giovedì 5 marzo 2015

L'ispirazione da Nick Hornby. Ultima possibilità?

Per la terza volta ci riprovo, potrebbe essere l'ultima o invece rappresentare davvero la rinascita del rapporto tra me e il blog.
Perché non scrivo più? Domanda di facile risposta: perché scrivo molto altrove e il tempo è quello che è. Ma non basta. Questo blog è nato per raccontare delle mie corse, che sono drasticamente diminuite in quantità e qualità. Come scriveva tempo fa in un commento il mio amico Max, io non sono solo uno che corre, la logica conseguenza è che posso scrivere di altro. Ha ragione.

Sto leggendo "Una vita da lettore", di Nick Hornby. Il libro raccoglie quello che Hornby ha scritto per una rubrica letteraria pensata in forma di diario. Quello che ha letto, quello che le letture hanno ispirato e in aggiunta le altre cose che, mese dopo mese, hanno segnato la sua esperienza. Molto interessante. Mi sono detto: lo faccio anch'io, tengo un diario e poi mi sono ricordato di essere, o essere stato, un blogger. 
Proviamoci.

Libri
In questi mesi ho letto parecchio, e varie cose di grande qualità. Ne scelgo due più Hornby. 
Michael Punke, Revenant. Un libro western, la mia passione. Gran bella storia, tanto che ne farà un film addirittura Alejandro González Iñárritu. La storia vera di Hugh Glass, che sopravvive all'attacco di un orso. Sono rimasto attaccato al racconto, mi sono immaginato la natura selvaggia e la vita dei trapper. Eccezionale. 
Joe Lansdale, La foresta. Un libro western, la mia passione, scritto da Lansdale, il mio preferito. Come quello di Punke, anche questo è il racconto di un inseguimento. Brutale più del solito, Lansdale, forse persino troppo. Ma è talmente bravo che mi riesce difficile discuterlo.  

Musica.
I 9,99 euro che mensilmente verso a Spotify sono tra i soldi meglio spesi della mia carriera di cliente. Sembra un sogno: accedere a una quantità clamorosa di musica senza problemi e potersela ascoltare comodamente in cuffia on e offline.
Ho una predilezione per le voci femminili, ma questa predilezione mi induce a essere più esigente con le voci femminili di quanto non sia con quelle maschili. Non so perché, ma così è. Ecco perché I Will Not Be Afraid di Caroline Rose e Small Town Heroes di Hurray For The Riff Raff entrano nella mia playlist con la notevole probabilità di non uscirne più. 

Sport
Il grande difetto del Football Americano è che la stagione è troppo breve. Lo ammetto, quello che definisco "sport perfetto" diventa il protagonista delle mie serate libere per parecchi mesi, tanto che anche lui può essere uno dei motivi del mio distacco dal blog.
La cosa più bella che ho visto è Seattle-Green Bay, la partita che mi ha fatto capire come si possa concretamente descrivere l'infinitesimale, quella misura inafferrabile che talvolta separa la sconfitta e la vittoria.
La cosa più brutta che ho visto è Denver-Indianapolis, anche perché non capisco cosa spinga un esercito di tweettatori italiani a insultare un giocatore, Peyton Manning, solo perché perde.

Corsa. Mica la posso dimenticare... 
Quale sia la più bella corsa del 2015 mi riesce facile dirlo. Per emozioni, percorso e compagnia dovrei scrivere il Trail Autogestito "Te la do io Venezia by night". Ma la verità è che quella è stata più una splendida serata che una splendida corsa. Perché ho dovuto accorciarla e lasciarla convivere con un ginocchio dolorante. Quindi, no, non lei ma piuttosto un giro solito, poco impegnativo per km e dislivello: quello che ho fatto qualche giorno fa attorno al Bosco della Città a Rovereto. La prima corsa senza dolori al ginocchio. Speriamo bene. 


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