Consiglio di lettura? Davvero non lo so, se vale la pena. Io ne scrivo, voi leggete e decidete.
Scritto da Stefano Marelli, il romanzo narra di Sauro, un ragazzo italiano che vivacchia in Sudamerica e conosce un vecchio barbone mezzo stregone che gli racconta la propria storia. Nesto Bordesante, il nome comunque falso del vecchio, è stato un grande calciatore del passato che ha fatto e perso fortuna con il suo sport. Cresciuto in orfanotrofio, campione in Argentina, simbolo di una squadra fascista, dimenticato dopo la guerra e rovinato dal demone del gioco.
Se mi chiedessero chi sia stato il miglior prof. dei tanti che mi hanno insegnato qualcosa risponderei quello di Storia dell'Arte nel corso di laurea in storia. Riuscì a farmi comprendere aspetti di una disciplina che ero convinto non mi interessasse. L'ho presa alla larga, eh? In una delle visite guidate che facevano parte del corso ci fermammo davanti un quadro dal quale una bambina piantava due occhioni enormi nello sguardo di chi, a sua volta, la guardava. Prima ancora che io potessi dare un nome a quella scelta estetica, che comunque mi aveva colpito, ecco che il prof. la definì per ciò che era "Effettaccio da quattro soldi", invitandoci a concentrare l'attenzione su altri aspetti del dipinto.
Ecco il link con il libro di cui parlo.
"Effettaccio da quattro soldi" è quanto mi viene da dire se penso allo stile, infarcito di manierismi, ammiccamenti al lettore e un utilizzo inadeguato del turpiloquio. Non è questione di essere bacchettoni. Per fare un esempio, nel magnifico Lansdale il parlare rozzo ha un senso compiuto e per questo non disturba. No, la mia è un'annotazione puramente di stile. Seguendo l'insegnamento di cui sopra, cerchiamo allora di spostare l'attenzione su altri aspetti. La storia è bella, avvincente, tanto che il libro (anche perché è corto) si legge alla svelta e senza fatica. La vicenda è ben costruita, alcuni personaggi possono rivelare bene il senso di un'epoca, specie quelli collocati cronologicamente nell'immediato dopoguerra. Nella rappresentazione riescono però molto meglio i comprimari dei protagonisti. L'esempio di obiettivo non raggiunto nel disegno del personaggio è, a mio parere, Martina, la similcompagna di Sauro.
A rivedere il post mi rendo conto che sono più le note negative di quelle positive. E dunque? Non mi spiego come abbia fatto ad avvincermi così tanto, questo libro. Si vede che il suo pregio sta proprio lì: sa farsi leggere volentieri.
Ne avete capito qualcosa?
Forse si possono definire perfette pagine da ombrellone. Meglio prenderle in biblioteca che comprarle, direi. Io il libro l'ho comprato. Ma sul Kindle.