado di nuovo solo; dovrebbe essere più o meno l'ultimo km. Sono in piena spinta, arrivo in paese e ho il piacere di sorridere a tutte le persone che mi incitano. Li saluto e rido da solo. Sto correndo proprio. Curva, rettilineo sul prato e arrivo. Guardo il tempo: 21 km, 900 e passa di dislivello in 2h32'. Stento a crederci. Mi fermo vicino a Chiara, qualche metro dopo lo striscione, lei sta chiacchierando con compari di corriera e ancora non mi aspettava al traguardo. Sgrana gli occhi: hai già finito? Allargo le braccia: ho già finito! Ma il prossimo anno saranno 46.

Presentazione

Mi piace molto l'idea del blog.
Credo di averne sentito parlare per la prima volta qui :
http://www.desdecuba.com/generaciony/
Comincio oggi, non so se per riprendere la vecchia abitudine di scrivere anche al di là dell'attività professionale o se per mettere ordine tra interessi e passioni. Magari condividendo.
Dedico il primo post ad una passione: Spirito Trail