Prendetevi un minuto e diciannove secondi per guardare questo filmato, che ho preso dalla impareggiabile Serie TV "BORIS"
Grande metafora, questa di Boris.
Io ero un grande lettore della Gazzetta dello Sport, poi con gli anni il mio favore verso la Rosea ha sofferto un declino inarrestabile, anche se non totale. Le ragioni sono due: l'irruzione massiccia del gossip e il decadimento della qualità degli articoli. Un decadimento che la settimana scorsa ha trovato il suo emblema. Ero stanco di leggere libri sul Vaticano e mi sono detto: nel mio tragitto in treno oggi mi regalo una Gazzetta. E vai. Scorro e trovo un articolo che mi pare interessante: parla delle differenze tra il calcio italiano e quello di altri paesi europei. Lo leggo. Scrivono che in Inghilterra e in Germania è incrementato del tot %. In Italia meno, ma sempre meglio che in Francia. Ahi, mi dico. Sono stato disattento. Rileggo. Appunto, scrivono che in Inghilterra e in Germania l'incremento del tot % eccetera. Ahi, mi dico. Sono stato disattento. Rileggo per la terza volta. E scopro di non essere stato per niente distratto. Capita proprio che non ci sia alcuna spiegazione: cosa è incrementato? A cosa si riferisce quella percentuale? Non è scritto. Ai movimenti economici? Ai risultati sportivi? Agli spettatori? Al numero di arbitri rinchiusi negli spogliatoi durante l'intervallo? Al tempo passato dai calciatori davanti allo specchio? Non è scritto. Ci sono numeri e non si dice a cosa riferiscano. Ecco, è un articolo che sarebbe piaciuto a René Ferretti, il regista di Boris. Deposito il giornale nella raccolta differenziata della carta e riprendo a leggere i libri sul Vaticano.