martedì 17 marzo 2015

Mi è andata meglio da ascoltatore che da lettore

Dieci/quindici giorni tra un post e l'altro mi sembrano un tempo più che ragionevole per il nuovo format del blog. Serve un po' di tempo per leggere, ascoltare e correre. Non che questo incipit voglia prevedere una regolarità che so bene essermi irraggiungibile. Era tanto per riallacciare il filo.

Libri
In questo tempo ho letto varie cose brutte, lo ammetto. Comincio (e finisco) da quanto leggo per lavoro, che spesso coincide con il piacere. Non in questo caso. La differenza è: se per i romanzi il lettore può/deve esercitare il diritto di interruzione, per i saggi qualche volta non lo può fare. Siccome sempre più di frequente gli autori che studio poi anche li conosco, siccome il blog è cosa pubblica e io non sono Tafazzi non dirò certo di chi sto per scrivere. Niente titoli. Però cerco di raccontarvi due tipi di autore.
Uno. Chi non ha nulla da dire ma siccome ha un contratto con una casa editrice cerca di dirlo comunque. Allora prepara un collage di cose già scritte e di citazioni altrui e prova a mescolarle usando come collante uno stile personale, il che spesso fa rima con pretenzioso. Non funziona mai, però magari vendi. A me per fortuna questa cosa qui l'hanno regalata, quindi almeno non ho speso.
Chi deve ricordarti quanto è bravo, continuando a ripetere alla noia che nella storia nulla è come sembra, cercando soluzioni narrative che vorrebbero sorprenderti ma non ci riescono. E poi si rintana di continuo dietro l'autorità, citando a profusione "mostri sacri" che hanno studiato prima di lui, e siccome loro non possono sbagliare, di conseguenza... . Questa cosa qui l'ho comprata perché sembrava promettente. Sembrava. 
Ovvio che poi ho letto anche cose davvero molto ben fatte. Tra queste, uno dei più interessanti libri dedicati agli indiani d'America tra quelli che mi sono fatto capitare sotto gli occhi: Rani Henrik-Andersson, The Lakota Ghost Dance of 1890. Bella anche la storia dell'autore, un ricercatore finlandese che è riuscito a fare della sua passione il proprio lavoro. 
Infine, c'è la soddisfazione dei fumetti. Ma di quelli scrivo in futuro. 

Musica
Ribadisco il mio entusiasmo per Caroline Rose e Hurray for the Riff Raff. Caroline è al disco d'esordio, dunque non posso che passarlo e ripassarlo senza mai stufarmi. Ho dato un'occhiata al suo tour: è tutto americano, chissà mai che uno di noi due non varchi l'Oceano. Hurray invece è un gruppo con qualcosa in carniere, dunque ho potuto e posso andare alla ricerca del passato senza esserne per niente deluso. Tutt'altro. 
Una presenza fissa nella mia playlist è Tony Joe White. Qualche mese fa guardando il David Letterman Show ho sentito una cosa davvero incredibile, il buon vecchio Tony Joe (classe 1943) che suona la chitarra e canta. Ad accompagnarlo un gruppuscolo spalla, i Foo Fighters. Alla fine della canzone David Lettermann sbrocca e, giustamente, si lascia andare dicendo che Tony Joe può dire a tutti "Kiss my Ass". Ecco, da quella visione in poi Tony Joe lo sto frequentando con immensa soddisfazione. 
Vi incollo sotto il link del Letterman.

Corsa
Si procede con calma. Due, tre uscite a settimana di un'oretta e poco più. Mai su asfalto, mai sul piano. Plausibile che per il ginocchio eternamente infiammato non sia la ricetta perfetta. Però io corro per divertirmi e così mi diverto. Miracolosamente, il ginocchio continua a dare segni sensibili di miglioramento.
Credo che anche quest'anno il mio appuntamento principale sarà il Circuito di Corsa in Montagna della SAT (Società Alpinistica Tridentina). Non cerco altro. Corse brevi ma intense, verso su. 




giovedì 5 marzo 2015

L'ispirazione da Nick Hornby. Ultima possibilità?

Per la terza volta ci riprovo, potrebbe essere l'ultima o invece rappresentare davvero la rinascita del rapporto tra me e il blog.
Perché non scrivo più? Domanda di facile risposta: perché scrivo molto altrove e il tempo è quello che è. Ma non basta. Questo blog è nato per raccontare delle mie corse, che sono drasticamente diminuite in quantità e qualità. Come scriveva tempo fa in un commento il mio amico Max, io non sono solo uno che corre, la logica conseguenza è che posso scrivere di altro. Ha ragione.

Sto leggendo "Una vita da lettore", di Nick Hornby. Il libro raccoglie quello che Hornby ha scritto per una rubrica letteraria pensata in forma di diario. Quello che ha letto, quello che le letture hanno ispirato e in aggiunta le altre cose che, mese dopo mese, hanno segnato la sua esperienza. Molto interessante. Mi sono detto: lo faccio anch'io, tengo un diario e poi mi sono ricordato di essere, o essere stato, un blogger. 
Proviamoci.

Libri
In questi mesi ho letto parecchio, e varie cose di grande qualità. Ne scelgo due più Hornby. 
Michael Punke, Revenant. Un libro western, la mia passione. Gran bella storia, tanto che ne farà un film addirittura Alejandro González Iñárritu. La storia vera di Hugh Glass, che sopravvive all'attacco di un orso. Sono rimasto attaccato al racconto, mi sono immaginato la natura selvaggia e la vita dei trapper. Eccezionale. 
Joe Lansdale, La foresta. Un libro western, la mia passione, scritto da Lansdale, il mio preferito. Come quello di Punke, anche questo è il racconto di un inseguimento. Brutale più del solito, Lansdale, forse persino troppo. Ma è talmente bravo che mi riesce difficile discuterlo.  

Musica.
I 9,99 euro che mensilmente verso a Spotify sono tra i soldi meglio spesi della mia carriera di cliente. Sembra un sogno: accedere a una quantità clamorosa di musica senza problemi e potersela ascoltare comodamente in cuffia on e offline.
Ho una predilezione per le voci femminili, ma questa predilezione mi induce a essere più esigente con le voci femminili di quanto non sia con quelle maschili. Non so perché, ma così è. Ecco perché I Will Not Be Afraid di Caroline Rose e Small Town Heroes di Hurray For The Riff Raff entrano nella mia playlist con la notevole probabilità di non uscirne più. 

Sport
Il grande difetto del Football Americano è che la stagione è troppo breve. Lo ammetto, quello che definisco "sport perfetto" diventa il protagonista delle mie serate libere per parecchi mesi, tanto che anche lui può essere uno dei motivi del mio distacco dal blog.
La cosa più bella che ho visto è Seattle-Green Bay, la partita che mi ha fatto capire come si possa concretamente descrivere l'infinitesimale, quella misura inafferrabile che talvolta separa la sconfitta e la vittoria.
La cosa più brutta che ho visto è Denver-Indianapolis, anche perché non capisco cosa spinga un esercito di tweettatori italiani a insultare un giocatore, Peyton Manning, solo perché perde.

Corsa. Mica la posso dimenticare... 
Quale sia la più bella corsa del 2015 mi riesce facile dirlo. Per emozioni, percorso e compagnia dovrei scrivere il Trail Autogestito "Te la do io Venezia by night". Ma la verità è che quella è stata più una splendida serata che una splendida corsa. Perché ho dovuto accorciarla e lasciarla convivere con un ginocchio dolorante. Quindi, no, non lei ma piuttosto un giro solito, poco impegnativo per km e dislivello: quello che ho fatto qualche giorno fa attorno al Bosco della Città a Rovereto. La prima corsa senza dolori al ginocchio. Speriamo bene.