Da qualche settimana la viabilità di Verona è stata modificata per permettere di rimettere in sesto un ponte nato per accogliere il transito di carrozze con cavalli e tormentato da camion, corriere, automobili. La valente alternativa ha, come sempre accade in questa città a misura di motore a scoppio, tenuto in gran conto le esigenze dei pedoni, meglio se passeggianti con passeggino. Tolti due semafori pedonali ed un attraversamento a strisce, per passare dall'altra parte ora serve citofonare Caronte e sperare nella sopravvivenza. La già rumorosa via sotto casa, poi, è stata trasformata in tangenziale a tre corsie. L'automobilista medio vi trova il luogo ideale per provare il proprio zeroacentoinpochisecondi pagato a peso d'oro e mai sperimentato su vie cittadine. Ho grande rispetto per i vigili che, costretti agli straordinari, con pazienza cercano di sbrogliare una matassa che si attorciglia nel proprio groviglio. Ma non ne hanno i mezzi, né la possibilità. La notte ormai è diventata dormire tra un'accelerata e l'altra, e se per miracolo qualcuno non suona nervosamente il clacson per salutare il crepuscolo e l'alba, ecco che ci sono simpatiche turbe vocianti in sosta vietata che si scambiano opinioni non a prova di alcol-test.
Leggevo da qualche parte un articolo che spiegava come l'inquinamento acustico sia una delle cause più importanti di danno cardiaco.
Ecco, al di là del fatto che tra undici giorni noi non saremo più qui, io mi chiedo perché quando si amministra la cosa pubblica non si tenga conto che un residente, un pedone, un bambino che passeggia possano averi pari dignità del suv e della macchina sportiva. E dicendo pari dignità mi vergogno di domandare così poco.