giovedì 17 ottobre 2013

Sagrado - Miramare


Con grande piacere ospito il racconto dell'amico Michele. Domenica scorsa siamo andati al mare!
Marco invece ha il suo blog: http://mansumarco.blogspot.it/2013/10/13-ottobre-2013-trail-da-sagrado.html
 
Ore 9 e 40, siamo davanti alla stazione di Sagrado. Che sia domenica lo si capisce dalle poche macchine parcheggiate, durante la settimana il piazzale è pieno. Stranamente il bar è aperto, peccato che oggi non voglio far colazione. Ho sempre amato le stazioni dei treni e i bar connessi, sono pieni di gente interessante, gente che viaggia per dovere, pendolari studenti, impiegatini e nel caso di Sagrado anche qualche “foresto” del CPT… Poi, gli odori delle stazioni sono interessanti, a me piacciono gli odori, anche quelli sgradevoli, ragiono come i cani, che annusando un luogo capiscono a modo loro le cose.
Comunque, parcheggiamo l’auto e troviamo Caio ad aspettarci, due convenevoli e si parte. Occhi puntati sull’asfalto per qualche centinaio di metri, poi si entra nel bosco. Subito una salita, chiacchieriamo ed il fiato si fa più corto. Compagnia mal assortita, compagnia ben assortita. Siamo 4, il più estraneo è Leo, mio nipote alla sua prima corsa vera e propria, 10 km fino a Monfalcone, un battesimo tranquillo per i suoi polmoni allenati da un soggiorno di un anno a Quito, 2800 metri sul mare. Corre con le mani in tasca, inforca gli occhiali da sole e sembra a suo agio. Parla poco, come un uomo, ma lo sento, lo vedo tranquillo, non si lamenta, buon inizio Leo.
Arriviamo nei pressi delle alture di Polazzo, qualche recinto con la scritta proprietà privata, beati gli indiani, che non avevano queste pretese di possesso… A destra i 100.000 morti di Redipuglia, giusto là dietro, quei cipressi parlano chiaro a chi alza gli occhi. Continuiamo, siamo già sul Monte Sei Busi, ancora morti e la terra è veramente rossa in questo passaggio. Sarà rossa per il ferro, ma ho sempre una sensazione strana nel pestare questi luoghi, vorrei essere più magro, più leggero. Scolliniamo e a breve arriviamo nei pressi di un cippo della prima guerra mondiale, foto di rito. Penso non sia passato molto tempo, forse 4/5 anni, che il carso deve aver preso fuoco. Si vede dalle piante pioniere che qui ripopolano la landa carsica. Ailanto, dei pioppi sul versante più riparato a sud. Il timo è in fiore, non ricordavo fiorisse in autunno, va beh, mettiamo anche questo nella memoria della mente.
Arriviamo sotto il monte Cosici. Saliamo? No, no, coro unanime. Tutti stanno bene, il fiato non manca, ma meglio risparmiare, il viaggio è ancora lungo. Quota 65, si scollina. Quota 65. Ai tempi della prima guerra i monti non avevano nome (o li avevano in slavo, figurati) per cui erano chiamati con l’altitudine segnalata dalle cartine. Monti? ... Sono collinette, ma non si poteva morire per delle “colline”, per cui  venivano catalogati come monti, ma colline sono e colline rimangono.
Andiamo avanti, Leo ci saluta, ha fatto il suo, bravo Leonardo, benvenuto!
Pietrarossa, un lago incantato ferito dall’autostrada.
Ora tocca salire sull’ Arupa Cupa… quota? Non ricordo. Pochi mesi fa un escursionista ha trovato un intero arsenale nei pressi di dove corriamo adesso, con conseguente polemica su chi dovesse accollarsi il costo dell’operazione di brillamento e bonifica. Sui morti nessuna polemica, oramai quelli…
Jamiano, intravediamo il 3 e l’arrivo del 3 col suo bel trattore rosso, chi ha fatto la cavalcata carsica sa di cosa parlo. Stiamo in silenzio, secondo me tutti e 3 pensiamo al 3 e alla fatica di finire quel magnifico viaggio che si intraprende la prima domenica di ogni dicembre…
Monte Flondar, poi  arriviamo a Medeazza dove ci fermiamo a guardare la cartina. Nemmeno un’occhiata al percorso fatto, gli occhi sono puntati sul percorso ancora da compiere. Il 3, no, scendiamo per l’8, no, guarda l’oleodotto come taglia il carso, ottimo andiamo di là! Ripartiamo, salita, si conversa piacevolmente, “ma quanto costano le case in trentino”, “ma che giornata stupenda”, “dobbiamo guadagnarci il mare”! Si viaggia, si viaggia, con le gambe, con la mente. Ceroglie, stupenda, sembra di essere in Galizia, muretti a secco, odore animale, si viaggia…C’è un cartello che propone la vendita di un formaggio pecorino, oddio, devo tornare qua, ho fame, e hai capito, fanno il pecorino, non sapevo, dev’essere un urlo!
Passiamo davanti a Sistiana, Marco si emoziona, si ricorda di quando abitava qua e finito di lavorare affrontava l’Ermada correndo. Bei tempi andati? Ma dai… Marco è il picio del gruppo, mal assortito, ben assortito. Non si allena ma va, lo controllo, porta il fiato un po’ corto ma ce la fa, qualche piccolo acciacco, d’altronde non siamo qua a pettinare bambole. Lo vedo combattivo, non ha paura di soffrire, mi piace.
Caio ha una piccola crisi, ma passerà, abbiamo aumentato il ritmo, il sale del mare ci riempie già i polmoni affaticati e le gambe hanno cominciato a girare senza chiedere permesso alla testa. Corriamo incontro al blu, voglia di costiera!
Ci fermiamo al bar della costa dei barbari, un caffè, che piacere. Tutte quei zuccheri in vista… ma ho già detto, niente colazione, niente zuccheri. L’idea è di abbinare un viaggio con gli amici ad un allenamento. Quale allenamento? Migliorare le capacità del corpo di utilizzare i grassi durante l’attività fisica. Bisogna prima terminare le scorte di glicogeno, quindi un bel lungo, magari senza colazione, poi il corpo deve, se non si mangia nulla, attingere ai grassi. Il ritmo da tenere non è così importante, anzi, un lungo lento è l’ideale. Usciamo dal bar, si riparte, direzione costiera, che sole, che giornata. Arriviamo all’imboccatura del sentiero 1, ci si inerpica e in un attimo siamo sopra la strada costiera. Via il rumore delle automobili, siamo nuovamente nel bosco. Sembra di stare in montagna. Osservatorio Tiziana Weiss, avevo letto qualcosa di questa alpinista, poi, mi ricorda un sentiero, magnifico anche quello, in Carnia. Ci sono delle ginestre in fiore, fuori stagione, of course, solitamente una seconda fioritura è indice di stress per le piante, chissà, ci rimugino un po’.
Ora Caio è stanco, rimane un po’ indietro. I km si fanno sentire, siamo al 30° credo, mi manca il garmin, dimenticato a casa! Guardo Caio, è una cara persona, grande stima per quello che fa. Secondo me ha ancora molta, molta birra nelle gambe ma ho l’impressione che non gli dispiaccia stare solo per un po’, senza la sensazione che qualcuno lo “tiri”. Uomo libero da costrizioni, Caio. Io e Marco andiamo avanti, Caio prosegue da solo, con l’idea di ritrovarci a Miramare , stazione dei treni. Cellulare acceso, abbiamo entrambi batteria. Alla fine Caio arriverà prima di noi, prima del previsto, si vede che la birra c’era.
Ora ritroviamo il sentiero della salvia, poco da dire, meraviglia, meraviglia, sole, mare, caldo, una favola. Sentiamo il profumo dei marittimi, non inteso come portuali, ma come i pini. Leggera discesa, terreno morbido, una meraviglia.
Arriviamo a Santa Croce, chiediamo informazioni, una direzione, un sentiero. I cartelli sono bilingui, le panetterie vendono burek, salto culturale, un altro mondo nel nostro mondo, che ricchezza. Ville disabitate con una vista da urlo. Riprendiamo il sentiero, terreno morbido. Marco fatica, ma stringe i denti, e va. Ha le articolazioni in fiamme, ma non molla, grande Marco. Andiamo a vista, non abbiamo cartine, non abbiamo riferimenti, ma Miramare  è li sotto per cui… Incrociamo degli escursionisti, ci danno delle indicazioni: dobbiamo andare fino a Prosecco, poi trovare un cartello blu con scritto parco di Miramare e scendere! Non possiamo sbagliare! Mai dire queste parole, Mai!
Arriviamo a Prosecco, un altro mondo ancora, troviamo una vecchietta, chiediamo ancora informazioni stradali, sentieristiche e questa ci risponde con un chiaro accento slavo:  “andate zo di quà!”, andiamo. Ci perdiamo, altro che “zo”. Solita storia. Continuiamo a naso su dei sentieri oramai abbandonati, ma la traccia c’è, questo ci basta. L’ultima volta che questo sentiero è stato calcato la vecchietta faceva ancora girare gli occhi agli uomini. Rovi, erbe e sassi, ma arriviamo, arriviamo. Miramare. Caio ci aspetta, è arrivato prima lui di noi, non so da dove è passato, forse nemmeno lui.
Alla fine del viaggio si sta meglio che all’inizio. 
Michele


4 commenti:

  1. Complimenti Michele per il bel racconto! e bravi tutti e 3 per questa "cavalcata al contrario"...

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  2. Complimenti Caio per il blog e a Michele per l'ottimo racconto... oltre che apicoltore pure scrittore!!! ;-)
    Fondamentale la nota che avevamo ancora batteria nei cellulari...eheheh..

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  3. Ho letto e riletto il racconto di Michele, mi piace, mi piace tanto. È uno sguardo diverso che spesso coincide con il mio. E poi Michele è davvero forte. Alla prossima, amigo! Le porte del blog per te sono sempre aperte

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    1. Grazie Caio dell'ospitalità, verrà una prossima volta.
      Ho in testa il Brestovec, già lo sai!

      Michele

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