domenica 19 marzo 2017

Indian Wells

La California è guardare l'orizzonte presente pensando al futuro prossimo. Ci si mette anche il tennis, sport che mi piace e che non sono capace di praticare. Sport guardato. Come tanti, ho un'ammirazione per Roger Federer, un'ammirazione che trascende il gioco. Deve essere qualcosa di simbolico. Durante una delle tante finali perse a Parigi con Nadal, mi ricordo di aver deciso di andare a correre per smaltire il nervoso prima ancora della fine. E perché mai? Chiara mi disse che non aveva tanto senso prendersela così a cuore per un campione che aveva già vinto qualcosina (tipo tutto) ed era sponsorizzato dalla Rolex. Ricordo anche questo. Aveva ragione Chiara, come spesso. Non mi so dare una spiegazione, o meglio: ci sarebbe la cosa del simbolo di qualcosa, ma non approfondiamo. Niente affatto tipico di me, anche perché - pur essendo tifoso - non mi avveleno mai le giornate per le sconfitte delle squadre del cuore. Solo Federer.
Quest'anno Federer è rinato, ho sportivamente sofferto durante la ormai storica finale dell'Australian Open, convinto che dovesse perdere anche mentre pronunciava il discorso del vincitore. Oggi è in finale a Indian Wells, California. 
Ho inviato a Berkeley un po' di cose e ora sto aspettando che mi arrivi il modulo per il visto. E poi l'assicurazione medica. Scartoffie, le chiamava Tex Willer. Un termine che mi costò un voto  in storia nella pagella di quinta ginnasio, quando a proposito di qualche vicenda legata all'amministrazione imperiale romana risposi che il capo di turno non la voleva risolvere "per via di scartoffie". Il prof. si scandalizzò e mi fece una ramanzina. Capii le sue ragioni, ma non le condividevo. Probabile sia nata allora la mia convinzione che la storia debba cambiare i suoi linguaggi. Sto cercando di dare il mio contributo, ma non è facile, come mi fanno capire colleghi ed editori.
In effetti il concetto di frontiera mi è ostico, una delle costruzioni umane più fittizie che io riesca a immaginare. Mi vengono in mente gli appezzamenti di terreno che si vedono quando l'aereo perde quota per atterrare, sono così geometrici da apparire irrimediabilmente finti. Come i confini degli stati africani. D'altra parte, le regole sono queste e bisogna giocare rispettando il regolamento. Dunque faccio diligentemente tutto quello che serve per ottenere il visto indispensabile per lavorare sette mesi in California.
Sto leggendo "Open", di Andre Agassi. Qualche anno fuori tempo massimo. Tutti me ne hanno parlato bene, ma con la presunzione tipica del lettore vorace non mi fidavo. E sbagliavo. Già, sono un lettore vorace. Una volta uno dei venditori legati a cose tipo il Club degli Editori mi chiese quanti libri leggevo all'anno. Gli risposi con una cifra certa, dato che all'epoca tenevo i conti con precisione su una vecchia agenda. Strabuzzò gli occhi e cercò di convincermi a firmare un contratto. Era una truffa, con una clausola scritta in piccolo che ti obbligava ad acquisti periodici. All'epoca mi stavo per laureare in legge e avevo imparato bene a leggere i contratti. Non firmai. Il tizio se ne andò da casa dei miei sbattendo fortissimo la porta. Era davvero antipatico, probabilmente represso da un lavoro del cacchio e tendenzialmente violento. "Open" è un ottimo libro e come tutti gli ottimi libri ti lascia qualcosa. Anche se ancora non sono arrivato al punto in cui inizia la carriera di Federer. Quest'anno ne faccio quarantacinque. Non voglio più che nessuno mi consideri "un giovane storico", io per primo. Perché Agassi mi abbia comunicato questa cosa qui credo di averlo capito bene, ma dubito di volerlo spiegare per iscritto. Non ora, almeno. Non qui. E poi mi chiedo perché mai dovrebbe interessare qualcuno. Cosa che, del resto, non ci si dovrebbe domandare con troppa serietà nel momento in cui si decide di tenere un blog.
Da qualche mese ho ricominciato a tenere il conto dei libri che leggo. Romanzi e storie di sport, per quelli di lavoro non ha senso compilare l'elenco. Quella è una lettura completamente diversa, disordinata, non va dall'inizio alla fine, procede per salti e ripetizioni. Affascinante, ma non elencabile.
Stasera spero proprio di fare una bella corsa. Prima di Federer-Wawrinka.
Aggiornamento. Prima io ho corso, poi Federer ha vinto. In palese disordine d'importanza.