mercoledì 11 giugno 2014

La faccia così, a kzz di cane. Avventure di un lettore rosa

Prendetevi un minuto e diciannove secondi per guardare questo filmato, che ho preso dalla impareggiabile Serie TV "BORIS"
 
 
Grande metafora, questa di Boris.
Io ero un grande lettore della Gazzetta dello Sport, poi con gli anni il mio favore verso la Rosea ha sofferto un declino inarrestabile, anche se non totale. Le ragioni sono due: l'irruzione massiccia del gossip e il decadimento della qualità degli articoli. Un decadimento che la settimana scorsa ha trovato il suo emblema.  Ero stanco di leggere libri sul Vaticano e mi sono detto: nel mio tragitto in treno oggi mi regalo una Gazzetta. E vai. Scorro e trovo un articolo che mi pare interessante: parla delle differenze tra il calcio italiano e quello di altri paesi europei. Lo leggo. Scrivono che in Inghilterra e in Germania è incrementato del tot %. In Italia meno, ma sempre meglio che in Francia. Ahi, mi dico. Sono stato disattento. Rileggo. Appunto, scrivono che in Inghilterra e in Germania l'incremento del tot % eccetera. Ahi, mi dico. Sono stato disattento. Rileggo per la terza volta. E scopro di non essere stato per niente distratto. Capita proprio che non ci sia alcuna spiegazione: cosa è incrementato? A cosa si riferisce quella percentuale? Non è scritto. Ai movimenti economici? Ai risultati sportivi? Agli spettatori? Al numero di arbitri rinchiusi negli spogliatoi durante l'intervallo? Al tempo passato dai calciatori davanti allo specchio? Non è scritto. Ci sono numeri e non si dice a cosa riferiscano. Ecco, è un articolo che sarebbe piaciuto a René Ferretti, il regista di Boris. Deposito il giornale nella raccolta differenziata della carta e riprendo a leggere i libri sul Vaticano. 

martedì 3 giugno 2014

Da dove comincio? Ma dal basket di Eurolega!

Ho scritto proprio qui che serve dare una mossa al blog.
Da dove ripartire?
Dalla corsa in montagna che quest'anno riesco a praticare con continuità e soddisfazione?
Dagli articoli da vaticanista (che corre) che sempre più spesso mi capita di scrivere?
No, cominciamo dal primo amore sportivo. 
Due settimane fa sono stato a Milano con un grande amico amante della pallacanestro tanto quanto me. Obiettivo: godersi le Finali di Eurolega. Per chi non lo sapesse, la Champions League del basket (che similitudine blasfema, ma cosa non si fa per farsi capire!) finisce così: dopo un paio di gironi e un turno a eliminazione diretta restano in quattro e si giocano tutto in tre giorni. Semifinali al venerdì, finali alla domenica. Le chiamano Final Four, utilizzando la lingua giusta, visto che sono un'invenzione USA. 
Quest'anno è Milano che le organizza.
Lo scorso anno era Londra, e io c'ero.
Le quattro qualificate 2014: CSKA Mosca-Maccabi Tel Aviv (prima semifinale), Barcellona- Real Madrid (seconda).
Io ho un favorito: CSKA Mosca, che perde alla prima partita, subendo canestro a pochi secondi dalla fine dopo non aver mai sofferto uno svantaggio. Non è sfiga, magari un po' lo è, a dire il vero, ma è piuttosto paura di vincere, è sbagliare tutto dopo aver fatto molte cose bene.
La seconda è il Real che distrugge il Barcellona, senza storia.
La Finale 3/4 qualcuno la vorrebbe abolire, credo siano quelli che non pagano il biglietto. Sarà pure un'amichevole, ma sai tu che squadre la giocano quell'amichevole lì? E vuoi che non ci piaccia?
La Finalissima la giocano Maccabi e Real. C'è una differenza clamorosa di budget, a favore del Real, che non si capisce come fabbrichi gli euro, visto quanto spende anche per lo sport minore che li avrebbe visti poi vincere. Qui invece no. Fatto di giocatori ottimi ma per niente strapagati e fighetti, il Maccabi sta lì, sembra sul punto di crollare e non crolla mai. E alla fine, dopo un supplementare, la vince. Non è kulo, magari un po' lo è, ma è piuttosto saper vincere e non voler perdere, è sbagliare pochissimo, quasi niente.
Una partita così fortifica la mia convinzione che nel basket un allenatore conta quanto un giocatore forte. David Blatt, quello del Maccabi, è un fuoriclasse. Altri meno, specie gli spagnoli; sono senza fantasia.
Milano provincia di Tel Aviv, per tre giorni. In piazza Duomo e nel palazzetto pieno di tifosi da Israele, vestiti di giallo, il colore dei campioni d'Europa.
Ci rimane un'immagine, di questa magnifica tre giorni. A poco dalla fine, c'è una coppia di tifosi Maccabi vicino a noi. Lui ammaina la bandiera, troppo svantaggio, è finita... gli si legge negli occhi. Lei con parole che non capisco ma con una grinta che fa paura lo assale: sventola quella bandiera, non è finita. Urla e canta, uomo implume senza fiducia. Non era finita. Aveva ragione lei.
   

È arrivato il momento di cambiare

Era il novembre 2009 quando ho aperto questo blog.Ne è passato di tempo, ne sono successe di cose.
Ero partito per scrivere di trail, ed è quello che più di tutto ho fatto. Ma nel frattempo siamo uno in più in famiglia, ho vinto un concorso con il posto fisso, abbiamo cambiato casa e città, ho iniziato a scrivere su qualche giornale, ho continuato a correre.
Sono aumentati piano piano i lettori fissi del blog, poi si sono fermati. Perché magari sono stato meno interessante, perché magari quando iniziavo di Twitter e Facebook a malapena avevo sentito parlare. Ora sono quelli gli strumenti attraverso i quali, più del blog, condivido pensieri e cose. E soprattutto è su quelle pagine che si è spostata l'interazione. Ma rimane, il blog, un mezzo affascinante nella sua ricchezza e mi sembra arrivato il momento di dargli una rinfrescata.
Vorrei diventasse di più il mio diario, vorrei riuscire ad andare oltre alla corsa, riproporre qui riflessioni che pubblico altrove, magari spiegando come nascono. Insomma, usare bene  il BlogdiCaio facendolo ripartire alla ricerca di nuove persone. E di cose nuove. Ho provato a farlo negli ultimi mesi, ma devo essere più ordinato.
Per questo, del tutto incoerente, ricomincerò presto dalla corsa in montagna e non abbandonerò mai il mio amato arancione.