lunedì 30 novembre 2009
Monte Baldo Virtuale
Però il Monte Baldo mi rimane in mente: in quanti abbiamo risposto all'appello? Chi fa il ritmo? Ci dividiamo in gruppi? Qual è il mio gruppo? Che cosa ci raccontiamo? Che tempo farà? Neve? Come vanno le nuovissime ghette? Mi sono vestito troppo? (Conoscendomi, troppo poco è improbabile). La caviglia tiene? E il fiato, dopo lo stop forzato? Cosa si mangia durante il terzo tempo? Di cosa si ride?
Doveva essere il mio primo trail autogestito; ce ne sarà un altro e intanto mi accontento di vedere foto e leggere commenti, un po' geloso di chi (ed io ci credo) scrive che è questo il modo più bello di fare trail.
sabato 28 novembre 2009
Si ricomincia
Percorso piatto piatto, lungo il parco dell'Adige. Parto senza GPS e cardio, voglio andare a sensazione cercando di tenere il ritmo di quando corriamo assieme Chiara ed io. Prendo l'orologio, azzero il cronometro che avevo lasciato fermo al 31'08” della caduta scavigliata (ho una insana predilezione per gesti simbolici che sono tali solo per me). Va tutto bene. Tengo il ritmo che mi sono consigliato, faccio il mio giro, in funzione anti-malocchio mi fermo a 31'08”, bevo un sorso e riparto (altro gesto). La caviglia tiene, non appoggio molto bene e questo mi indurisce un po' il polpaccio, ma mi pare normalissimo. Corro fino all'ingresso di casa: 46 minuti e 30 secondi. Che bello: ho ricominciato!
lunedì 23 novembre 2009
Arrivederci
Non sono cose di basket.
Non sono né viaggi, né presentazioni.
lunedì 16 novembre 2009
Programmi 2010
Timore perché, da quando dopo la maratona di Vienna 2009 (19 aprile) ho deciso di dedicarmi anima e corpo al trail, non mi è andata benissimo. Obiettivi autunnali: ecomaratona del Chianti, trail corto del Monte Casto e Maddalena Urban Trail lungo. Due degli obiettivi sono saltati: il Chianti e ora la Maddalena. Certo, ho ricevuto vari incoraggiamenti per non mollare su Brescia, ma fare la lunga è fuori discussione. Mi fido dei consigli medici, non devo fare altrimenti, e soprattutto vedo la mia caviglia storta. Mi rimane una speranza per la 21, magari al passo. Vedremo.
Grande voglia perché c'è davvero tanta bella roba. Intanto mi sono iscritto all'Ecotrail di Parigi, scegliendo la versione “corta” (50 km anziché 80, 20 marzo). Amo quella città, ho là dei cari amici e ci torno sempre con entusiasmo.
http://www.traildeparis.com/pages/public/index.php
Mi sarebbe piaciuto molto anche il Lyon Urban Trail (predilezioni francofile), ma cade la settimana dopo Parigi e due trasferte in così poco tempo sono davvero improbabili.
http://www.lyonurbantrail.com/course-trail-lyon/
Abbots way: 125 km sono per ora troppi, ma la versione a coppie in staffetta mi incuriosisce molto (1-2 maggio).
http://www.theabbotsway.com/
E c'è ancora tanta carne da mettere al fuoco: ci sarà tempo per scriverne. Proprio perché la carne è molta, e il fuoco sempre alto, devo stare attento a non rischiare la salute. E poi, a dirla tutta, io dei medici mi fido!
venerdì 13 novembre 2009
Longus Interruptus
Giovedì mattina. Sono riuscito a regalarmi una mezza giornata libera; l’idea era quella di andare a provare una parte del trail assieme all’amico Alessio, ma i miei momenti liberi e i suoi non coincidono. Parto allora per un allenamento sulle colline veronesi: ho in mente un percorso che, con qualche ripetizione di sentiero o qualche altra variabile dell’ultimo momento, dovrebbe portarmi a correre tra i 25 e i 30 km e un D+ intorno ai 700. Prendo il camel, i bastoncini, barretta: insomma, tutto quello che conto di avere con me a Brescia. Una vera e propria prova generale. Allaccio il GPS al polso e mi accorgo di non averlo caricato: brutto segno? Poco male, vado con il caro vecchio orologio.
Breve riscaldamento (devo necessariamente fare un tratto di città, e così bardato non passo inosservato), prima salita su asfalto, un paio di rampe su sentiero, prima discesa… crack. Comincio a scendere: conosco il tratto a memoria; davanti a me c’è un gruppo di ragazzi in passeggiata scolastica per guardare la Verona “selvaggia”; che bello – penso tra me e me elogiando il prof di turno; scarto un po’ per evitare la fila e continuare la discesa; non faccio attenzione all’appoggio, la caviglia si gira e cado. Scambio un paio di battute con ragazzi e prof, “tanto non mi sono fatto nulla, ridete pure”: balle. Provo a ricominciare a correre, ma la caviglia sinistra non tiene. Procedo al passo, imbocco un breve sentiero pensando (sempre tra me e me, ovvio): ora il dolore se ne va. Invece aumenta: sotto la scarpa compare il bozzo tipico da distorsione. Il cronometro del caro e vecchio orologio è fermo su 31 minuti e 8 secondi: memoria di una caduta. Mi appoggio ai bastoni e lentamente mi dirigo verso casa. Stupidamente non chiamo Chiara per venirmi a prendere, e mi affliggo così 40 minuti di camminata sempre più zoppicante.
Nel passato da basket ne ho viste e subite, di distorsioni. Questa non è grave, lo so: ci vorrebbe riposo, ma adesso non me lo posso proprio permettere, anzi. Maddalena Urban Tail in forte dubbio, quindi. Ghiaccio. E leggo l’articolo sulla distorsione alla caviglia pubblicato nell’ultimo numero di Spirito Trail.
Così dopo aver forzatamente rinunciato al Chianti, anche il mio secondo obiettivo di stagione si fa nebuloso.
domenica 8 novembre 2009
Real Madrid/Panathinaikos
Mi regalo un buon posto per godermi da vicino lo spettacolo. E bene ho fatto. Non bello il palazzo, Plaza de Toros accomodata alla pallacanestro che rende l'ambiente freddo e poco latino.
Dopo il primo quarto, condotto facilmente dai greci, mi scopro a pensare che sì, il Panathinaikos è macchina perfetta guidata da Spanoulis con singolare perizia. Poi Spanoulis si inceppa (ma perché tirare mai e scaricare sempre?) e la macchina perfetta si dimostra assai più quella bianca Real.
Impressioni. Servono i play che sappiano fare canestro (Prigioni e Llull, che però oggi si chiama “combo-guard”). Il pivottone, pur fortissmimo come Pekovic, davvero è indispensabile per vincere in Europa? Mi arrischio a rispondere di no, e poi sbaglierò il pronostico. Il Real maestro di “spacing”, Lavrinovic e Llull su tutti. Sono sempre più convinto che se mai dovessi fare un viaggio di studio per il basket sceglierei la Lituania prima degli USA (oltre a Lavrinovic oggi ho visto anche Kaukenas: ah, che fondamentali individuali): mi rimane sempre impressa quell'intervista (forse a Marciulionis?) in cui si spiegava che il segreto della tecnica lituana è che fin dal minibasket ti insegnano a giocare senza palla.
Alla fine vince comodo il Real. Tutti contenti, ed io me la sono goduta.
Madrid
Così ho trascorso una settimana da recluso volontario, a fare incetta di idee e informazioni, suggestioni e chiavi di lettura. Poco tempo libero, ma quel poco assai buono.
Domenica (1 novembre). Camminata in montagna (Manzanares) con F&N, magnifici e generosi ospiti. L'idea che mi ero fatto da casa era invece quella di andare a vedere il basket, Estudiantes Madrid – Barcelona; più che il basket, a dire tutto il vero, chi volevo ammirare era Ricky Rubio. Ma la proposta montagnosa ha vinto ed è stata ottima scelta.
Giovedì (5 novembre). Oggi sì, il basket. Eurolega: il nuovo Real Madrid di Messina contro i campioni d'Europa del Panathinaikos di Obradovic: lascio un post apposito.
Sabato (7 novembre). Dopo un'ultima mattinata in biblioteca, tardo pomeriggio e sera, con la già annotata ottima compagnia, a bighellonare in città, chiudendo la visita con cena eccellente. Per fortuna c'è stata una mezza giornata così, altrimenti Madrid mi sarebbe parsa più brutta di quello che è.
Correre. Un paio di mattinate molto presto al parco, grande e pulito, con percorsi vari da scegliere. Peccato per il trasferimento da casa ospitante, che comprendeva slalom tra pedoni (specie al ritorno, quando iniziavano ad uscire per lavorare) e saltelli ai semafori, il tutto condito da generose inalazioni di polveri sottili. Ed io che trovo troppo grande Verona...
venerdì 6 novembre 2009
Trail Monte Casto
La strada spiana e si ricomincia a correre. Primo ristoro al 7km, memore di antiche esperienze mi fermo e scolo una buona dose di sali, alternati a coca cola e ad un paio di pezzi di banana. Siamo in cima al Monte Casto, comincia un tratto in cresta e poi discesa, non è troppo difficile, io resto comunque a passo tranquillo. Giovanni se ne va come un licaone. Il percorso si fa più ripido, i primi della lunga (46 km, loro sono circa al 34°, noi al 9°. Sono partiti due ore prima) passano a velocità spaziale. Mi aspetto che spuntino le antenne o che diventino verdi ma no, sono uomini e non marziani.
Tengo il mio ritmo tranquillo, lascio passare i discesisti più abili e non forzo mai. Provo qualche piccola accelerazione per testare il polpaccio: tutto perfetto. Comincia un sentiero piano nel bosco, qualche breve saliscendi, strada pulita e praticamente senza fango. Qualche radice, qualche pietra, ma si può correre senza problemi.
Nuovo ristoro al 13°. Anche qui coca cola, sali e banana. Sto sempre molto bene. Ho il satellitare al polso, ma non mi serve a verificare i ritmi; non avrebbe senso. Piuttosto consulto l'altimetria e il chilometraggio. Mi rendo conto che il tratto più difficile è passato. Inizia la seconda salita, ripida ma molto più breve della prima. Qualcuno accenna a correre, io no. Rimango al passo, svelto per i miei ritmi, ma controllato. Se avrò voglia di correre, lo farò dopo. Sono con un gruppetto di trailer, teniamo in quattro/cinque lo stesso ritmo fino a quando incontriamo una di noi che non si vuol fare superare. Quando sente avvicinarsi il passo altrui, accelera e occupa il sentiero. È chiaramente in debito, tanto che in un km rischia di sbagliare strada tre volte, la avvisano da dietro. Rimango in fila: so che il prossimo ristoro è vicino (intorno al 16°). Arriva. Uva passa, sali, acqua e tè. Sto benissimo. Aspetto il momento propizio per ripartire. Voglio godermi il bosco un po' da solo, lascio andare qualcuno e qualche altro lo precedo. Mancano 5 km, dobbiamo scendere ancora 3oom, ma non so che sentiero sarà. Comincio ad accelerare, ascoltando le sensazioni. Annuso il bosco.
Sorpresa. La discesa è molto facile. Memore degli insegnamenti francesi, sposto il baricentro in avanti e mi butto. Vado forte, mi stupisco di me stesso. Supero un po' di gente e nessuno da dietro mi raggiunge. Provo a dare un'occhiata al satellitare: cavolo, la discesa è praticamente finita, ma il mio ritmo è inferiore ai 5' al km. Starò esagerando? Anche se fosse, pazienza: mancano ormai solo tre km. Ultima discesa, quasi sull'asfalto; davanti a me un trailer che tiene un buon ritmo. Passare anche lui mi sembra presuntuoso, ma dopo cinque minuti (1 km?) mi accorgo di essere proprio in forma. Allungo e me ne vado di nuovo solo; dovrebbe essere più o meno l'ultimo km. Sono in piena spinta, arrivo in paese e ho il piacere di sorridere a tutte le persone che mi incitano. Li saluto e rido da solo. Sto correndo proprio. Curva, rettilineo sul prato e arrivo. Guardo il tempo: 21 km, 900 e passa di dislivello in 2h32'. Stento a crederci. Mi fermo vicino a Chiara, qualche metro dopo lo striscione, lei sta chiacchierando con compari di corriera e ancora non mi aspettava al traguardo. Sgrana gli occhi: hai già finito? Allargo le braccia: ho già finito! Ma il prossimo anno saranno 46.
Presentazione
Credo di averne sentito parlare per la prima volta qui :
http://www.desdecuba.com/generaciony/
Comincio oggi, non so se per riprendere la vecchia abitudine di scrivere anche al di là dell'attività professionale o se per mettere ordine tra interessi e passioni. Magari condividendo.
Dedico il primo post ad una passione: Spirito Trail