martedì 29 dicembre 2009

Caio e la feroce Tina

Ultimi giorni di Natale con i tuoi (leggi amici e parenti delle terre natie), conditi da ricche mangiate e povere bevute (non ho mai imparato ad amare il vino, che in queste zone vale, inconcepibile per me, più della birra).
Domenica 27. Giro in collina con Chiara, salendo sul Carso attraverso i sentieri che ho imparato a riconoscere fin da bambino, in sella alla mountain bike. Avevo promesso di essere blando e lo sono stato. Abbiamo corso assieme a ritmo chiacchierata, raggiungendo il punto nostro preferito, dal quale si spazia da un lato verso il Golfo di Trieste, dall'altro verso le vette alpine di confine, non tutte innevate ma  tutte belle.

Lunedì non si corre, ed arriviamo all'incontro che regala titolo al post (copyright Romano Ferlan, fratello).
Martedì 29. Ci aspetta l'ennesimo allegro pranzo, dopo che ieri abbiamo accoppiato pranzo e cena. Lo stomaco è pieno, il sonno conciliato, il tempo poco. Esco tardi in mattinata, dopo un tè soltanto a colazione e mi prescrivo un obiettivo: 6 km 6 sulle rive dell'Isonzo (in realtà di un suo canale), in modo da riuscire ad essere puntuale  con gli amici che ci aspettano forchetta in resta. Non voglio metterci più di mezzora: come a Santo Stefano, l'idea è quella di rimanere sotto i 5' al km, fosse anche solo per un secondo. Sterrato in pianura.
Parto, dopo poche centinaia di metri incontro mio fratello a passeggio con il nipotino più piccolo Francesco, con due amici, uno grande e l'altra piccola. A scortarli la feroce Tina, che potrebbe azzannarmi ma magnanima non lo fa. Fratello è fotografo armato di macchina e quando riparto dopo aver salutato la compagnia, rapido un po' per non prendere troppo freddo, sento che mi  minaccia di foto. Corro, finisco i miei 6 km così come li volevo finire, poi dopo il pranzo e il dopo pranzo apro la mail e trovo la foto che avevo dimenticato. Fantastica. Eccola qua.

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