venerdì 28 aprile 2017

Qualcuno mi ha detto

"Qualcuno mi ha detto che gli hai detto che senza di me davvero non puoi stare"... è uno dei versi che mi ronza in testa dopo che ieri sera sono stato al concerto di Vasco Brondi, alias Le Luci della Centrale Elettrica. Grazie a Spotify (benedetto sia l'abbonamento Premium) mi ero pesantemente invaghito del suo ultimo album, "Terra", e il concerto non ha fatto che confermare il sentimento.
Io mi dicevo che oltre certi chilometraggi, correndo e camminando (trailando, si potrebbe dire se esistesse) non ci sarei andato. Sbagliavo. Come appuntavo nelle ultime righe dell'ultimo post, a Gabicce Mare poi ci sono stato, e ho effettivamente corso, anche più di quel che immaginassi, pure nelle ambizioni più ottimistiche. Abbiamo corso e camminato, chiacchierato e scherzato per sessantatré km. Scriverlo in lettere lo rende più lungo e dato che lungo è stato, va bene così. Poi all'arrivo un ammollo marino in un fine settimana di soleggiata primavera. Gran bel weekend.
Qualcuno correndo mi ha detto che in compagnia i km passano ben diversamente che in solitaria. Giusto. Ho fatto più fatica le volte che sono rientrato dal lavoro correndo in ciclabile da solo (28) che a fare i sessantatré di Carpegna-Gabicce. Abbiamo salito il monte Carpegna, poi fatto tratti appenninici su e giù, poi una quindicina di km di pianura per arrivare al mare. Con varie soste. Ho mangiato e bevuto il giusto, mi sono vestito il giusto (provocando l'ironia dei compagni di viaggio a fronte del mio timore di avere freddo), ho gestito bene le mie forze.
Mi sono detto allora che potrei pure provare a fare qualcosa di lungo in California, e già mi sono divertito ad adocchiare.   
Sempre che mi dicano che negli USA ci posso andare, visto che tra qualche giorno vado al consolato all'intervista per il visto. Ho tutte le carte in regola, ci mancherebbe, ma fino a che non vedo stampato il necessario sul passaporto, un vago timore di aver dimenticato qualcosa non lo riesco a scacciare.
Tutto mi dice che manca poco: una decina di giorni per Chiara, poco più di un mese per me e Mateja. Sono davvero excited, si direbbe di là dell'Oceano. Magari pure di qua. Sto chiudendo i lavori di qui per avere lo spazio adeguato per i lavori di là. Già m'immagino perso in una delle più grandi biblioteche del mondo. Se mi perdo davvero, cercatemi pure, ma senza fretta.
Federer ha detto che fino al Roland Garros non gioca, ma a noi interessa la stagione sull'erba, vero? I playoff di Eurolega sono belli, e me li godo. Uno sport da guardare ci sarà sempre, è inevitabile.
Vi avevo detto che sarebbe potuta scoccare l'ora di cambiare la foto del profilo. Potrebbe essere questa... sei anni dopo?
Dimenticavo... "Qualcuno mi ha detto che gli hai detto che in qualche modo hai aperto il chakra del tuo cuore". Alla prossima.   

lunedì 3 aprile 2017

Le poche bolle blu

Sono rientrato da poco da Roma, dove sono stato non per correre la maratona, ma per raccogliere materiale d'archivio, che è il nutrimento principe del mio mestiere da storico. So che può sembrare strano, ma andare in archivio può essere davvero divertente. Credetemi sulla parola. Roma è una città con molti problemi, uno dei principali è la mancanza di acqua seriamente gassata. Per chi abbia familiarità con le sorgenti slovene dico Radenska e mi fermo qui. Quell'acqua con bolle grandi come satelliti di Saturno, che quando la bevi ti pizzicano anche le ciglia. Ebbene, a Roma non la trovo mai. E ci ho provato con costanza. Mi devo sempre accontentare della effervescente naturale o leggermente frizzante. Non ci siamo. Certo, la Città Eterna si salva con la qualità delle sue pizze, tra il sempreverde Bonci e la nuova scoperta di Lievito Padre a Borgo Pio (grazie Maurizio per la dritta).
Continuano intanto gli adempimenti burocratici per il soggiorno USA, all'inizio del quale mancano solo due mesi. Il visto è in marcia, dovrebbe arrivare a giorni da Berkeley, poi si va a colloquio con il Consolato a Milano. E parallelamente, ci sono le assicurazioni mediche. Cose da fare che fanno correre veloce il tempo. Ci sono grandi aspettative, come più volte detto e scritto.
Leggendo Open di Agassi, mi hanno incuriosito molte cose. Più di ogni altra, il modo in cui il libro è stato scritto: Agassi legge un libro "Il bar delle grandi speranze", di J.R. Moehringer. Gli piace un sacco e chiede all'autore di aiutarlo a scrivere. L'autore accetta e i due si mettono di buona lena. Il risultato è ottimo. Non a tutti è dato chiamare il proprio autore preferito per averne un aiuto, ma visto che ad Agassi è dato, benissimo ha fatto a procedere. Allora ho preso "Il bar delle grandi speranze": meraviglioso. Un buon esempio di procedimento conoscitivo contromano: sono partito dal tennista per arrivare allo scrittore. Bravi entrambi. Di questi tempi sto leggendo davvero tanto, anche perché l'Eurolega di basket vive settimane del tutto inutili e le partite alla tv non le guardo da un po'.
Chissà che non cambi presto la foto del mio profilo Blogspot. Quella che ancora campeggia è stata scattata nel 2011, alla fine di un Trail Autogestito corso a Gabicce; siamo sulla spiaggia d'arrivo. Se tutto va bene, il prossimo fine settimana torno a correre a Gabicce dopo sei anni, e magari ci sarà una foto nuova. Di certo non mi porto Mateja in braccio per gli ultimi metri. Più facile accada il contrario.
E intanto Federer continua a vincere, rendendomi sportivamente felice.