domenica 14 aprile 2013

Qualche foto per due lunghi

Gli ultimi tempi non sono affatto malvagi, scrivendo di allenamenti. Racconto qui due corse, una del giorno di pasquetta, l'altra di oggi. Due corse molto diverse, accomunate dal raro evento di avere una macchina fotografica con me.
Pasquetta. Approfittando delle brevi vacanze nella Venezia Giulia, mi ero regalato qualche corsa sull'amato Carso. Avevo con me il Garmin, ma non so come mai il tragitto non si è registrato (ho scaricato oggi un sacco di cose che erano rimaste nell'orologio) e dunque non so bene quanto dislivello e quanti km abbia effettivamente corso. Tre orette, erano. Partito con Chiara sui sentieri sopra Sagrado, ci eravamo poi salutati e io avevo allungato verso Monfalcone, alla ricerca del mio amico Cristiano che trekkingava in senso opposto. Raggiunto prima Cristiano, raggiunta poi la "vetta" del "monte" Cosici (ben 112 m sopra il livello del mare). 



Le corse carsiche sono così: saliscendi continui e vette molto basse. Tutto molto corribile e dunque particolarmente impegnativo e faticoso. E poi ci sono i panorami, la vista mare (nonostante le nuvole) e, ahimè, le grotte usate come rifugio dai poveri combattenti della Grande Guerra. 


Oggi il Garmin funzionava. Come al solito ci mette qualche tempo per attivarsi, comunque alla fine conto 24 km scarsi e 1000 m di dislivello, anche loro scarsi. Sono partito dal centro di Rovereto, casa mia, ho fatto il giro del Cengio Alto (con un paio di varianti dentro il bosco).

Quando sono arrivato in cima, devo dire per le mie possibilità di buon passo, ho trovato un nutrito e simpatico gruppo di escursionisti, sempre bello condividere la montagna, e ho trovato - finalmente! - un bel panorama primaverile. 


Poi altro giro nel bosco e, disdetta!, in discesa perdo una lente a contatto. Poco male: imparo che nello zaino devo sempre portare lenti o occhiali di scorta. Spesso lo faccio, ma lo faccio a casaccio (una volta sì, molte altre no). Allora decido di non avventurarmi in sentieri che richiedano occhio di falco e salgo alle piste dei dinosauri dalla strada asfaltata, senza tagli nel bosco... tranne uno, però in salita. Così anche se ci vedo bene solo da un occhio, il rischio di capitomboli è minimo.


Raggiungo i dinosauri ma subito prima vedo anche qui, come sul Carso ahimè, le grotte usate come rifugio dai poveri combattenti della Grande Guerra.

Poi scendo diligentemente su asfalto, guardando (con un occhio solo) l'Adige che si avvicina sempre più. Oggi ho incontrato un sacco di escursionisti, la mia simpatia va a ciascuno di loro, non a chi tiene i cani slegati e non si cura di loro all'avvicinarsi del povero trailer, una menzione d'onore al simpatico camminatore che, vedendomi scendere con passo impegnato e zavorra incongruente, mi chiede: "Stai preparando qualcosa nel deserto?" e mi regala il suo "in bocca al lupo". Ebbene sì, il Magraid assomiglia al deserto. E di nuovo ebbene sì. Se lo passo bene, il Magraid, una tappa successiva non potrà che essere... sabbiosa. 


4 commenti:

  1. bravo caio, bello. c vediamo al magraid!
    michele

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  2. bravo caio, bello. c vediamo al magraid!
    michele

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  3. bravo caio, bello. c vediamo al magraid!
    michele

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  4. Grazie Michele! Niente Carso questo fine settimana, come hai visto sono tornato a Rovereto e il lungo l'ho fatto sopra casa. Contento di vederti al Magraid!

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