domenica 14 luglio 2013

Domenica sul Monte Zugna... a me così piace tantissimo!

La distorsione alla caviglia della Marcia dei Forti ha lasciato qualche piccolo strascico, così ho deciso di stare fermo una settimana, ieri (sabato) approfittando della giornata in piscina con Mateja, Chiara e amici ho fatto qualche vasca e oggi sono pronto per partire: l'allenamento c'è e posso anche osare.
Parentesi. Tra i vari sport che ho fatto nella vita ci sono anche nuoto (pure assai brevemente nella versione con la palla) e bici, ma il triathlon non mi acchiappa: immagino sia giusto scrivere un "mai dire mai". Chiusa parentesi. 
L'idea di tornare fino in cima al Monte Zugna, o almeno al rifugio appena sotto la vetta mi frulla in testa da molto tempo e recentemente mi è stata una volta ancora solleticata dalle corse dell'amico compaesano Gio62. Progetto. Mettiamo assieme corsa, gita e tutela della salute della caviglia. Faccio un giro con sola salita, esco da casa e salgo in cima allo Zugna. Sulla cartina e nella memoria penso ad un giro che sia così: Lizzanella-Ossario-Grotta Damiano Chiesa-Piste dei dinosauri-Sentiero di Marco-Cima Zugna. Mateja e Chiara intanto vanno al rifugio con gli amici Cristopher (troppi bacini tra lui e Mateja!), Giuliano e Ludi. Io li raggiungo a piedi, mangiamo assieme e ce la spassiamo, poi torno a casa in macchina, così anche evito di forzare la caviglia in discesa. Piano accettato. 
Con la sfortunata ma grossa eccezione del Magraid è da tempo che mi sento in forma molto buona e oggi succede ancora. Parto con un (per me) buon passo e quello che mi stupisce è riuscire a correre su tratti in salita in altre giornate affrontati sempre al passo. Merito anche della tranquillità di poter dare tutto in salita perché la discesa non ci sarà: la mente è un parte molto importante. Arrivato alle piste dei dinosauri decido per una variante, ho voglia di esplorare e tanta curiosità. C'è un sentiero che non ho mai fatto, non è segnato ma ben tracciato e la linea di salita è quella giusta. Lo prendo. Qui le pendenze si fanno serie e vado al passo. Salgo e arrivo ad un sito di interesse storico che già una volta avevo esplorato: i lavori trentini per la sensibilizzazione in occasione del centenario della Grande Guerra stanno facendo miracoli. Il sito è tenuto come un salotto ed è davvero interessantissimo. Al mio amico e compare di trail Alessandro Mammut questi luoghi piacerebbero tantissimo: dai che ci andiamo presto! Nella tristezza che la memoria delle vicende belliche sempre mi trasmette, è fuori di dubbio che questi posti sono bellissimi. E stridono atrocemente la magnificenza dei panorami, la brillantezza dei colori con la cupa memoria di quanto accadde e, ancor di più, con il triste ripetersi dei cimiteri di guerra. La deviazione mi fa connettere con il Sentiero della Pace, segnato molto bene e tenuto anche lui davvero in modo eccellente. Le pendenze sono costanti ma ora più delicate e posso riprendere a correre. Ho fatto l'errore di prendere poca acqua, ma per fortuna cominciamo ad essere alti e non soffro il caldo. Vado avanti e posso anche divertirmi su di un tratto di bosco ricco di saliscendi che mi consente di tenere un'andatura di quelle belle, quelle che, per capirci, ti fanno saltare le radici e ti consentono di credere di essere davvero uno che corre in montagna.
Arriva il Rifugio, dopo 2 ore e 50 minuti di corsa e camminata. Sono orgoglioso di poter dire a me stesso: è stata molto più spesso corsa che camminata. Mi regalo una pacca sulla spalla ed anche una birretta (non sarà l'ultima, ammetto). Famiglia e amici sono partiti verso la cima, io dopo la reidratante bionda salgo per raggiungerli, anche perché i ricambi li ho dati in mano fidata e comincio ad avere freddo. Quando Mateja mi vede mi regala un sorriso che mi tengo stretto. Radunato il gruppo, mi lavo e mi cambio e sono pronto per aggiungermi alla seconda parte della giornata. Che comincia con un ottimo risotto ai funghi veri, uno dei miei piatti amatissimi. I bambini Mateja e Chris sono portatori sani di allegria, e di casino. Non so se per cortesia e o per sincerità chi mangia in rifugio dice che non disturbano affatto con le loro corse, risate e complici giocate. Mangio bene. Bevo bene (onore alla grappetta fatta in casa). Poi usciamo, stendiamo coperta e telo sul prato e ci godiamo il sole che è tornato a farci compagnia. 
Sono felice.
Grazie alla mogliettina che non solo capisce, ma che anche sostiene la mia passione.
Grazie ai bambini, grazie agli amici.
Grazie alla gentilezza dei gestori e di chi era al rifugio. 
Mi guardo indietro, anche leggendo la memoria del blog, e sono sempre più convinto che la vera goduria del trail non siano le gare, ma la costruzione dei percorsi sulla cartina e la loro realizzazione sui sentieri.
Oggi non so quanti km ho fatto. Il Garmin non mi dà l'ascesa costante, dice il dislivello solo quando scarico la traccia sul computer. Così non mi interessa, a me piace vedere che salgo, metro dopo metro. Così porto con me un buon altimetro, che mi dice: nel tuo giro hai fatto un dislivello di 1450m.
Davvero corro in montagna?

domenica 7 luglio 2013

Marcia dei forti 2013 - una classica che non tradisce

Per la terza volta sono alla partenza della Marcia dei Forti, bellissima non competitiva Fiasp che parte da e arriva a Folgaria, proponendo vari percorsi che toccano, chi più chi meno, i forti della Prima guerra mondiale. La mia infiammazione all'appendice è passata, continuo a fare molta attenzione alla dieta (cosa che mi ha fatto dimagrire troppo, ma non si può avere tutto) e mi sento in grado di affrontare il percorso lungo. Per gli organizzatori sono 42km, ma per la questura qualcuno in meno. Io uso solo l'altimetro e posso dire che il dislivello positivo sfiora i 1400m, i km non li so, di certo le tabelle di segnalazione sono un po' sfasate, qualcuna arriva dopo poche centinaia di metri, qualcun'altra dopo un paio di km. Quisquilie. Applausi a scena aperta per gli organizzatori: i ristori sono frequenti e hanno anche i sali minerali, un toccasana per chi, come me, va soggetto ai crampi. Il percorso è segnalato il giusto ed è scelto con grande capacità e attenzione al bello. Quello che si chiede ad una corsa in montagna.
La mia corsa. L'intenzione è quella di partire con molta calma cercando di tenere la riserva necessaria a chiudere in crescendo. Non sarà propriamente così, ma poco male. Per metà percorso tutto va secondo i piani, poi un movimento brusco di chi mi precede in discesa mi costringe a deviare dalla linea immaginata e la caviglia si gira, non troppo per fortuna, ma un po' sì. Mi fermo un minuto, ricomincio camminando: il dolore è sopportabile e dunque proseguo, solo un po' più piano, specie in discesa. Mi accorgo poi che in salita il piede sinistro fatica un po' a spingere e costringe il fratello ad una dose di superlavoro. Tutto sommato, però, andando più piano vado pur sempre benino. Gli ultimi km li soffro un po', li sento soprattutto sulle cosce. In salita non riesco più a spingere, ma si va avanti. Bevo molto, sali soprattutto, grazie anche alla mia fidata compagna borraccia a mano, che per questo tipo di corse è l'ideale. Ottimi anche i nuovi arrivati, copripolpaccio a compressione della Salomon. Le Hoka invece, scarpe fantastiche, soffrono della nuova allacciatura (tipo Salomon, senza lacci tradizionali, per intenderci): la cambierò, anche perché non la vedo innocente davanti alla scivolata di caviglia.
Arrivo in 5 ore e 4 minuti, stesso tempo di due anni fa. E al traguardo trovo un'ottima pasta alle verdure. Buona domenica!