venerdì 20 aprile 2012

Caetano Veloso. Verità Tropicale.

Da un sacco di tempo non scrivo di libri, ho controllato: addirittura dal 15 dicembre scorso.
Oggi è il momento di ricominciare, perché allo sfogliare dell'ultima pagina di "Verità Tropicale. Musica e rivoluzione nel mio Brasile" rimane la consapevolezza di aver finito un libro di quelli che contribuiscono a cambiare qualcosa, a farti crescere.
Non è corsa, ma ho proprio voglia di scriverne: prima la storia del libro, poi la mia storia in rapporto al libro. 
L'autore è Caetano Veloso, uno dei 'maestri supremi' della Musica Popolare Brasiliana (MPB). Lui racconta un pezzo della propria biografia, in particolare il pezzo degli anni Sessanta, quello in cui in un Brasile sotto la dittatura militare nascono movimenti culturali e artistici di libertà e protesta. Caetano è all'epoca un musicista ancora alla ricerca della propria identità, la trova partendo dalla rivoluzione della bossa nova di Joao Gilberto, passando attraverso l'ascolto del rock inglese e americano, cercando una sintesi tra i mondi, un linguaggio nuovo. Non lo fa certo da solo, ma per riconoscimento anche dei suoi compagni di strada (Gilberto Gil e Gal Costa, per dirne due) è lui l'anima del tropicalismo. Un movimento che coniuga novità artistica e opposizione al regime. Caetano Veloso racconta del suo arresto, della prigionia, dell'esilio a Londra (tutto assieme a Gilberto Gil). Ma soprattutto ci fa conoscere la nascita del tropicalismo, la strana coesistenza di filosofia e casualità che ne è radice, la condivisione di idee e suggestioni tra un sacco di artisti del Brasile dell'epoca.
Un libro ricco, pieno di spunti, di suggestioni.
Ho comprato questo libro fresco di edizione italiana nel 2003, dopo aver visto nell'estate 2002 uno strepitoso concerto di Caetano a Tarvisio. Ho iniziato a leggerlo all'epoca e dopo poche pagine ho smesso: troppi riferimenti a persone che non sapevo chi fossero, a cose che non sapevo come, quando e perché fossero e potessero essere accadute.
Quasi dieci anni dopo, con una competenza sulla MPB di molto accresciuta ci ho riprovato e pagina dopo pagina ho scoperto un capolavoro. Lo trovo un libro onesto: ho letto critiche a Caetano per un eccesso di autocelebrazione, ma dopo aver letto quello che dicono di lui i tropicalisti, mi paiono critiche stonate. 
Sono pagine di storia del Brasile, della musica brasiliana. Pagine di pensiero e azione politica, di introspezione e analisi. Pagine di poesia. 
Un libro d'arte.
Voglio chiudere con la proposta musicale di uno degli inni del tropicalismo. Su Youtube non ho trovato filmati dell'epoca (registrazioni sì), la versione è comunque bellissima.




venerdì 13 aprile 2012

Arrivederci TCE!

Parlavo di condizionale nel post precedente... ecco, mi tocca darmi ragione.
Visto come stanno andando le cose, mi chiedo se abbia senso iscriversi con tanto anticipo alle gare, miseriaccia. Ho grande ammirazione per gli organizzatori che si fanno in quattro, che con mesi di anticipo riescono a guadagnarsi il sold out per le loro gare. Ma io che c'entro in questo contesto?
Il 2012 ha visto due dolorose rinunce: prima il TA del San Bartolo, magnifico incontro in trail organizzato da Miticojane e oggi anche la TCE (Traversata dei Colli Euganei).
Per il TA naturalmente non c'erano iscrizioni e obblighi, ero io che preso dall'entusiasmo avevo organizzato un fine settimana romagnolo, con allungamento da ponte. Poi un impegno di lavoro francese per Chiara e puff... svanito! Per chi può: andateci, è bello davvero: leggete qui.
Per la TCE invece avevo pensato alla 42 per me e alla 21 per Chiara, salvo in questi ultimi giorni essere preso dalla tentazione, anche per farle una sorpresa, di spostarmi sulla 21 e di correre insieme. Avevo già preso contatto con l'organizzatore. Avevo prenotato due notti in albergo, compresa una camera per i suoceri-nonni che si erano dati disponibili per fare compagnia a Mateja mentre noi correvamo e puff... svanito. Mateja ha preso la congiuntivite, infiammazione poi peggiorata in bronchite e trasmessa a me.
E per fortuna che la 6h di Venezia sono riuscito a correre nonostante la tosse.
A fronte della rinuncia plurima, racconto al blog che ho fatto in questo tempo d'assenza due bellissimi giri: uno, in solitaria, di 27km e 1000D+ sulle piccole montagne intorno a Rovereto, l'altro, più breve (17 km) ma con l'ottima compagnia dell'amico Gis, sui sentieri del Carso (ci sono tornato a Pasqua). Ecco, queste due corse sono state decise la prima la mattina stessa, la seconda la sera prima.
Che sia meglio lasciar perdere le iscrizioni, prendere quello che viene e correre quando si può?
Quasi quasi in estate non faccio nessuna gara e organizzo un lungo da me!
L'idea di andare da Sagrado a Trieste attraverso il Carso rimane viva e pulsante, magari qualcuno si aggiunge, per qualche tratto o per tutto.
E in Trentino le tentazioni non mancano.
Stasera, negli intervalli tra i colpi di tosse, mi metto a leggere le cartine Kompass.