martedì 16 novembre 2010

Una storia in prestito

A fare da contraltare all'amarezza che emerge dal mio ultimo post, oggi copio e incollo con piacere una storia che non ho scritto io. Coincidenza. Romano, mio fratello, mi ha chiesto ospitalità per far conoscere a chi non lo conosce di persona questo suo racconto di sport. Ne ha discusso con varie persone, a voce e in lettera (quella che leggerete) in varie sedi e ricordo qui, ancora una volta, uno dei suoi interlocutori più recenti: l'enorme giornalista di basket Sergio Tavcar. Ora è il momento di farsi da parte...


Mi chiamo Romano Ferlan, ho allenato la Castelvecchio Gradisca (squadra di basket in carrozzina) per nove anni e per tre ne sono stato il direttore tecnico. Mi sono ritirato definitivamente alla fine della stagione 2007/2008 e a distanza di due anni sento l'esigenza di raccontare la mia piccola storia.
1996/2008
La società è partita da zero (per intendersi: questa è una palla quelli sono canestri). Si è iscritta ad un campionato. Per otto mesi ha sempre perso o straperso. La stampa locale si toglieva dagli impicci con un atteggiamento accomodante: “bravi lo stesso”, “comunque vada avete già vinto” e via di questo passo.
Capitò un giorno che un giornalista finalmente si mettesse a fare il suo lavoro scrivendo un articolo intitolato: “Ennesima sconfitta della Castelvecchio”. *
Andai in palestra, radunai i ragazzi, feci vedere il giornale e dissi: “la nostra attività comincia oggi. Per la prima volta ci hanno trattato da atleti e siccome, a ragione, ci hanno definiti atleti scarsi, cerchiamo di dimostrare che scarsi non siamo e per farlo l’unico modo che conosco è quello di lavorare bene** (ovviamente il discorso valeva anche per me; appena possibile feci il corso allenatori a Roma, sostenni un esame, ottenni il patentino e continuai ad aggiornarmi con costanza).
A questo proposito ho sempre ritenuto che l'atleta in carrozzina ha gli stessi doveri di tutti gli altri atleti; ovvero deve tenersi in forma, allenarsi con costanza, mettersi e disposizione del gruppo. Inoltre, l'atleta in carrozzina è un esempio per tutti i portatori di handicap che vanno a vedere le partite. Vedere all'opera Andrea Pellegrini o Matteo Cavagnini (due statue di carne che si muovono con eleganza) è un'esperienza che definire formativa è riduttivo.
Dato che la società aveva deciso di "fare agonismo" in senso stretto, dissi anche, a scanso di equivoci, che lo sport AGONISTICO non ha niente a che fare con l’equità e se, ad esempio, un atleta è più bravo di un altro pur non allenandosi,  io devo prenderne atto e mettere in campo sempre la squadra migliore possibile (è una semplificazione-ci sono 
partite e partite) perchè il ruolo dell'allenatore è questo PER DEFINIZIONE). ***
Ora che la mia esperienza è da ritenersi esaurita, quando mi capita di vedere vecchi filmati e di paragonarli con le partite che vengono trasmesse in diretta televisiva ho la sensazione di vedere eventi agonistici appassionanti in cui le carrozzine sono solo strumenti.

* Anni dopo la Castelvecchio è stata per un periodo di cinque anni fra le prime sei squadre in Italia ed un nostro atleta (Fabio Bernardis) ha alzato la Coppa Europa come capitano della Nazionale.
** a mio modo di vedere apprendimento e divertimento vanno a braccetto
*** Ovviamente c’era anche chi veniva in palestra per stare in compagnia e pertanto si decise di organizzare tornei e amichevoli destinati a loro ed io feci del mio meglio, non sempre riuscendoci,  per ottenere che tutti si sentissero coinvolti durante le sedute di allenamento. 

Roberto Toso (il nostro Capitano per eccellenza) è in carrozzina da vent’anni ma quando entra in una stanza buia la illumina con il suo sorriso.

3 commenti:

  1. Beh,che dire,amo il basket in maniera viscerale,ho già pubblicato link sul basket in carrozzina,non mi ricordo tanti atleti normodotati illuminare stanze con il sorriso...bello,veramente bello

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  2. Il basket è uno sport che non mi ha mai appassionato, ed è raro perchè mi piace quasi tutto, però questa è l'ennesima riprova che se si vuole davvero una cosa, niente e nessuno può impedirlo, nemmeno un handicap...complimenti

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  3. bel post. complimenti all'allenatore e alla sua squadra

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