lunedì 12 settembre 2011

Carso sì, Isonzo no

Antefatto. Chiara è in giro per convegni, a Mateja e me spetta una settimana di coccole e giochi in esclusiva. Avevo dei progetti, che come spesso mi accade sono andati in fumo. Per "motivi familiari", come si scriveva nelle giustificazioni del liceo, venerdì prendo ferie e me ne vado in visita genitori (miei) e nonni (di Matj), un fine settimana lungo di sostegno al "cardiononno" comprensibilmente agitato da nuovi imminenti esami ospedalieri. Siamo molto fiduciosi, è tutto di routine, ma un po' di tremarella ci sta, e una visita quasi a sorpresa sicuro fa piacere.
Corse. Contavo di farmi una maratona in due puntate, ma i "motivi familiari" di cui sopra mi hanno stoppato alla fine della prima puntata. Mi prendo quella prima puntata come un regalo e ve la racconto.
Sabato mattina presto dopo il latte ciuppato da Mateja, parto per il Carso, con l'intenzione di provare il percorso del Trail Autogestito del Carso Isontino, che conto di riproporre tra fine ottobre e inizio novembre. Conosco bene le strade che ho scelto, ma non so quanto misurino (a occhio avrei detto 23km... che occhio! sono 22, 910). Il giro che ho scelto per il T.A.C.I. 2011 è simile a quello dello scorso anno: ho cambiato la prima metà, mentre la seconda rimane inalterata. Parto da Sagrado, salgo verso le Alture di Polazzo, scendo e risalgo nella zona "strada dei carri armati", taglio verso la "Crosara" attraverso il mio pietroso sentiero preferito, imbocco un sentierino che sbuca a pochi passi dal Cippo Corridoni (fin qui le novità), raggiungo San Martino del Carso e poi la cima del Monte San Michele. Scendo attraversando Bosco Cappuccio, risalgo costeggiando i vigneti della Tenuta Castelvecchio, scendo infine per tornare a Sagrado.
Tanti nomi che a molti di voi non diranno nulla, si tratta di zone rese famose dal Fronte della Prima Guerra Mondiale, della quale si conservano lungo tutto il tragitto numerose memorie. Sono 23 km di tutto Carso, si alternano aridi sentieri pietrosi, piccoli boschi e terra rossa. Punti panoramici permettono di vedere il Golfo di Trieste e i monti sloveni. C'è del dislivello, un costante saliscendi che il mio altimetro misura con difficoltà: servirebbe uno scarto minore per essere precisi. Mi fido del mio occhio e butto là un D+ inferiore ai 500, superiore ai 400.
Ho corso con voglia, con scarpe ormai andate e da cambiare e con due borracce a mano "all'americana". Negli ultimi km ho sofferto parecchio il caldo, che sabato picchiava davvero cattivo.
Una piccola parte del giro l'ho fatta il giorno prima con Mateja nello zaino... e mentre domenica mattina io pensavo di farmi una ventina di km lungo l'Isonzo, lei con i suoi modi chiari mi ha detto che la nanna del mattino si fa solo con papà. E nanna sia! Per l'Isonzo c'è tempo. Il resto della giornata l'abbiamo passato con nonni e amici. Ora dopo un viaggio seral-notturno, io a guidare e Matj a dormire, eccoci a Rovereto. Io faccio fatica a prendere sonno, scrivo e metto la sveglia, perché tra poco si ricomincia.

2 commenti:

  1. Spesso ho dovuto modificare i programmi causa" motivi familiari" come è capitato ( ecapiterà ancora credimi) a te,ho saltato parecchie uscite e qualche gara preparata da settimane come Ferrara 2011 quando abbiamo trascorso la notte precedente in pediatria causa febbre di Emma.
    A breve termine : incazzatura,rabbia....
    A mente fredda :dovrebbe succedere più spesso,senza andare in pediatria magari!!!!!
    Ciao e buona settimana.

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  2. Se le corse saltano per stare con la bambina, Emiliano, sono d'accordo con te: succeda pure più spesso (e senza pediatria)!

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