Una cosa nuova per me l'ultramaratona in circuito. Mi sono divertito da matti, è stato bellissimo e adesso ve la racconto.
Cosa. Sei ore di corsa, cercando di fare quanti più km possibile, girando nel circuito del Parco S. Giuliano di Mestre, con vista sulla laguna e sull'impareggiabile Venezia.
Ma c'è anche chi ne fa 24, chi 12, chi 100km.
Come. Nelle richieste di consigli che ho spedito in giro sul come affrontare un'avventura simile ho subito preso nota dell'indicazione di puntare ai 50km come ad un risultato più che dignitoso per una gara del genere.
Prima. La preparazione è per le mie possibilità buona, a fronte della notevole quantità di virus da nido portati a casa da Mateja. Grazie alla motivazione costante dell'amico Gio62 sono riuscito a fare un paio di lunghi di quelli buoni. Il mercoledì prima della gara (appuntamento al sabato mattina) però arriva il primo attacco di sinusite della mia vita. La mia fede vacilla. Ci provo con aerosol e quanto più riposo posso. Giovedì sto male. Venerdì meglio. Sabato mi sveglio quasi in forma. Ok.
Modifico le aspettative: se giovedì pensavo di andare a Mestre per fare qualche giro corricchiando e camminando, così da salutare gli amici, venerdì già immaginavo di poter fare il minimo per essere classificato (i famosi 42,195), sabato al risveglio mi confortavo nel credere di poter fare il meglio possibile.
Arrivo a Mestre e faccio subito la conoscenza con Marco "Forfe", gentilissimo compare di 6h che mi farà da autista e con il quale mi incrocerò un centinaio di volte durante la corsa, tanto che finiremo praticamente appaiati.
L'attesa della partenza scorre lenta, ho molta voglia di correre, meglio dire lentissima. Ma non c'è noia, anzi, vista l'opportunità di salutare un sacco di compagni che solitamente sono di sentieri, oggi invece di strada.
Durante. Vado. Decido subito di correre da solo, in una prova simile, nelle condizioni in cui sono non ha senso seguire il passo di qualcuno. Devo arrangiarmi da solo e vedere come va, mi lascio guidare dal cardio. Si corre su di un circuito di 4km e spiccioli, molto bello e con particolari vedute su Venezia. Non ci si annoia. I ristori sono due ad ogni giro. Non ne salterò uno e mangerò e berrò sempre al passo: varietà di cibo e bevande eccezionale, passerò dal dolce al salato per finire con un paio di birre. Le prime sensazioni sono buone, mi tocca solo qualche breve sosta per lasciar sfogare la tosse. Una simpatica compare di strada si preoccupa sentendomi abbaiare come un bulldog, ma che ci vuoi fare? La passione è così: seduttiva, ti invita con gentilezza a fare cose che secondo il senso comune non andrebbero fatte. Ma torniamo alle sensazioni: mi ascolto con attenzione e faccio un piano. So di non essere in grado di tenere un ritmo costante, imparerò... ma non oggi. Allora mi figuro un procedere di questo tipo: 19km le prime 2h, 17 tra la terza e la quarta, 14 tra la quinta e la sesta alternando corsa e camminata. Sarebbero 50. Tutto scorre al meglio. Prime 2h 19,0equalcosa, poi 2h ancora e siamo a 36, 0equalcosa. Un metronomo. Per i momenti di crisi ho portato con me l'iPod, dentro c'è una puntata di un programma radiofonico che mi piace molto, Brasil. Purtroppo sarà la peggior puntata che ho mai ascoltato! Lascio perdere. Tra la quarta e la quinta ora arriva la fatica: gambe indurite, non riesco a stendere la falcata, tossisco. E' arrivato il tempo di camminare. Ma, finalmente, mi capita quello che avevo solo letto capitare agli altri: la crisi passa! Certo, sono stanco e raschio il fondo del barile, ma qualche riserva c'è. Merito anche degli ultimi giri che si fanno su di una parte ridotta del circuito (questioni di misurazione), così si vedono un sacco di amici, si ricevono un mare di incitamenti. Motivante. Continuo ad alternare corsa e camminata, ma i tratti di corsa nella mia percezione acquisiscono una rinnovata distensione, certo imperfetta ma pur sempre migliorata.
Ebbene, le ultime 2h contano più di 15km e il totale di fissa a 51,403. Sono felice, davvero felice.
Perché. Correre mi piace. La fatica mi fa entrare in armonia con me stesso. Avvicinarmi ai limiti mi aiuta a conoscermi. Andare avanti quando pare che non sia più possibile mi inorgoglisce. Correre mi dà motivo di sorridere. Un passo dopo l'altro, con gioia, mi facilita i pensieri. Conoscere tutte le persone che ho conosciuto grazie a trail e ultra è un valore che dà senso alle cose che fai. E penso a quante belle storie ascolterò ancora, a quante ne potrò raccontare.
Per finire: quella sensazione della crisi che passa è una cosa entusiasmante: la voglio rivivere!
Grazie all'amico Cristiano "Kapobecero" per le foto.
Il link per leggere la storia di questo Festival, prendetevi un po' di tempo: ne vale la pena!
FATICA
CONCENTRAZIONE
GIOIA