venerdì 29 novembre 2013

Titoli di coda

Il viaggio argentino sta per finire. Tra qualche ora si riprende la strada. Sarà un pullman Mar del Plata-Buenos Aires, sarà un volo Buenos Aires-Parigi, sarà un volo Parigi-Verona, sarà, la cosa più bella, una macchina che mi viene a prendere per il Verona-Rovereto. 
Non mi dispiace affatto tornare, anzi. La qualità della seconda parte della permanenza è andata in calando, per vari motivi. 
Raccontiamola. Ho trascorso un paio di serate turistiche a Buenos Aires, la prima a vedere un concerto di tango (musica senza ballo), la seconda allo stadio. Entrambe belle. La partita era Racing Avellaneda-River Plate. Sono andato con un'agenzia, unico italiano in gruppo USA, così ho approfittato per parlare un po' di football. "A wild experience", l'ha definita il mio vicino Dean, giovane da Chicago. E già. Perché per i tifosi argentini la partita mi è parsa un'esperienza fisica. Cantano, ballano, gridano, si muovono di continuo, ridono si arrabbiano. Di tutto. Sempre un gran rumore. Il Racing non aveva ancora vinto in casa, e domenica ha vinto, così noi turisti siamo divenuti i beniami del settore. Ci hanno chiesto di tornare o almeno di lasciare le nostre foto sui seggiolini. Non mi chiedo cosa sarebbe successo se fosse andata male. Probabilmente niente. 
Poi l'incontro più bello e ricco sul piano professionale, una conferenza di Benedetta e mia all'Istituto di Storia Religiosa dell'Università di Buenos Aires. Davvero molto arricchente, sembra che le nostre idee abbiano piantato il seme per ulteriori collaborazioni, già più presenti che future. 
A Mar del Plata, raggiunta con un comodissimo bus, tutta un'altra storia. Qui ho partecipato, stavolta da solo, ad un convegno tanto grande quanto mal riuscito. Il simbolo è un gruppo di prof spagnoli che si ascoltano a vicenda e poi vanno in giro per la città, senza dare il minimo credito agli altri. Basti questo. Peccato, perché ho prolungato il viaggio apposta ed è stato un prolungamento senza frutto, non fosse per la fortunata coincidenza di poter riprendere il dialogo con due colleghe salutate a Buenos Aires e reincontrate qui. 
Mi rimane un grosso dubbio. Montezuma viveva migliaia di km a nord. Che c'entro io con la sua vendetta, io che me ne sto buono nel profondo sud? Perché lo fai? Ecco, me ne torno a casa avendo saltato una quantità di pasti imbarazzante, avendo perso asados su asados, senza un briciolo di forza per correre in riva all'Oceano. Comunque, Montezuma, non ti serbo rancore. Hai sempre ragione tu. 

sabato 23 novembre 2013

Il pomeriggio di un giorno da bradipi

Eccomi qui, comodo e scrivente sul letto di un albergo argentino. Sono a Buenos Aires da quattro giorni, è la seconda volta che ci vengo e le sensazioni sono le stesse del primo momento. È un posto che mi piace molto. Peccato che le connessioni dei lavori di Chiara e mio poco lascino pensare ad un soggiorno comune in queste latitudini, ma mai dire mai. Almeno la prossima volta spero tanto di venirci con le due donne. 
Sono in viaggio per lavoro, fortuna che quello che faccio mi piace moltissimo e che mai risulti un peso. Il primo giorno è servito ad ambientarsi almeno un po', il secondo già era intenso. Con l'amica e collega Benedetta abbiamo presentato un seminario sui documenti degli archivi del Vaticano (lei) e degli ordini religiosi (io). Otto ore di lezione in due giorni. La prima puntata ha avuto un che di romantico. Per un blackout abbiamo fatto le nostre presentazioni senza internet, senza powerpoint, senza luce e abbiamo finito in anticipo perché il sole calava. La seconda puntata invece l'abbiamo girata secondo i canoni della tecnologia. È stato interesante, parola che ieri mi sono sentito dire fin troppe volte e ci ho scherzato su. Abbiamo avuto un pubblico composito, dal professore di alto livello in pensione al giovane studente alle prime armi. Pare che abbiamo soddisfatto tutti. Certo che l'accoglienza e l'ospitalità, davero magnifiche, dei colleghi argentini è talmente bella che fa capolino il piccolo sospetto che l'entusiasmo possa avere almeno in parte i toni della buona creanza. Anche se, pare tutto davvero molto sincero.
Mi sono stancato molto. Oltre al fuso orario, ci sono da aggiungere anche i tempi completamente spostati. Per dirne una, alla cena del dopo lavoro di ieri abbiamo iniziato a mangiare dopo le 23 e siamo tornati in albergo quasi alle 2. Sommato all'orologio che si sposta, il risultato è un completo ribaltamento rispetto al tempo italiano. E poi succede che comunque al mattino ti svegli. E la mattinata di oggi è stata turistica, ma dopo il tardo pranzo, come talvolta dice chi corre o chi pedala, non ne avevo più. Una skypata con casa e mi sono appoggiato. Dormito un poco, letto e guardato il football al computer (che sogno, qui Nfl Pass è gratuito). Ora sono le otto e mezza della sera, fa un caldo becco e tra un'ora ho l'appuntamento per una passeggiata prima di cena. 
Comincio a poter dire di conoscere parecchi colleghi argentini: bello il loro mondo, mi sento accolto e siamo ancora agli inizi. Dopo il weekend ci sarà un'altra conferenza a Buenos Aires, poi un convengo a Mar del Plata. Ho sgobbato parecchio per tutto questo e ancora ci sarà da sgobbare nei prossimi giorni, ma ne vale la pena.
Rimane il fatto che il pomeriggio di un giorno da bradipi mi ha conservato, non posso dire ricaricato, ma conservato sì. Non sono nemmeno andato a correre a Puerto Madero. Domani è un altro giorno. Anzi, per chi mi legge dall'Italia, oggi è un altro giorno. 

domenica 17 novembre 2013

Dove sarò il primo dicembre?

Quest'anno niente Cavalcata Carsica, la prima domenica di dicembre vivrò un paradosso temporale che non mi riesco a spiegare. Sarò in volo tra Buenos Aires e Parigi,  di ritorno da un viaggio di due settimane. Salterò dunque dei fusi orari e quale sarà la mia collocazione cronologica mentre partirà la Cavalcata? Dovrò mandare in avanti l'orologio: e quelle ore lì dove le metto? Significa che mentre gli amici corrono sul Carso io non sto esistendo? 
L'ormai prossima trasferta argentina ha richiesto una preparazione piuttosto accurata perché il calendario è fitto: due giorni di lezione e una conferenza a Buenos Aires, un convegno a Mar del Plata. A un nuovo invito dell'ultima ora dovrò dire di no: le distanze sono complesse. Ho ancora molto da imparare. Quattro appuntamenti, quattro cose diverse: l'arte del riciclo la devo proprio affinare. Non bastasse la preparazione, gli ultimi giorni di lavoro trentini sono stati piuttosto intensi anche su altri versanti. Mi piace, il mio lavoro, e raramente mi tiro indietro quando c'è da inventare, raccontare, scrivere qualcosa. Sono fortunato così. 
Avevo già programmato di prendermi un break dalla corsa: in Argentina porterò le scarpe, ma senza affanni. Se riesco, corro. Se non riesco, non corro. Il ritmo frenetico della preparazione storica, però, mi ha suggerito di anticipare la pausa. 
Al mio rientro cercherò di darmi un obiettivo per la prima parte del 2014. Una bella gara, o un bel percorso. Perché gli obiettivi di ricerca sono già pronti. Ci sarà da scrivere.