mercoledì 26 giugno 2013

Monte Finonchio a San Vigilio

Lo scorso anno avevo dedicato un post alla festa del patrono di Trento, quella che mi regala un giorno di festa davvero gratis, e in conclusione scrivevo che probabilmente la data non me la sarei più dimenticata. Così è.
Riavvolgiamo un attimo il nastro: l'ultimo racconto parlava del mio Magraid e dell'infiammazione all'appendice che mi aveva costretto al ritiro. Sono stato a riposo (dalla corsa) nove giorni e ho seguito con molto scrupolo la dieta indicata per quel tipo di malanno. Ho fatto bene ad ascoltare il consiglio medico e a ritirarmi! Dopo i nove giorni ho provato un paio di corsette da un'ora scarsa, con un po' di dislivello, ed è andato tutto bene. Nessun dolore. Così oggi mi sono regalato una bella escursione trail sul Monte Finonchio. Anche qui è andato tutto bene.
Sono partito da casa poco prima delle 10, non faceva affatto caldo, tanto che nel bosco ho anche indossato i manicotti. Ho preso la salita con buona calma, alternando tratti di corsa e tratti al passo, come consigliavano le pendenze. E la paura di una ricaduta. Il fiato, ho visto con piacere, non ha sofferto di malanno e stop: ero ben allenato e continuo ad esserlo, per fortuna. Il giro è molto bello: da Rovereto si sale fino ai 1600 e poco più del Finonchio, poi si scende. All'andata ho allungato un po' il percorso per seguire alcuni percorsi segnalati e per conoscere così meglio una zona che non ho frequentato ancora troppo spesso. Si corre e si cammina molto spesso nel bosco, il terreno è spesso sassoso, cosa che mi ha consigliato molta attenzione in discesa. Le salite sono belle e varie: talvolta dolci, talvolta a strappi, mai esposte. Avevo con me i bastoncini e sono stati una buona compagnia. Poco prima della cima ho percorso dei pratoni senza sentiero e con l'erba troppo alta: unico inciampo orienteering dovuto alle segnalazioni, solo in questo caso fuorvianti. In vetta ci sono asini e cavalli al pascolo e c'è un rifugio, chiuso però per lavori. Peccato, altrimenti mi sarei concesso uno strappo alla dieta e avrei ordinato un tè caldo. Già. Perché la dieta mi toglie un sacco di cose che amo: tè, birra, cioccolato, tutte le bevande gassate, molti formaggi. E altro ancora. Dalla vetta il panorama è molto bello. Dalla terrazza di casa il Finonchio lo vedo bene, pensare di essere lassù in sole due ore e mezza (allungatoie panoramiche comprese) ti fa sentire quasi un atleta! Ho preso la discesa con grande entusiasmo, poi il polpaccio mi ha invitato alla calma, e l'ho ascoltato. Dopo l'infiammazione sono dimagrito un po' troppo, credo di aver peso tono muscolare, soprattutto agli addominali (che già erano ridicoli) e questo, scendendo, si sente. Dovrò rimettermi un po' in sesto. Siccome mi sentivo tutto sommato bene, ho scelto anche di allungare un po' il ritorno, salendo la piccola vetta del Monteghello, abituale obiettivo di uno dei miei classici giri da allenamento non lungo. Poi giù verso casa, per finire con 27km abbondanti, poco meno di 1600 m D+ e 4 ore e 30' di trail.
Alla luce dell'estrema goduria di questa giornata, mi rimane il dubbio, al di là degli imprevisti, che forse non dovrei pensare alle ultra, quanto piuttosto a delle belle corse in montagna. E allenarmi per quello. Così ogni allenamento sarebbe figo quanto la (eventuale) gara. 

martedì 18 giugno 2013

Quelli che il Magraid... no, niente da fare!

Ero ben allenato.
Non mi mancavano i lunghi. 
Ero pronto mentalmente.
Ci credevo. 
Tutti imperfetti, ma... che colpa ne ho se l'appendice è una zingara, e va?
Il Magraid. Cento km in tre tappe nelle steppe del pordenonese. Una gara che corteggiavo da anni e che nel 2013 ho avuto la fortuna di avere in dono grazie a un fortunato sorteggio. 
Abbiamo fatto lavoro di squadra, Chiara ed io, meticolosi con le agende che cercano i momenti per consentirmi gli allenamenti. E li trovano. Volevo scrivere un post su quelli che aspettano il Magraid, ma davvero non ne trovo il tempo. Siamo tirati con gli orari, il lavoro e le faccende di casa e famiglia. La sera spesso crollo, e se non lo faccio guardo basket alla tv.
Solo l'ultimo periodo, quello di scarico mi lascia qualche avvisaglia, dolori addominali che stanno lì, senza andare via come mi aspetterei. Sarà una piccola contrattura, mi dico. 
Si va. Con Michele raggiungo il Campo Base (alla fine delle tappe si dorme tutti assieme in tendoni militari). Lui il Magraid già lo conosce, mi dà ottimi consigli. È una delle persone che ho conosciuto correndo, conoscenze per cui vale la pena correre.
Prima tappa, venerdì sera. Partenza ore 18. Venticinque km caldi e aridi. Parto. I primi passi sono terribili: dolori addominali fortissimi. È una piccola contrattura, passerà scaldandosi. Ma non passa. Si attenua, ma pensavo meglio. Cerco una buona postura e non la trovo. Corro piano piano. Poco male, mi dico, ne troverà giovamento la tappa di domani. In fondo era quello che pensavo di fare, anche se non così. Domani. Quella da 55 km. La cintura del camel non la sopporto. La sciolgo e libero gli addominali. Piano piano acquisto un passo migliore. Fatico un po' a respirare, ma sarà il caldo. Al ristoro mangio una fetta di mela. Pare un abbacchio con lo strutto. Provo a correre con maggiore attenzione alla falcata, prendo finalmente un bel passo. Dura due minuti. Cambio strategia. Corro e cammino. La sensazione è stranissima. Mi sento in forma, mi pare di poter fare molto, ma molto, di più di quel che sto facendo. Eppure non posso. Finisco comunque i 25 km in poco meno di tre ore. Vabbè.
Doccia. Ho un po' di fame. La fila per il pasto richiede venti minuti in piedi. Mi sfiancano. Ci metto un'ora a mangiare un piatto di pasta in bianco e una fetta di pollo. Bocconi piccolissimi, masticati piano piano. Stomaco chiuso per la fatica e per il caldo, mi convinco. Poi si sblocca e riesco a mangiare.
Ok. Ci vuole un sonno ristoratore. Macchè. In tenda c'è un po' di casino, ma lo mettevo in conto. Ho tappi e iPod. Ma non trovo una posizione. I dolori continuano. Comincio a preoccuparmi. Al briefing ci hanno raccomandato di fare affidamento sul medico di gara. Domani mattina mi metterò nelle sue mani. Finalmente dormo. Passa poco e in tenda c'è gran casino. La notte è andata. Andata male. Aspetto disteso che arrivi l'ora per andare dal medico di gara. Butto giù una colazione leggera. Arriva l'ora. Visita. Male qui, male là, male sì, proprio lì. Ahia. Non è muscolo. L'appendice è infiammata. Motivi? Possibilità varie. Consigli? Stop. Anche perché se parti, mi sa che dovremo venisti a prendere sul greto del fiume. Faccio un piacevole discorso con la dottoressa di gara. Io dico che sono lì per divertirmi e massacrarmi non è divertimento; sarebbe un gran rischio, una mancanza di rispetto per lo staff medico, per la mia famiglia e il mio lavoro. 
Finisce qui. L'infiammazione è probabilissimo passi da sola, senza intervento. Prendiamo il dovuto stop, seguiamo le giuste regole alimentari. 
I due giorni dopo. Il primo poco confortante, oggi meglio. Ho iniziato la dieta giusta, mi pare ci siano buoni segnali.
Vediamo come va. Ho fiducia. Anche se scrivere il blog all'una di notte significa che non sei proprio sereno, se non riesci a prendere sonno. 
Ma sono contento di aver bussato alla tenda della croce rossa, di essermi fatto visitare e aver ascoltato la voce della saggezza.
Magari finisce tutto in poco tempo.
Magari.