È un prequel, ovvero la descrizione di quanto successo prima di "Stupore e Tremori", libro-racconto autobiografico di esilarante rilievo. Questo meno riuscito dell'altro, se un paragone del genere ha un senso che probabilmente non ha. Lo stile è di certo meno poetico, immaginifico di quanto lei non ci abbia abituato. Non so se sia un problema di traduzione. Né ho la motivazione per verificarlo: il mio interesse è letterario, non filologico.
Poi, a confronto di molto altro in Amélie, qui è tutto dannatamente normale, quasi banale, a rilevare forse che anche un'artista eccentrica ha diritto di vivere cose che vivono tutti. Certo, poi lei le sa raccontare e questo la pone comunque sopra a decine di altre vicende autobiografiche che noi abbiamo avuto modo di leggere in abbondanza in libri abbondanti. E qui vengo ad una considerazione che accompagnava il mio scorrere fra le pagine. Molti, issimi (?), scrittori partono dal raccontare di sé e cercano poi una strada che non sempre trovano. Ecco, questo "Né di Eva né di Adamo" non è dei suoi migliori, pur essendo un bel leggere, segno che lei la sua strada l'ha trovata e non ha bisogno di tagli o scorciatoie.