lunedì 21 novembre 2011

L'Internazionale... Inghilterra-Argentina

Eccoci rientrati da un fine settimana lungo londinese.
Eccomi in procinto di ripartire domani mattina, destinazione Mar del Plata, via Buenos Aires.
A Londra siamo andati a vacanzare, Chiara, Mateja ed io. Siamo stati coccolati ospiti di Cristina, cugina di Chiara e cugina pure mia, da tanto ci troviamo allegramente in sintonia. Abbiamo passato tre giorni di relax, senza fare granché i turisti ma godendo della buona compagnia. Un posto nuovo però l'abbiamo visitato, Kingston, che mostrandosi di sfuggita attraverso la nebbia ha rivelato un aspetto davvero interessante. E poi in giro per i parchi, che è sempre un bel girare.
Mateja si è divertita, ha riso tanto e spesso, e si è pure guadagnata la definizione "a lot of work", copyright Fiona (coinquilina di Cristina), che detto per inciso cucina il miglior Banana Cake che io abbia mai mangiato. Mi farò dare la ricetta.
Insomma: pur adeguando i ritmi alla più piccola del gruppo, abbiamo avuto tutto il tempo per spassarcela. E per me è stata anche un'occasione per annusare il territorio che mi vedrà spettatore invasato delle prossime Olimpiadi. Non vedo l'ora.
Domani riparto, questa volta da solo, visto il motivo e la lunghezza del viaggio. Vado a Mar del Plata. Verona-Francoforte-Buenos Aires in aereo. Poi Mar del Plata in pullman. Perché? Perché in questa città argentina sull'Atlantico si svolge ogni anno un congresso di storici dell'età moderna. Ho inviato mesi fa la mia candidatura per presentare una relazione al congresso, è stata accettata e io vado a raccontare di gesuiti che viaggiano, predicano e insegnano. Vado ad ascoltare cosa si studia al di là dell'Oceano, a confrontare le mie ricerche con quelle di colleghi europei e sudamericani. Vado a conoscere cose e soprattuto persone. Vado a vedere un altro mondo, che mi interessa e incuriosisce tanto. Non avrò occasione di fare turismo, ma il mio lavoro mi piace talmente tanto che sarà molto divertente.
Parentesi corsa. Dopo il TA del Carso, mi sono fermato, anche per far sfiammare il piedino offeso dalle Salomon (ho comprato le Montrail Badrock, ottime sensazioni al TA). Pensavo di stoppare a lungo, evitando di portare le scarpe a Londra e Mar del Plata. Poi però a Londra Cristina si è offerta di accompagnare Mateja a fare un giro in passeggino, così che Chiara ed io potessimo correre assieme... e siccome non è che le scarpe proprio non le avessi... insomma, me le porto anche in Argentina. Tanto là è estate e il bagaglio è leggero.
E dopo il capolavoro dei Clash, io potrei cantare "London CORRING" a voce stonata.

martedì 15 novembre 2011

TA del Carso Isontino: è stato bello

Certo, sento questo Trail Autogestito come una mia creatura, ma solo perché l'idea di farlo è venuta a me. Perché poi l'idea si concretizzi, serve l'aiuto di molte persone. Specie se il percorso che proponi è a 300km da dove abiti. E serve alla fine che l'idea piaccia e venga messa alla prova.
E allora...


Grazie agli amici Cristiano, Gis, Stefano e Lara che si sono spesi per organizzare camminata e ristoro con té caldo, oltre che farci trovare tutto pronto per il Terzo Tempo.
Grazie a Michele, che pur non potendo correre è stato con noi e ci ha raccontato storie della Prima guerra mondiale.
Grazie al parroco di Sagrado, don Giovanni, che ci ospita nella sua sala senza chiedere mai nulla in cambio.
Grazie a tutti quelli che hanno corso, camminato e mangiato. E siccome sono più di quaranta, non faccio l'elenco dei nomi.
Grazie ai tanti bambini, che sono dispensatori di incondizionata allegria.
Qualcuno lo avrò dimenticato di certo: scusatemi.
Un vigoroso abbraccio a chi, magari aspettando da tempo l'appuntamento, per acciacchi fisici o problemi organizzativi non è stato con noi ma ci sarà nel 2012. 

Mi sveglio e guardo fuori dalla finestra di quella che per parecchi anni è stata casa mia: c'è il sole, un sole davvero bello. Le previsioni questa volta non mentono: un'occhiata al Carso e i colori sono davvero accesi. 
Appuntamento alla stazione di Sagrado alle 9.30, ci sono quasi tutti gli attesi: manca qualcuno ma altri si sono aggiunti all'ultimo momento. Partiamo con un po' di ritardo, dopo aver atteso chi la domenica mattina fa un po' di fatica: prima di chi corre, si avvia chi cammina. 




Proprio la condivisione carsolina di corridori e camminatori è quello che mi piace del nostro TA: mi pare un bel modo per condividere la domenica tra amici, familiari, grandi e piccini.
Noi che corriamo andiamo subito a vedere i colori del Carso. Ci stanno le soste, perché ad ogni bivio ci si aspetta, cercando di rispettare l'andatura del meno veloce... altrimenti che stare insieme sarebbe? Fa caldo per essere novembre, qualcuno si veste troppo ma troverà buoni samaritani disposti a mettere nello zaino gli indumenti inutili. 




Il gruppo è davvero composito: si va da chi ha vinto due volte la Spartathlon, a chi è arrivato nei primi venti al Tor des Geants, a chi al massimo ha corso una decina di km. Il percorso che ho disegnato racconta di 23km e 450m D+, su terreno sempre ondulato e dunque spesso faticoso. Possibili anche alcuni tagli che tolgono, credo, non più di quattro km al tutto. Si potrebbe tagliare anche di più, ma nessuno lo farà.
La tavolozza del Carso è davvero ricca:




Arriviamo al Cippo Corridoni, dove Michele ci regala un graditissimo intermezzo storico. Michele che avrebbe dovuto correre ma trailando sull'Etna ha messo male una caviglia. Peccato.
Lo scorso anno il Cippo non faceva parte del percorso, ho scoperto dopo un piccolo sentierino che permette una bella deviazione togliendo di torno km di asfalto. Tutto merito di chi questi sentierini li ritrova, pulisce e mantiene agibili. Chapeau!




Ripartiamo per raggiungere San Martino del Carso, dove (neanche avessimo sincronizzato gli orologi!) ci incontriamo con il gruppo camminatori per un tè caldo e una visita al Museo della Grande Guerra. Qui purtroppo abbiamo le prime defezioni, ma grazie a chi è arrivato fin qui, mentre il resto del gruppo è bello tonico per salire in cima al San Michele e da qui godersi lo spettacolo del Golfo di Trieste, un anno fa negato da nubi bassissime.
Corriamo il sentiero "32 cippi", memoria del fronte della Prima guerra mondiale, ragazzini a spararsi a vicenda senza sapere perché. E chi li mandava al macello è ricordato con il nome di una piazza... brutte cose, da tenere a memoria per cercare di cambiarle.
Arriviamo all'altro versante del San Michele, quello che guarda l'Isontino.




Poi si scende, attraverso il coloratissimo Bosco Cappuccio. E si risale, per poi scendere e risalire, in un nervoso alternarsi di piccole rampe e brevissime picchiate. A terra sassi e foglie d'autunno, ma nessuno inciampa, nonostante il bosco inviti a farsi guardare.




Manca poco ormai, il tempo di lasciare da parte una discesa tutta asfaltata per l'ultimo sentiero di giornata. E arriviamo dopo più di tre ore di corsa cazzeggiata e divertente. Tutto d'un Carso!
E alla fine: se magna se bevi e se va in pajon!




Considerazioni finali
Gli amici che hanno preparato i tavoli per il III Tempo avevano calcolato 40 coperti: non sono bastati!
Mi spiace che qualcuno abbia rinunciato pensando fosse una cosa ristretta, per pochi eletti. No no no! Il TA è per tutti.
E per renderlo ancora più agevole, il prossimo anno (perché un prossimo anno ci sarà) mi piacerebbe molto riuscire a formare due gruppi, a due andature diverse, così da accogliere anche chi non si sente pronto ai 23 km e per affrontarli ha bisogno di calma. Certo, se superiamo di brutto i quaranta sarà complicato trovare il posto per l'abbuffata finale, ma risolveremo.
Il mio album fotografico completo è qui.
Quello dell'amico Alessandro "Mammut" qui.


"Rubo" dall'album del Mammut la fotografia che saluta questo post, mettendoci come didascalia un ringraziamento a nonna Giù, che con il suo babysitteraggio ci ha permesso di correre assieme!
La Bella e la Bestia (mi riferisco al fisico, mica all'estetica).



domenica 6 novembre 2011

Coincidenze di corsa

Come quest'anno è accaduto davvero di frequente, anche la programmazione trail di oggi è andata a farsi benedire. Ma...
La mia prima idea era quella di correre in provincia di Varese il Trail delle Terre di Mezzo, visto che il tipo di percorso, a leggerlo sul web, è proprio quello che prediligo: ondulato e collinare. Ma la trasferta lombarda già da un paio di settimane si è rivelata troppo difficile da organizzare e gestire.
La seconda idea era quella di correre sul versante veronese del Monte Baldo un Trail Autogestito. Idea questa che è rimasta viva fino al suono della sveglia di stamane: ore 6.30. Dopo una notte dormita non benissimo (ultimamente capita, purtroppo, e non posso certo incolpare la piccola dormigliona di casa) il quadro di pioggia e nubi che si mostra dalla mia finestra mi induce a desistere. Il Monte Baldo è ricoperto da nuvole nere.
A me piace molto correre sotto la pioggia. Non più tardi di venerdì sono riuscito a regalarmi il giro del Monteghello sotto l'acqua battente, e mi sono davvero divertito. In montagna, in luoghi che non conosco e in un momento di forma certo non brillante però ho scelto di lasciar perdere.
Ormai sono sveglio, quindi faccio una colazione assai leggera con Mateja e quando Chiara si alza sono pronto a partire per una quindicina di km asfaltati sulla ciclabile. Per farli in compagnia, provo a mandare un messaggio al trailer vicino di casa, Gio, con il quale "enne" volte ci siamo detti di andare a correre assieme e ancora mai abbiamo realizzato il progetto. Ed eccola la coincidenza fortunata: mi risponde dicendomi di essere appena partito (cento metri da casa) per un giro "Sui dinosauri", ovvero nella parte di montagna sopra Rovereto che più mi piace e che ancora non conosco a sufficienza. 
Cambio rapidissimo e lo raggiungo. Gran divertimento! In compagnia, chiacchierando, correndo e camminando proprio me la spasso. E il chiacchierare è stato davvero incessante, un valore aggiunto all'uscita. Saliamo sulla strada asfaltata verso il sentiero dei dinosauri, Gio mi mostra nuovi sentieri e via di puro trail.  Scopro tante vie interessanti: la mia nuova Rovereto offre davvero un sacco di opportunità. Andiamo di buon passo in salita e di corsa in piano. Con grande piacere  poi mi metto sulle sue tracce (di Gio, non di quelle del dinosauro) per imparare come si va in discesa: prendo nota dei consigli.
Il tempo ci risparmia, solo qualche goccia di pioggia (e mentre ora scrivo fuori diluvia) e un po' di vento, ma ho la giacca giusta. Il buon abbigliamento fa la differenza. Pure le scarpe Salomon, che davvero sono troppo rigide per il mio piedino, dimostrano una grandissima tenuta sul bagnato. Alla fine saranno 21km, più di 700m di dislivello fatti con calma in tre orette scarse. Arrivo a casa piuttosto stanco e supersoddisfatto. Bagno caldo rigenerante e pomeriggio a giocare con Matj sul tappeto.
Da quando è arrivata la giovane infanta è molto raro che io riesca a correre in compagnia. Ma davvero è un modo di andare con una marcia in più.
E domenica prossimo si parte per il TA del Carso Isontino.
Per gli interessati, tengo in continuo aggiornamento il post dedicato.

martedì 1 novembre 2011

Alpe di Siusi - ponte di corsa

Non posso definire affatto casuale la scelta del luogo dove trascorrere le ferie d'autunno assieme a Chiara e Mateja.
Certo, sarebbe lecito scrivere che l'Alpe di Siusi è a poco più di un'ora da Rovereto, che tutti me ne hanno parlato come di un posto splendido, che ho trovato un albergo a buon mercato, che l'aria di montagna fa bene a grandi e piccini etc. etc.
Ma è molto più onesto ammettere che l'idea mi/ci frulla in testa da quando ho letto che proprio lassù è stato disegnato un "Running Park", prendendo ispirazione dai periodi di allenamento che all'Alpe trascorrono runner che più top di così non si può: leggere per credere.
E allora eccoci in partenza con la solita squadra in formazione schierata: due registi e una guastatrice si spostano da Rovereto e raggiungono l'hotel venerdì sera, troppo tardi per provare il Running Park. 
Primo giorno. Basta la prima passeggiata per rendersi conto che dal nostro albergo passa uno dei tracciati del Parco Corse. Lo affrontiamo al mattino in passeggiata con Mateja nello zaino. Raggiungiamo il paesino di Siusi e il pomeriggio è bello pronto per la corsa.
Prima tappa Chiara corre e io Caio rimango a giocare con la bimbetta. 
Seconda tappa viceversa. Raggiungo il laghetto di Fiè, mi attacco ad un altro sentiero del Parco, mi perdo e salgo verso una malga. Scendo e torno alla base. Sauna e cena.
Mica male, come prima giornata! La corsa è andata davvero bene: mi accorgo subito e dovrò confermare nei giorni successivi che i sentieri del Parco non sono sempre segnati benissimo. La guida lo dice: nei bivi dove bastano le indicazioni dei sentieri di montagna, quelli del Running Park non ci sono. Ma non sempre (almeno per noi due) è facile orientarsi.
Mi aspettavo tracciati più da strada e meno trail: sbagliavo e sono stato ben felice di sbagliare.
Secondo giorno. In cabinovia all'Alpe. Qui si apre il paradiso del trailer, che sotto il tabellone che porta la mappa del paradiso si cambia pronto a partire:
E parto, con l'idea di fare un sentiero che perdo quasi subito. Mi collego con un altro e mi rendo conto che secondo la scala di difficoltà raccontata nella guida al Parco "difficile" significa difficile. Sono pur sempre 2.000 metri s.l.m. e faccio davvero fatica a correre in salita, ma me la godo alla grande. Apprezzando pure il panorama:
A dire la verità, il dito che clicca è quello di Chiara, che oggi si prende la seconda frazione della nostra staffetta e mentre io passeggio con Mateja godendo del sole d'autunno corre con la macchina fotografica pronta e desta. 
Sole d'autunno scrivevo... bisogna riparare gli occhi:
E dopo la doppia corsa (non prima di birra & wurstel) ci sta sempre la camminata tutti e tre assieme. E sauna e bagno turco.
Terzo giorno. Nuovo attacco al Running Park: è il turno di Castelrotto. Prima Chiara e poi Caio. Per quel che mi riguarda, finalmente seguo dall'inizio alla fine un sentiero perdendomi solo ad un bivio non segnalato in pieno bosco, ma me ne accorgo presto e risalgo sulla retta via. Fantastico davvero il trail di Castelrotto, e anche in questo caso capisco che difficile è difficile. Salite ripide e discese impervie: che goduria. Come anche i giorni precedenti, oggi pure siamo baciati dal sole, tanto che a qualcuno non par vero di pennicare godendo del tepore d'autunno:
Rimane la domanda su come abbia fatto Chiara a scattare questa foto, dato che al ritorno dal mio giro era sveglia tanto quanto la figlia!
E dopo la corsa, come sopra, ci sta sempre la camminata tutti e tre assieme (neanche a dirsi percorrendo uno dei sentieri del Running Park), sauna e bagno turco.
Il quarto giorno tocca salutare. Non c'è tempo e modo di far andare d'accordo gli orari della squadra: mi è rimasto un languorino e allora ecco che appena arrivati a casa mi regalo un paio d'ore sui monti sopra Rovereto.

In conclusione. Una goduria. Posti splendidi, corsa e relax nella migliore delle compagnie. Peccato per i segnali non sempre chiarissimi: purtroppo saremo costretti a tornare per familiarizzare con gli aspetti più nascosti del Running Park.
E peccato (in questo caso davvero) che le Salomon al mio piede proprio non si adattino. Sgrunt!
Nel ciclismo su pista c'era (c'è ancora?) una specialità che si chiama "Americana". Mi ricordo la coppia Martinello-Villa portare medaglie all'Italia, si girava in due e ci si dava il cambio in corsa agguantandosi la mano a velocità notevoli. Ecco, io e Chiara potremmo darci all'Americana, visto l'affiatamento nei cambi "uno corre l'altro gioca (a meno che non dorma)". Certo, sarebbe stato bello correre assieme, ma Mateja per ora è un po' piccola :-))