Il viaggio argentino sta per finire. Tra qualche ora si riprende la strada. Sarà un pullman Mar del Plata-Buenos Aires, sarà un volo Buenos Aires-Parigi, sarà un volo Parigi-Verona, sarà, la cosa più bella, una macchina che mi viene a prendere per il Verona-Rovereto.
Non mi dispiace affatto tornare, anzi. La qualità della seconda parte della permanenza è andata in calando, per vari motivi.
Raccontiamola. Ho trascorso un paio di serate turistiche a Buenos Aires, la prima a vedere un concerto di tango (musica senza ballo), la seconda allo stadio. Entrambe belle. La partita era Racing Avellaneda-River Plate. Sono andato con un'agenzia, unico italiano in gruppo USA, così ho approfittato per parlare un po' di football. "A wild experience", l'ha definita il mio vicino Dean, giovane da Chicago. E già. Perché per i tifosi argentini la partita mi è parsa un'esperienza fisica. Cantano, ballano, gridano, si muovono di continuo, ridono si arrabbiano. Di tutto. Sempre un gran rumore. Il Racing non aveva ancora vinto in casa, e domenica ha vinto, così noi turisti siamo divenuti i beniami del settore. Ci hanno chiesto di tornare o almeno di lasciare le nostre foto sui seggiolini. Non mi chiedo cosa sarebbe successo se fosse andata male. Probabilmente niente.
Poi l'incontro più bello e ricco sul piano professionale, una conferenza di Benedetta e mia all'Istituto di Storia Religiosa dell'Università di Buenos Aires. Davvero molto arricchente, sembra che le nostre idee abbiano piantato il seme per ulteriori collaborazioni, già più presenti che future.
A Mar del Plata, raggiunta con un comodissimo bus, tutta un'altra storia. Qui ho partecipato, stavolta da solo, ad un convegno tanto grande quanto mal riuscito. Il simbolo è un gruppo di prof spagnoli che si ascoltano a vicenda e poi vanno in giro per la città, senza dare il minimo credito agli altri. Basti questo. Peccato, perché ho prolungato il viaggio apposta ed è stato un prolungamento senza frutto, non fosse per la fortunata coincidenza di poter riprendere il dialogo con due colleghe salutate a Buenos Aires e reincontrate qui.
Mi rimane un grosso dubbio. Montezuma viveva migliaia di km a nord. Che c'entro io con la sua vendetta, io che me ne sto buono nel profondo sud? Perché lo fai? Ecco, me ne torno a casa avendo saltato una quantità di pasti imbarazzante, avendo perso asados su asados, senza un briciolo di forza per correre in riva all'Oceano. Comunque, Montezuma, non ti serbo rancore. Hai sempre ragione tu.
Poi l'incontro più bello e ricco sul piano professionale, una conferenza di Benedetta e mia all'Istituto di Storia Religiosa dell'Università di Buenos Aires. Davvero molto arricchente, sembra che le nostre idee abbiano piantato il seme per ulteriori collaborazioni, già più presenti che future.
A Mar del Plata, raggiunta con un comodissimo bus, tutta un'altra storia. Qui ho partecipato, stavolta da solo, ad un convegno tanto grande quanto mal riuscito. Il simbolo è un gruppo di prof spagnoli che si ascoltano a vicenda e poi vanno in giro per la città, senza dare il minimo credito agli altri. Basti questo. Peccato, perché ho prolungato il viaggio apposta ed è stato un prolungamento senza frutto, non fosse per la fortunata coincidenza di poter riprendere il dialogo con due colleghe salutate a Buenos Aires e reincontrate qui.
Mi rimane un grosso dubbio. Montezuma viveva migliaia di km a nord. Che c'entro io con la sua vendetta, io che me ne sto buono nel profondo sud? Perché lo fai? Ecco, me ne torno a casa avendo saltato una quantità di pasti imbarazzante, avendo perso asados su asados, senza un briciolo di forza per correre in riva all'Oceano. Comunque, Montezuma, non ti serbo rancore. Hai sempre ragione tu.