domenica 27 marzo 2011

Autodromo

Da qualche settimana la viabilità di Verona è stata modificata per permettere di rimettere in sesto un ponte nato per accogliere il transito di carrozze con cavalli e tormentato da camion, corriere, automobili. La valente alternativa ha, come sempre accade in questa città a misura di motore a scoppio, tenuto in gran conto le esigenze dei pedoni, meglio se passeggianti con passeggino. Tolti due semafori pedonali ed un attraversamento a strisce, per passare dall'altra parte ora serve citofonare Caronte e sperare nella sopravvivenza. La già rumorosa via sotto casa, poi, è stata trasformata in tangenziale a tre corsie. L'automobilista medio vi trova il luogo ideale per provare il proprio zeroacentoinpochisecondi pagato a peso d'oro e mai sperimentato su vie cittadine. Ho grande rispetto per i vigili che, costretti agli straordinari, con pazienza cercano di sbrogliare una matassa che si attorciglia nel proprio groviglio. Ma non ne hanno i mezzi, né la possibilità. La notte ormai è diventata dormire tra un'accelerata e l'altra, e se per miracolo qualcuno non suona nervosamente il clacson per salutare il crepuscolo e l'alba, ecco che ci sono simpatiche turbe vocianti in sosta vietata che si scambiano opinioni non a prova di alcol-test. 
Leggevo da qualche parte un articolo che spiegava come l'inquinamento acustico sia una delle cause più importanti di danno cardiaco. 
Ecco, al di là del fatto che tra undici giorni noi non saremo più qui, io mi chiedo perché quando si amministra la cosa pubblica non si tenga conto che un residente, un pedone, un bambino che passeggia possano averi pari dignità del suv e della macchina sportiva. E dicendo pari dignità mi vergogno di domandare così poco.

domenica 20 marzo 2011

Era ora! Finalmente un bel "lunghetto"

Torno dopo parecchio tempo alle care vecchie domenicali non competitive. Appuntamento mattiniero in zona Montorio, bel borgo nella periferia veronese. Partenza 8.30, percorso ondulato di 17km, recita la guida. Io mi organizzo così: parto di corsa da casa con un certo anticipo, faccio qualche km sulle colline e poi scendo verso la partenza, così posso contare 7/8km in più, e un po'di dislivello e di sterrato.
Tè verde nella borraccia e via.
Tutto procede al meglio: i km aggiunti corrono via tranquilli, un occhio sempre al cardio per tenermi controllato. Arrivo alla partenza della non competitiva, pago la giusta iscrizione e proseguo. Bellissimo percorso, nervoso, pieno di saliscendi e tanto fango. Fortuna che per abituare i piedini ho messo le scarpe (leggere) da trail. Giornata di sole, degna anteprima della primavera che arriva, ciò significa che anche Chiara porta Mateja e si fa 5km in spinta passeggino. Le due mi aspettano all'arrivo [quello sbagliato :-) c'era anche una competitiva di 10km], le raggiungo e mi faccio imbarcare in macchina: la loro compagnia vale più degli altri 5km che, accorciando rispetto a quanto corso prima, mi avrebbero portato a contarne trenta nell'uscita di oggi. Vanno benissimo 25 con 500 e spiccioli di dislivello.
E tornare a casa in macchina ha un risvolto positivo che non avevo previsto: riesco a godermi in tv l'arrivo, maschile e femminile, della maratona di Roma... con l'abituale e mai abituata sorpresa di ammirare le falcate dei top.
Nel pomeriggio, poi, i primi pacchi per il trasloco: ancora tre settimane e saremo trentini! 

giovedì 17 marzo 2011

Allenamento combinato

A festeggiare la ricorrenza dei 150 anni avevo pensato ad un simbolico 150 minuti di urban trail, ma non ci sono riuscito: spero il "lunghetto" sia solo rimandato (domenica?). Ma con geniale (!) improvvisazione, mi sono divertito ancor più del previsto.
Mattino. Poco più di un'ora di camminata lesta, con salita a Castel San Pietro e ricerca di vicoli e viuzze se non deserti quantomeno poco frequentati, carico di 8 kg di zavorra così composti: Mateja. Imbustata nella fascia portabimbi, me la sono portata al petto; peccato solo non sia stata proprio una gran compagnia: dopo una decina di minuti già dormiva il sonno dei giustissimi. Si è svegliata a casa, pronta per la pappa alle verdure.
Tardo pomeriggio. Poco più di un'ora di saliscendi urbani, salendo e scendendo dalle Torricelle veronesi, cercando lo sterrato nei parchi e nelle stradine che affiancano la statale d'asfalto. Perdendomi anche un po' (bello smarrimento: quando ho un po' di tempo lo ripeto e vado a vedere dove posso finire). Senza zavorra, questa volta, e con un pizzico di dislivello con non guasta mai.
Per controllare la stanchezza di cui scrivevo in post precedente, nelle uscite di questa settimana ho tirato fuori dal cassetto il vecchio amico cardiofrequenzimetro: ma perché ho smesso di usarlo? Davvero mi è molto utile: forse ci sono momenti in cui non è facile ascoltarsi e serve dare un'occhiata alla tecnologia... sta di fatto che tenendo i battiti controllati il ritmo magari si riduce, ma corro molto meglio.

domenica 13 marzo 2011

Fa bene

Due settimane non facili in scadenza, ed io a riordinare le idee, fermandomi un attimo.
Grazie a chi mi ha testimoniato affetto e vicinanza su quanto raccontato sabato scorso: papà sta decisamente meglio, è tornato a casa e si appresta con grinta, ma con il giusto giudizio, a riprendere su basi più tranquille.
Quanto alla corsa...
nei giorni forzatamente passati a Sagrado ho rubato qualche momento qua e là alla tensione per scaricarla sul Carso: sempre bello, sempre rasserenante, con la pioggia e con il sole. Brevi assaggi, presi sul momento, con il telefonino acceso e il pensiero altalenante. L'amico Orzowei si chiedeva se correre fa bene davvero: risposta fisicamente incerta, moralmente certa. A me ha fatto bene.
Le cose vanno meglio, la salute di papà si stabilizza ed io rientro al lavoro lunedì scorso.
Si ricomincia, anche di corsa. Un paio di uscite: bene la prima (martedì), davvero male la seconda (sabato). E' qui che mi sento stanco dopo soli 4km e decido di accorciare il giro previsto (15 km), tagliandone tre. E, cosa strana, in entrambi i casi un po' di sangue dal naso sotto sforzo. Arrivo a casa lento e mi addormento sul divano senza neppure accorgermi che ci sarebbe pur da pranzare. 
Oggi, domenica, è il giorno di Chiara, che compiuti Mateja i sei mesi si rimette il pettorale e finisce a Brescia la sua prima mezza maratona dopo il 31 agosto. Io resto a casa di amici Livia e Alessio: anche loro corrono e io felice a farmi fare compagnia dai bambini loro e nostra. Davvero una bella compagnia. Orgoglioso di Chiara, che prende medaglia, penso che la mia stanchezza è normale: fatiche di testa talvolta sono peggio di quelle di gambe.
Guardo avanti con ottimismo, scrivo il post dopo una bella pedalata sulla cyclette e conto che il lavoro martedì mi permetta una nuova corsa.

sabato 5 marzo 2011

Viva la scienza medica

Prendo un po' di fiato e mi riaffaccio alle mie parole, sereno non proprio, ma di certo risollevato e fiducioso.
Lunedì mattina sto entrando in studio, la telefonata di mio fratello non chiama una chiacchierata, ma dice che papà si è sentito male, infarto è una parola che assai spaventa, ma quello è. Non un preavviso, il Vecchio Leone si beava sempre delle sue analisi da atleta. Non fuma, non beve, non fa vita sedentaria, ma lavora troppo. Preso per tempo, però, fa la differenza. E mi piace poter scrivere di quanto bene funzionino gli ospedali, della cortesia di medici e infermieri, della loro umanità e professionalità. Tra Monfalcone, Trieste-Cattinara e Monfalcone di nuovo. Ora è già partita la ripresa, ogni volta che lo vado a trovare papà Sergio sta meglio. Dice scherzando che "alla peggio mi metteranno un playmaker". C'è poco da fare, la passione per il basket - e per lo sport in genere - non poteva che essere ereditaria.