Non posso definire affatto casuale la scelta del luogo dove trascorrere le ferie d'autunno assieme a Chiara e Mateja.
Certo, sarebbe lecito scrivere che l'Alpe di Siusi è a poco più di un'ora da Rovereto, che tutti me ne hanno parlato come di un posto splendido, che ho trovato un albergo a buon mercato, che l'aria di montagna fa bene a grandi e piccini etc. etc.
Ma è molto più onesto ammettere che l'idea mi/ci frulla in testa da quando ho letto che proprio lassù è stato disegnato un "Running Park", prendendo ispirazione dai periodi di allenamento che all'Alpe trascorrono runner che più top di così non si può: leggere per credere.
E allora eccoci in partenza con la solita squadra in formazione schierata: due registi e una guastatrice si spostano da Rovereto e raggiungono l'hotel venerdì sera, troppo tardi per provare il Running Park.
Primo giorno. Basta la prima passeggiata per rendersi conto che dal nostro albergo passa uno dei tracciati del Parco Corse. Lo affrontiamo al mattino in passeggiata con Mateja nello zaino. Raggiungiamo il paesino di Siusi e il pomeriggio è bello pronto per la corsa.
Prima tappa Chiara corre e io Caio rimango a giocare con la bimbetta.
Seconda tappa viceversa. Raggiungo il laghetto di Fiè, mi attacco ad un altro sentiero del Parco, mi perdo e salgo verso una malga. Scendo e torno alla base. Sauna e cena.
Mica male, come prima giornata! La corsa è andata davvero bene: mi accorgo subito e dovrò confermare nei giorni successivi che i sentieri del Parco non sono sempre segnati benissimo. La guida lo dice: nei bivi dove bastano le indicazioni dei sentieri di montagna, quelli del Running Park non ci sono. Ma non sempre (almeno per noi due) è facile orientarsi.
Mi aspettavo tracciati più da strada e meno trail: sbagliavo e sono stato ben felice di sbagliare.
Secondo giorno. In cabinovia all'Alpe. Qui si apre il paradiso del trailer, che sotto il tabellone che porta la mappa del paradiso si cambia pronto a partire:
E parto, con l'idea di fare un sentiero che perdo quasi subito. Mi collego con un altro e mi rendo conto che secondo la scala di difficoltà raccontata nella guida al Parco "difficile" significa difficile. Sono pur sempre 2.000 metri s.l.m. e faccio davvero fatica a correre in salita, ma me la godo alla grande. Apprezzando pure il panorama:
A dire la verità, il dito che clicca è quello di Chiara, che oggi si prende la seconda frazione della nostra staffetta e mentre io passeggio con Mateja godendo del sole d'autunno corre con la macchina fotografica pronta e desta.
Sole d'autunno scrivevo... bisogna riparare gli occhi:
E dopo la doppia corsa (non prima di birra & wurstel) ci sta sempre la camminata tutti e tre assieme. E sauna e bagno turco.
Terzo giorno. Nuovo attacco al Running Park: è il turno di Castelrotto. Prima Chiara e poi Caio. Per quel che mi riguarda, finalmente seguo dall'inizio alla fine un sentiero perdendomi solo ad un bivio non segnalato in pieno bosco, ma me ne accorgo presto e risalgo sulla retta via. Fantastico davvero il trail di Castelrotto, e anche in questo caso capisco che difficile è difficile. Salite ripide e discese impervie: che goduria. Come anche i giorni precedenti, oggi pure siamo baciati dal sole, tanto che a qualcuno non par vero di pennicare godendo del tepore d'autunno:
Rimane la domanda su come abbia fatto Chiara a scattare questa foto, dato che al ritorno dal mio giro era sveglia tanto quanto la figlia!
E dopo la corsa, come sopra, ci sta sempre la camminata tutti e tre assieme (neanche a dirsi percorrendo uno dei sentieri del Running Park), sauna e bagno turco.
Il quarto giorno tocca salutare. Non c'è tempo e modo di far andare d'accordo gli orari della squadra: mi è rimasto un languorino e allora ecco che appena arrivati a casa mi regalo un paio d'ore sui monti sopra Rovereto.
In conclusione. Una goduria. Posti splendidi, corsa e relax nella migliore delle compagnie. Peccato per i segnali non sempre chiarissimi: purtroppo saremo costretti a tornare per familiarizzare con gli aspetti più nascosti del Running Park.
E peccato (in questo caso davvero) che le Salomon al mio piede proprio non si adattino. Sgrunt!
Nel ciclismo su pista c'era (c'è ancora?) una specialità che si chiama "Americana". Mi ricordo la coppia Martinello-Villa portare medaglie all'Italia, si girava in due e ci si dava il cambio in corsa agguantandosi la mano a velocità notevoli. Ecco, io e Chiara potremmo darci all'Americana, visto l'affiatamento nei cambi "uno corre l'altro gioca (a meno che non dorma)". Certo, sarebbe stato bello correre assieme, ma Mateja per ora è un po' piccola :-))