Ci sono tanti aspetti belli nel mio mestiere di storico. Uno di quelli rilevanti è l'opportunità di viaggiare, nel tempo e nello spazio. Non è solo uno spostarsi metaforico, leggendo seduti sulla propria scrivania o su una sedia di archivio documenti che arrivano dal Perù, dalla California o dal Senegal. Tanto per fare un esempio delle ultime cose che ho guardato per preparare le mie lezioni. E poi, rimanendo alla mia attualità, c'è il viaggio vero. L'ultimo è stato un volo a Francoforte, città che ho imparato a conoscere ormai quasi due anni fa. E che apprezzo soprattutto per due cose: l'Istituto Max Planck per la Storia del Diritto Europeo e le passeggiate sul Lungo Meno.
Lasciamo da parte la storia del diritto europeo. Parlando di Lungo Meno, invece, questa volta ho scelto appositamente un alloggio nei pressi, cosa che mi ha consentito di approfittare della mattinata libera dal lavoro per un bel lungo lungo il Meno. Trenta km scorrendo con i miei passi accanto all'acqua del fiume. La grande soddisfazione non è tanto correre i km, quanto piuttosto andare al lavoro il pomeriggio, affrontare anche la cena che consegue senza dare dimostrazioni zoppicanti di quanto si è fatto la mattina. E tenendo botta in lingua straniera.
Non mi si parli più della precisione germanica. C'è uno sciopero dei treni che dura fino domenica sera, poi ti dicono che finisce sabato sera. E tu il sabato vai a prendere il treno per andare all'aeroporto ma incontri due della ferrovia che hanno annullato l'anticipo della fine. Allora vai a prendere un taxi, che però è l'idea di tutti. Ma ne prendi uno in maniera rocambolesca e rimani intrappolato nel traffico di uscita da Eintracht-Bayern, dato che la strada dello stadio è quella dell'aeroporto. Tutto è bene quel che finisce bene, non ho perso l'aereo. Solo ho saltato la cena.
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