Parto da lontano per il post di oggi. Nel 1991 feci la mia prima "impresa" ciclistica: assieme all'amico Cristiano, diciannovenni e inconsapevoli, facemmo 120 km "alpini" su asfalto in mountain bike per arrivare al nostro campo estivo in Carnia. E poi tanta bici, fino a quando nel 1999 a Madonna di Campiglio, presero Marco Pantani con le mani nel sacco. Chiusi la tv e dissi: basta ciclismo. Smettere di seguirlo in tv mi fece perdere l'entusiasmo anche per le mie "imprese" e la bici si arrugginì.
Piano piano un po' di passione ancora... 2005 sono a Parigi e ci passo una buona parte dell'estate, Chiara sta lavorando lì e io la raggiungo per stare con lei prima e studiare il francese poi. Quest'ultimo obiettivo viene perseguito anche attraverso il Tour de France, che seguo attraverso giornali e tv, fino alla sfilata degli Champs-Élysées compresa. Mi appassiono davanti alle imprese di un corridore italiano: Ivan Basso, che arriva secondo. Compro una nuova mountain bike (la vecchia non era del tutto marcita in cantina, ma mi era stata rubata) e ricomincio. Un anno dopo, Ivan Basso è squalificato per doping. Io comincio a correre a piedi e lascio perdere la bici, che uso solo per spostarmi di qua e di là in città.
Domenica scorsa guardo in TV la tappa dello Zoncolan, terre carniche che ben conosco, Ivan Basso corre alla grande. Ora è pulito, e io gli voglio credere. Oggi il Giro è arrivato a Verona, passando davanti casa mia e me lo sono goduto dalla finestra del salotto. Prima anche una tappa all'Arena, una lungo il percorso ché la cronometro ti permette di vedere i ciclisti uno a uno.
Ivan Basso ha vinto il Giro.
Vi prego: fate che sia tutto vero.