mercoledì 27 gennaio 2010

Monte Baldo

Domenica dedicata alla passeggiata – o forse sarebbe più esatto escursione – sul monte Baldo. Organizzazione Giulia, amica veronese.
Ci si sveglia presto e si parte per Affi, ridente località dal vago aspetto di un centro commerciale cementificato e lì aspettiamo la connessione con altri gitanti; assieme a loro raggiungeremo in macchina Prada, elegante località di partenza della nostra dolce ascesa. Da lì su, verso il rifugio Fiori del Baldo.
C'è la nebbia, ma salendo la lasciamo sotto e per buona parte della giornata  godremo di quel panorama tutto particolare che l'altitudine disegna sovrastandola. Si vede dalla foto.

Non ho l'abbigliamento adeguato per questo andare. Se corro, sono attrezzato per qualsiasi clima, per qualsiasi temperatura. Lo sarei anche per camminare, se non avessi lasciato buona parte del guardaroba in deposito gratuito nella casa dei miei genitori. Mi manca il piumino, ma mi arrangio con un surrogato poco montano e troppo cittadino. Sono orgoglioso delle muffole lapponi che ho comprato a Stoccolma, pensando che la loro lanosa consistenza, un giorno, mi sarebbe servita non solo per aver caldo, ma anche per non aver freddo. Non passano l'esame: sono torride anche per una camminata in quota con partenza a -4°. Chissà, magari un giorno potrò provarle nello Yukon e per sentire almeno un po' della loro efficacia dovrò accoppiarle ad altri guanti. Per ora, mi godo i rivoli di sudore che fanno scendere sul palmo della mia mano.
Camminiamo. Ma per deformazione passionale, immagino sempre come sarebbe correrla. Sarebbe dura, perché si sale di continuo: senza strappi ma senza respiro. Si potrebbe fare, credo, alternando corsa e passo.  Ora c'è la neve, potrei provarla asciutta, in primavera. Tentar non nuoce.
Arriviamo. Al rifugio si mangia bene (senza esagerare affermo deciso di aver ingurgitato i migliori crauti della mia vita: devo imparare assolutamente a cucinarli così). Scialpinisiti, uomini da Himalaya, arrampicatori raccontano di possibili connessioni tra i sentieri del Baldo: saranno loro a farmi venire l'acquolina in bocca, o sono questi crauti che reclamano il bis? Niente bis, ma immagino nuove camminate, ancor più nuove corse.
Ripartiamo. La discesa di corsa risulterebbe facile, mai tecnica, mai realmente esposta. Scassa un po' le ginocchia, complice però la neve ghiacciata che talvolta toglie stabilità. Forse davvero in primavera si può fare.
Chiara cammina lesta in salita, agile in discesa: mi piace guardarla invidiando quell'equilibrio che lei ha ma io non ho. Doti naturali.
Lei mi prende in giro, a buon diritto, per il mio assurdo rapporto con i cani. Ho paura: mi basta un bastardino che mi viene incontro libero abbaiando  e mi irrigidisco. Se poi sto correndo, mi lamento e mi lagno sperando solo di sopravvivere al sicuro attacco alla gola. In montagna, solo se c'è la neve, salta qualche transistor.  Mentre salivamo, ci è arrivato incontro un cane lupo, a scorta del padrone sciatore, sbucando da un cucuzzolo nascosto e correndo come giusto per uno della sua razza. Incontro a noi. Bene, in quel contesto, mi piace vederlo correre: non ho paura, anzi mi metterei a giocare con lui immaginandomi ruzzoloni sulla neve.
Ho parlato poco e guardato molto, complice quel tipico andare da montagna che ti spinge a stare a qualche passo di distanza l'uno dall'altro, immerso nei visionari pensieri costruiti dai paesaggi.
Ho ripensato ai trailers toscani che mi dicevano: “i bastoncini li usiamo anche per andare in bagno”; continuo a dar loro ragione.
Ottima idea Giulia, grazie dell'offerta.

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