Dieci/quindici giorni tra un post e l'altro mi sembrano un tempo più che ragionevole per il nuovo format del blog. Serve un po' di tempo per leggere, ascoltare e correre. Non che questo incipit voglia prevedere una regolarità che so bene essermi irraggiungibile. Era tanto per riallacciare il filo.
Libri
In questo tempo ho letto varie cose brutte, lo ammetto. Comincio (e finisco) da quanto leggo per lavoro, che spesso coincide con il piacere. Non in questo caso. La differenza è: se per i romanzi il lettore può/deve esercitare il diritto di interruzione, per i saggi qualche volta non lo può fare. Siccome sempre più di frequente gli autori che studio poi anche li conosco, siccome il blog è cosa pubblica e io non sono Tafazzi non dirò certo di chi sto per scrivere. Niente titoli. Però cerco di raccontarvi due tipi di autore.
Uno. Chi non ha nulla da dire ma siccome ha un contratto con una casa editrice cerca di dirlo comunque. Allora prepara un collage di cose già scritte e di citazioni altrui e prova a mescolarle usando come collante uno stile personale, il che spesso fa rima con pretenzioso. Non funziona mai, però magari vendi. A me per fortuna questa cosa qui l'hanno regalata, quindi almeno non ho speso.
Chi deve ricordarti quanto è bravo, continuando a ripetere alla noia che nella storia nulla è come sembra, cercando soluzioni narrative che vorrebbero sorprenderti ma non ci riescono. E poi si rintana di continuo dietro l'autorità, citando a profusione "mostri sacri" che hanno studiato prima di lui, e siccome loro non possono sbagliare, di conseguenza... . Questa cosa qui l'ho comprata perché sembrava promettente. Sembrava.
Ovvio che poi ho letto anche cose davvero molto ben fatte. Tra queste, uno dei più interessanti libri dedicati agli indiani d'America tra quelli che mi sono fatto capitare sotto gli occhi: Rani Henrik-Andersson, The Lakota Ghost Dance of 1890. Bella anche la storia dell'autore, un ricercatore finlandese che è riuscito a fare della sua passione il proprio lavoro.
Infine, c'è la soddisfazione dei fumetti. Ma di quelli scrivo in futuro.
Musica
Ribadisco il mio entusiasmo per Caroline Rose e Hurray for the Riff Raff. Caroline è al disco d'esordio, dunque non posso che passarlo e ripassarlo senza mai stufarmi. Ho dato un'occhiata al suo tour: è tutto americano, chissà mai che uno di noi due non varchi l'Oceano. Hurray invece è un gruppo con qualcosa in carniere, dunque ho potuto e posso andare alla ricerca del passato senza esserne per niente deluso. Tutt'altro.
Una presenza fissa nella mia playlist è Tony Joe White. Qualche mese fa guardando il David Letterman Show ho sentito una cosa davvero incredibile, il buon vecchio Tony Joe (classe 1943) che suona la chitarra e canta. Ad accompagnarlo un gruppuscolo spalla, i Foo Fighters. Alla fine della canzone David Lettermann sbrocca e, giustamente, si lascia andare dicendo che Tony Joe può dire a tutti "Kiss my Ass". Ecco, da quella visione in poi Tony Joe lo sto frequentando con immensa soddisfazione.
Vi incollo sotto il link del Letterman.
Corsa
Si procede con calma. Due, tre uscite a settimana di un'oretta e poco più. Mai su asfalto, mai sul piano. Plausibile che per il ginocchio eternamente infiammato non sia la ricetta perfetta. Però io corro per divertirmi e così mi diverto. Miracolosamente, il ginocchio continua a dare segni sensibili di miglioramento.
Credo che anche quest'anno il mio appuntamento principale sarà il Circuito di Corsa in Montagna della SAT (Società Alpinistica Tridentina). Non cerco altro. Corse brevi ma intense, verso su.