venerdì 30 marzo 2012

Idee Trail - tra perché e condizionale

La ripresa dei passi che si muovono sui sentieri procede piuttosto bene, anche se è buona cosa non dimenticare quel pizzico di scaramanzia che contraddistingue l'incedere degli ammalati di sport. Perché questa mattina Mateja si è svegliata con la febbricola e nel caos organizzato della gestione familiare ciò che è inevitabilmente saltato è l'allenamento in corsetta. Che oggi addirittura doveva essere di coppia, ma non è stato.
Allora scaramanzia sia, ma senza accompagnarsi al silenzio. Perché ora che la bambina nostra si è addormentata - liberando senza essere inodore l'intasamento del suo piccolo intestino che probabilmente le guastava la temperatura - ho tracciato sulla carta "Rovereto e Monte Pasubio" quello che spero di fare domenica mattina. L'idea c'è e spero di correrla (anche) per raccontarla. 
Nell'agenda delle gare si legge scritta, a metà aprile, la Traversata dei Colli Euganei, per gli amici TCE, poi più nulla. 
TCE che dovrebbe contare 42km per me e 21km per Chiara. Condizionali restiamo, ché abbiamo visto non si sa mai. Ci siamo organizzati davvero questa volta, prenotando due camere d'albergo sui Colli Euganei, una per noi e Mateja, l'altra per i nonni materni che si presume la intratterranno mentre i genitori corrono e camminano.
Poi più nulla, scrivevo qualche riga sopra, perché non so proprio che fare in estate! Il mio sogno vero è quello di un viaggio a piedi, come quello che progettano gli amici Verona Trail Runners e che vi consiglio di leggere qui (sentiero E5 da Verona al confine italo-austriaco). Non sono pronto però per cose così, anche se spero un giorno di esserlo. Per il mio trail estivo conto ancora di farmi proteggere da un'organizzazione e un pettorale: gare però ce ne sono tante, e non riesco a decidermi. Anche perché (oggi è un post di "perché") negli ultimi giorni è tornato a sciabordare tra i piedi il mare di Bretagna, quello che lo scorso anno era un obiettivo andato in frantumi. Di aspettative avevo scritto qui in giro, di rinunce, e di promesse di arrivederci, avevo invece scritto altrove. Ci stiamo pensando, Chiara ed io, per capire se un viaggio di fine giugno per correre in mezzo al Golfo di Morbihan sia compatibile con lavoro e andamento familiare. Non sarà facile, ma finché pare possibile non mi iscrivo da nessuna altra parte.


sabato 17 marzo 2012

Il ragazzo che (re)indossava le scarpe da trail

Con la 6h di Venezia è finito il mio inverno di corsa, caratterizzato da una massiccia dose di asfalto. Lo saluto ed esprimo ancora una volta la mia soddisfazione, ma ora è tornata l'ora di restituire la prevalenza ai sentieri. Non c'è più il ghiaccio, la neve non c'è mai stata ed eccomi di nuovo con le mie Montrail.
Salgo con la macchina fino all'imbocco delle piste dei dinosauri, a Marco, sopra Rovereto. L'idea è di rifare un giro già provato e raccontato brevemente qui. Un divieto di accesso causa lavori forestali però mi impone il cambio programma, e va benissimo, perché avrò così l'occasione di scoprire qualcosa di nuovo e di ravvivare la memoria rivedendo posti scoperti due anni fa.
Alla partenza il panorama è questo, un po' velato, certo, ma posso lamentarmi?
Secondo me no. Breve tratto in discesa e poi subito si sale. Con me ho portato solo la macchina fotografica, nulla per misurare tempo o distanze. Corri che ti corri ed eccomi al particolarissimo "fungo di Albaredo", visto prima da lontano e poi da vicino.

Girandogli un po' attorno mi godo ancora il panorama, e poi torno indietro con l'intenzione di prendere un sentierino che mi porterà alle orme dei dinosauri

Corro e mi fermo per guardarmi in giro. Per esempio laggiù, dove oggi scorre l'Adige e si scorgono case, fabbriche e strade, molto prima di ieri passeggiavano i dinosauri.
Il giro si chiude, credo sia durato qualcosa meno di una partita di calcio, ma vuoi mettere? Un saluto all'albero secco, che mi ricorda come questi sentieri li avessi in parte già calpestati quasi due anni fa, in occasione del TA dei dinosauri (era il 15 maggio 2010).  All'apoca abitare a Rovereto non era neppure un pensiero plausibile, Chiara aveva il pancione, io ero un precario della ricerca e la vegetazione era molto più verde.

L'albero del marzo 2012

Gli alberi del maggio 2010

Il racconto del TA 2010 è qui.
Le foto del TA 2010 sono qui.
Altre foto del marzo 2012 sono qui.

martedì 13 marzo 2012

Venezia, il Festival dell'Ultramaratona

Una cosa nuova per me l'ultramaratona in circuito. Mi sono divertito da matti, è stato bellissimo e adesso ve la racconto.
Cosa. Sei ore di corsa, cercando di fare quanti più km possibile, girando nel circuito del Parco S. Giuliano di Mestre, con vista sulla laguna e sull'impareggiabile Venezia.
Ma c'è anche chi ne fa 24, chi 12, chi 100km.
Come. Nelle richieste di consigli che ho spedito in giro sul come affrontare un'avventura simile ho subito preso nota dell'indicazione di puntare ai 50km come ad un risultato più che dignitoso per una gara del genere.
Prima. La preparazione è per le mie possibilità buona, a fronte della notevole quantità di virus da nido portati a casa da Mateja. Grazie alla motivazione costante dell'amico Gio62 sono riuscito a fare un paio di lunghi di quelli buoni. Il mercoledì prima della gara (appuntamento al sabato mattina) però arriva il primo attacco di sinusite della mia vita. La mia fede vacilla. Ci provo con aerosol e quanto più riposo posso. Giovedì sto male. Venerdì meglio. Sabato mi sveglio quasi in forma. Ok.
Modifico le aspettative: se giovedì pensavo di andare a Mestre per fare qualche giro corricchiando e camminando, così da salutare gli amici, venerdì già immaginavo di poter fare il minimo per essere classificato (i famosi 42,195), sabato al risveglio mi confortavo nel credere di poter fare il meglio possibile.
Arrivo a Mestre e faccio subito la conoscenza con Marco "Forfe", gentilissimo compare di 6h che mi farà da autista e con il quale mi incrocerò un centinaio di volte durante la corsa, tanto che finiremo praticamente appaiati.
L'attesa della partenza scorre lenta, ho molta voglia di correre, meglio dire lentissima. Ma non c'è noia, anzi, vista l'opportunità di salutare un sacco di compagni che solitamente sono di sentieri, oggi invece di strada.
Durante. Vado. Decido subito di correre da solo, in una prova simile, nelle condizioni in cui sono non ha senso seguire il passo di qualcuno. Devo arrangiarmi da solo e vedere come va, mi lascio guidare dal cardio. Si corre su di un circuito di 4km e spiccioli, molto bello e con particolari vedute su Venezia. Non ci si annoia. I ristori sono due ad ogni giro. Non ne salterò uno e mangerò e berrò sempre al passo: varietà di cibo e bevande eccezionale, passerò dal dolce al salato per finire con un paio di birre. Le prime sensazioni sono buone, mi tocca solo qualche breve sosta per lasciar sfogare la tosse. Una simpatica compare di strada si preoccupa sentendomi abbaiare come un bulldog, ma che ci vuoi fare? La passione è così: seduttiva, ti invita con gentilezza a fare cose che secondo il senso comune non andrebbero fatte. Ma torniamo alle sensazioni: mi ascolto con attenzione e faccio un piano. So di non essere in grado di tenere un ritmo costante, imparerò... ma non oggi. Allora mi figuro un procedere di questo tipo: 19km le prime 2h, 17 tra la terza e la quarta, 14 tra la quinta e la sesta alternando corsa e camminata. Sarebbero 50. Tutto scorre al meglio. Prime 2h 19,0equalcosa, poi 2h ancora e siamo a 36, 0equalcosa. Un metronomo. Per i momenti di crisi ho portato con me l'iPod, dentro c'è una puntata di un programma radiofonico che mi piace molto, Brasil. Purtroppo sarà la peggior puntata che ho mai ascoltato! Lascio perdere. Tra la quarta e la quinta ora arriva la fatica: gambe indurite, non riesco a stendere la falcata, tossisco. E' arrivato il tempo di camminare. Ma, finalmente, mi capita quello che avevo solo letto capitare agli altri: la crisi passa! Certo, sono stanco e raschio il fondo del barile, ma qualche riserva c'è. Merito anche degli ultimi giri che si fanno su di una parte ridotta del circuito (questioni di misurazione), così si vedono un sacco di amici, si ricevono un mare di incitamenti. Motivante. Continuo ad alternare corsa e camminata, ma i tratti di corsa nella mia percezione acquisiscono una rinnovata distensione, certo imperfetta ma pur sempre migliorata. 
Ebbene, le ultime 2h contano più di 15km e il totale di fissa a 51,403. Sono felice, davvero felice.
Perché. Correre mi piace. La fatica mi fa entrare in armonia con me stesso. Avvicinarmi ai limiti mi aiuta a conoscermi. Andare avanti quando pare che non sia più possibile mi inorgoglisce. Correre mi dà motivo di sorridere. Un passo dopo l'altro, con gioia, mi facilita i pensieri. Conoscere tutte le persone che ho conosciuto grazie a trail e ultra è un valore che dà senso alle cose che fai. E penso a quante belle storie ascolterò ancora, a quante ne potrò raccontare.
Per finire: quella sensazione della crisi che passa è una cosa entusiasmante: la voglio rivivere!
Grazie all'amico Cristiano "Kapobecero" per le foto.
Il link per leggere la storia di questo Festival, prendetevi un po' di tempo: ne vale la pena!

FATICA

CONCENTRAZIONE

GIOIA