domenica 10 luglio 2011

Il pataccaro corre attorno al lago di Ledro :-)

La mia passione per la corsa in una recente analisi realistico-linguistica è stata definita "ossessione". Sia come sia, non posso certo negare come il mio entusiasmo venga spesso trasmesso attraverso racconti, scritti ed espressioni sognanti.
Nel luogo di lavoro qualcuno mi sta a sentire, e corre pure. Allora tempo fa proposi: tutti alla Marcia de la Carafa, in Val di Ledro. Ancora una non competitiva trentina molto promettente, con percorsi da 4 a 42. Io pensavo di farmi la seconda maratona in una settimana, ma. Ma nel proporre e nel pianificare avevo scordato che domenica 10 luglio era giorno ad altri svaghi già dedicato. Svaghi piacevolissimi, per di più, che nulla hanno da invidiare alla corsa. In visita a Rovereto arriva da Londra Cristina, cugina di Chiara (ma da tempo rivendico il titolo parentale anche per me) e con lei ci divertiamo sempre un sacco. Chiacchieriamo perfino di passioni e ossessioni!
Ecco che sul luogo di lavoro annuncio la mia assenza in Val di Ledro.
Ecco che guadagno a buon diritto il titolo di "pataccaro". Ma, come si vedrà, il diritto può pure essere sovvertito.
Chiacchieriamo allegramente, Cristina Chiara ed io, nell'afoso sabato roveretano e butto lì: perché non andare alla marcia con passeggino? Tutti mi raccontano della bellezza della Val di Ledro. L'aereo che riporta cugina a Londra permette la trasferta, basta solo che io accorci un po' e al posto di 42 muova le gambe per 26 km. Mateja suona la sveglia di buon'ora, e si parte. Il pataccaro avvisa amici e colleghi partiti da Trento: c'è anche lui! Il pataccaro perde il titolo, il diritto che glielo aveva attribuito non è più buono.
Cristina, Chiara e Mateja si fanno 4km, chi spingendo e chi poltrendo in passeggino. Io parto dopo che gli amici trentini o lavoranti tali sono già andati da un po', e prendo la mia strada. Il percorso è impegnativo: si sale spesso con strappi ripidi e poi è molto, molto asfaltato. Non me l'aspettavo e ho indossato le scarpe trail, che qui proprio non vanno: i piedi bruciano. Fa per di più molto caldo, e i 26km sono in realtà 27 dichiarati e forse anche qualcosa in più. Il dislivello si fa sentire (non ho mezzi per dire quanto sia stato). Ma è soprattutto l'asfalto a mettermi in difficoltà: ho fatto un breve conto mentale e mi sono reso conto che da tre settimane non lo calpesto, se non per brevi tratti di raccordo. Fortuna che ho la borraccia a mano, perché i ristori lungo il percorso non basterebbero ad estinguere la sete che mi accompagna metro dopo metro. 
Il giro attorno al Lago di Ledro è molto bello: posto interessante, mi ci tufferò in qualche prossimo fine settimana spero. Ci sono alcuni tratti nel bosco, dove naturalmente me la godo molto di più che altrove: anche stretti sentierini tutto sommato non semplicissimi, in discesa e in salita. Salendone uno, in particolare, mi si propone una vista stupenda del Lago, molto più in basso di me, incassato tra i monti e con l'acqua di un verde che profuma di pulito. Speriamo sia vero. Mi fermo e me la godo. Anche il profumo del bosco di montagna, che ormai ho interiorizzato dalle vacanze bambine nelle Alpi Giulie lascia oggi il suo ricordo. Peccato davvero che questi pezzi di bosco e sentiero siano troppo rari. Almeno per il mio gusto. Dopo aver corso quasi sempre anche in salita, dopo 20km mi calmo un po' e qualche tratto me lo regalo al passo, anche perché il piedino asfaltato urla (temo a guardarlo, ma la vescica che incombe si rivelerà poi accettabile). Gli ultimi km sono salvati da una fontanella: molto caldo, che il bitume restituisce in alto con gli interessi. A poche centinaia di metri dall'arrivo, sms di Chiara: in un modo o nell'altro tutti gli amigos hanno sbagliato strada e hanno dovuto accorciare i previsti 27km. Alla fine, il pataccaro sarà l'unico a completare il giro giusto, eh eh eh...
Raggiungo la congrega per la pastasciutta in compagnia. L'organizzazione ha pure predisposto una spartana doccia gelida, cosa magnifica in questo clima. Bella mattinata davvero. Ora sono a casa: Mateja saltella nel lettino, Chiara e Cristina sono sulla strada per l'aeroporto. Tutti gli altri, grandi e piccini, li abbiamo salutati, ancora in valle a godersi la giornata. Ma è tempo di sollevare la saltellante, toglierla dal lettino e dare libero spazio a quello che nel mio dialetto si definisce "gatagnau". Vamos a gattonare, Matj!

4 commenti:

  1. Il gattonare con i bimbi è ottimo modo per defaticare!
    Bel post, bei posti e una bella (sana) invidia dai miei sentieri sterrati di pianura...
    Buone corse!

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  2. da pataccaro a pataccaro: chi va piano, se la gode e va lontano... :)

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  3. le solite belle scampagnate e.........mi associo a pataccaro club!

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  4. @ Agnese - non me lo immaginavo, il gattonare come defaticamento: bello!
    @ Yogi - sempre piano, e speriamo sempre più lontano
    @ Patty - direi "smontagnate" eh eh... viva i pataccari!

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