Quarta domenica di fila rallegrata dal regalo di una bella corsa mattutina. E terza volta consecutiva di corsa in montagna. Avrei voluto partecipare ad una gara del circuito corsa in montagna organizzato dalla SAT (Società degli Alpinisti Tridentini, in soldoni - io non lo sapevo fino a quando non sono venuto a vivere da queste parti - il CAI Trentino), ma è riservata ai tesserati. Chissà, magari il prossimo anno... ma torniamo alla domenica mattina.
Parto come al solito di buonora, l'obiettivo è un giro sul Monte Finonchio, in parte noto, in parte no. La prima ora è quasi tutta salita, alternando passo e corsa a seconda di fondo e pendenze. Poi si scende ed è lì che àrrivano "le nuvole". Già da qualche minuto sento troppi spari per i miei gusti, quando poche decine di metri avanti a me compare un cane da caccia che fiuta e abbaia. Dietro a lui l'uomo con l'arma. Ne ho lette troppe, ne ho sentite troppe. Mi fermo, lascio passare e torno sui miei passi.
Da quando corro in montagna mi sono dato la regola dell'estrema prudenza. Rispetto per il maltempo, per i tratti esposti, per il freddo, per le discese scoscese. Nessun rispetto per i cacciatori, ma rispetto per me stesso. Tredici morti in trentacinque giorni sono i numeri dall'apertura della recente stagione di caccia. Ma ci rendiamo conto? Infamia!
Il mio giro allora si interrompe. Riprendo una strada nota, avviso gli escursionisti che incontro del pericolo e mi dirigo verso tratti più urbanizzati. Purtroppo anche lì non mancano gli invasati con doppietta. Che tristezza, oggi che non ho voluto portare l'iPod sono accompagnato da chi spara e chi abbaia. Ridiscendo a Rovereto e salgo verso le colline immediatamente sopra la città, là dove non si caccia. Corro molto bene, anche il passo camminato sulle salite ripide è buono per le mie possibilità: la forma sta proprio tornando. Addirittura in discesa sto aumentando la sicurezza, pur nella scarsa qualità che mi contraddistingue.
Ne viene fuori una specie di mezza maratona trail (21 km abbondanti e 900m D+).
Correre, in sè, è stato molto bello, impreziosito da un sole autunnale che qui in Trentino è capace di vero splendore.
Ma che tristezza, che fastidio... Che c'entra in una società come la nostra una cosa come la caccia?
Parto come al solito di buonora, l'obiettivo è un giro sul Monte Finonchio, in parte noto, in parte no. La prima ora è quasi tutta salita, alternando passo e corsa a seconda di fondo e pendenze. Poi si scende ed è lì che àrrivano "le nuvole". Già da qualche minuto sento troppi spari per i miei gusti, quando poche decine di metri avanti a me compare un cane da caccia che fiuta e abbaia. Dietro a lui l'uomo con l'arma. Ne ho lette troppe, ne ho sentite troppe. Mi fermo, lascio passare e torno sui miei passi.
Da quando corro in montagna mi sono dato la regola dell'estrema prudenza. Rispetto per il maltempo, per i tratti esposti, per il freddo, per le discese scoscese. Nessun rispetto per i cacciatori, ma rispetto per me stesso. Tredici morti in trentacinque giorni sono i numeri dall'apertura della recente stagione di caccia. Ma ci rendiamo conto? Infamia!
Il mio giro allora si interrompe. Riprendo una strada nota, avviso gli escursionisti che incontro del pericolo e mi dirigo verso tratti più urbanizzati. Purtroppo anche lì non mancano gli invasati con doppietta. Che tristezza, oggi che non ho voluto portare l'iPod sono accompagnato da chi spara e chi abbaia. Ridiscendo a Rovereto e salgo verso le colline immediatamente sopra la città, là dove non si caccia. Corro molto bene, anche il passo camminato sulle salite ripide è buono per le mie possibilità: la forma sta proprio tornando. Addirittura in discesa sto aumentando la sicurezza, pur nella scarsa qualità che mi contraddistingue.
Ne viene fuori una specie di mezza maratona trail (21 km abbondanti e 900m D+).
Correre, in sè, è stato molto bello, impreziosito da un sole autunnale che qui in Trentino è capace di vero splendore.
Ma che tristezza, che fastidio... Che c'entra in una società come la nostra una cosa come la caccia?
Sabato e domenica mattina anche qui sembra di stare al fronte. Torno a ripeterlo... difficile non tifare per la lepre quando braccata da tre uomini armati e quattro cani. Che poi, sai, se a rimetterci le penne fossero solo i cacciatori... scelta loro, ma il povero escursionista che colpa ha?
RispondiEliminaGuarda, vado un po' in controtendenza. La caccia, se fatta rispettando le regole secondo me non è il male assoluto. Il problema più che la caccia sono gli allevamenti intensivi. Se non ci fossero gli allevamenti e ci procacciassimo la carne cacciando il mondo sarebbe un posto molto migliore, per noi e per gli animali ovviamente.
RispondiEliminaChe tristezza la caccia, davvero! Qua spesso liberano i fagiani allevati in gabbia... ma che soddisfazione c'è? Me lo son sempre chiesta, fin da bambina quando la domenica mattina da casa si sentivano gli spari...
RispondiEliminaBel post Caio, come sempre hai trasposto in parole una bella corsa
Baci a Chiara e Mateja
Agnese
@ Turco - già, forza lepre. Nell'Isontino è una follia, ricordo bene. Sul Carso non mancano gli sparatori.
RispondiElimina@ Drugo - non è la caccia in sé, è questa caccia fatta in mezzo alla gente, senza nessun rispetto. Ci sono situazioni e culture in cui cacciare è indispensabile. Ma da noi che senso ha? Ciò non toglie nulla alla condanna di certi allevamenti.
@ Agnese - tristezza ma anche rabbia. Poi a leggere le ultime sul tema aumenta anche la paura. Grazie per il sostegno al blog e per i baci, che spedisco subito a destinazione :-)
Certo. Ci sono delle regole anche li. Come ho scritto in precedenza, se fatta rispettando le regole è molto meno peggio di quanto si pensi. Io non sono un cacciatore, credo mai lo sarò. Ho un amico della mia età che però la pratica. Mi ha sorpreso spiegandomi come ci sono molte regole da osservare e se osservate diventa un'attività con un certo fascino.
EliminaCi penso quando mangio il petto di un pollo amazzato dopo aver vissuto 60 giorni in un allevamento con uno spazio vitale che, se gli andava bene, era di mezzo metro quadro.
Imparo cose nuove dai tuoi commenti, Drugo. Forse seguire le regole è un costume ormai dimenticato e il problema, risalendo a monte, si trova proprio lì. Nella caccia come in troppe altre cose. Gracias.
Eliminama di che società parli, di quella indottrinata dalla tv che volta la testa altrove se non la riguarda direttamente? la caccia è solo la punta dell'iceberg....
RispondiEliminaAnche la tua società è così Yogi? Troppi iceberg, troppe punte, temo.
RispondiEliminaCavolo, Emiliano, il mio fastidio di ieri sembra avere riscontri davvero impressionanti. E intanto ancora un trafiletto nascosto racconta di una nuova vittima.
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