giovedì 23 maggio 2013

Jean Echenoz - Correre

Era da tempo che non leggevo un libro così bello e così avvincente ed era ampiamente ora di aggiornare la sezione libri. È uno di quei rari testi in cui si incontrano la storia che deve essere raccontata e lo scrittore che meglio di ogni altro ha il talento e la sensibilità necessarie a raccontarla. 
La storia è quella di Emil Zatopek, campione di tutto, capace di una tripletta irreale alle Olimpiadi di Helsinki 1952: oro nei 5.000, nei 10.000 e in maratona. Ma non è solo questo, è il racconto di una carriera, dai primi agli ultimi passi, senza enfasi. Echenoz usa la delicatezza necessaria per aiutare a capire cosa ci sia dietro alla realtà di un campionissimo. Senza mitizzare, tanto che sembra davvero si parli di un uomo, per così dire, normale. Del resto, che altro dovrebbe essere? Un uomo che corre meglio di tutti, che ha dalla sua capacità atletiche al confine del reale, ma che ha anche le intuizioni geniali per costruire un sistema di allenamento tutto nuovo, un sistema che si affina per prove ed errori, non certo per intuizioni magiche. Ma tutto appare normale. Sarà perché è davvero così o perché lo scrittore ti prende e ti porta dove ti vuole portare? Io credo sia un racconto reale. Passano le pagine, ti cresce e ti rimane la voglia di un'atletica, in generale di uno sport, vissuto diversamente da quello che siamo abituati a vedere o leggere. Quella delicatezza di cui scrivevo assume poi i toni del racconto giusto, cucinato alla perfezione, quando il filo conduttore dalle tutte vittorie si sposta leggero alla qualche sconfitta. E quanto mi è piaciuta la fine. Un libro da leggere, e per parte mia da rileggere pure. Lo farò.

mercoledì 15 maggio 2013

Euroleague Basket - Final Four 2013. Caio presente sugli spalti

Quando ero più giovinetto di adesso pensavo che, al momento in cui avrei iniziato a guadagnare del mio, uno dei regali da farmi erano dei biglietti per le Final Four di Eurolega. Ecco, è successo che sono riuscito a realizzare quel piccolo sogno.
Funziona così. Le migliori squadre europee di basket si affrontano in due fasi a gironi, ne escono fuori otto che giocano i quarti di finale al meglio delle cinque partite. Le quattro che vincono si contendono la coppa in un lampo: venerdì semifinali, domenica finale 3/4 (una sorta di amichevole) e finalissima. Quest'anno le finali erano a Londra, lo scorso fine settimana e io, come da titolo, c'ero. Sugli spalti. Perché il mio realismo non mi ha mai consentito nemmeno un'onirica ipotesi di esserci sul campo: già da piccolo capivo che non avevo il talento per cose simili. 
Ho comprato i biglietti dopo un paio di minuti che erano stati messi in vendita, mesi fa, e sono partito da solo. L'idea era di andare tutti e tre, io alle partite e le donne in vacanza, ma non era un'idea praticabile. 
Le quattro squadre. Olympiacos Pireo (campioni in carica), CSKA Mosca (allenati dall'italiano Ettore Messina), Real Madrid e Barcellona, forti anche qua.
Hanno rivinto i greci, perché hanno giocato meglio di tutti e perché sono stati allenati meglio di tutti. E già, perché io quando guardo una partita di basket mi identifico sempre con il coach, mica con i campioni in campo. Credo sia il segno di quanto mi piaceva allenare, ma quanto! Ma come me le sono godute io, queste Finali. 
Venerdì 10 maggio. Volo Verona Londra, treno, passeggiata e metro. Ricordo perfettamente il percorso verso l'Arena, la stessa in cui già avevo stragoduto del basket olimpico. La prima persona che incontro scendendo dalla metro è Riccardo, baskettaro goriziano con cui ho condiviso una stagione all'Ardita. Potenza delle coincidenze. 
Io penso che vincerà il CSKA. La prima semifinale vede il CSKA massacrato dai greci, dominanti sul piano tecnico, su quello della concentrazione, della voglia di vincere. Pronostico toppatissimo. 
Seconda semifinale. Real Madrid batte Barcellona dopo dura lotta. Pur se sento più simpatia per i catalani, la terribile prestazione del loro allenatore Pascual mi fa simpatizzare per i bianchi. Qui il pronostico lo azzecco. 
Domenica 12 maggio. Finale terzo e quarto. Una partita che non ho mai capito a cosa diamine servisse. Oggi invece... È fondamentale per aiutare l'attesa della Grande Finale. In fondo, per me è molto meglio guardarmi una goduriosa amichevole piuttosto che bighellonare nello shopping o nel drinking. Ecco a cosa serve! A dire il vero ne esce anche una cosa carina. Vince il CSKA.
Finale. La quintessenza della bellezza, lo spettacolo fatto basket, una partita sublime. Io penso che vincerà il Real. Vince l'Olympiacos 100-88. Certo che sono il mago dei pronostici. Si comincia con il Real spettacolo. Primo quarto 27-10. Poi la rimonta. I greci dopo dieci minuti da incubo entrano nel sogno e vanno, una macchina perfetta, fatta di campioni (uno, si chiama Spanoulis) e di un sacco di ottimi giocatori che in campo sanno sempre cosa fare, come farlo. È chiaro che l'allenatore qui fa la parte del campione. È bello vederli. Il Real ha giocatori più affermati, più di nome, che però non reggono alla pressione della rimonta avversaria. Probabile sia un'esperienza che insegna, ma quando sei lì... Hai voglia ad aspettare la prossima occasione.
Il bello è che ha vinto il migliore.
L'occasione mi ha regalato la possibilità di passare un paio di giorni con gli amici Massimo e Rosa e un bel pomeriggio con la cugina Cristina. Mi sono goduto un giro nella campagna inglese e ho capito che sarebbe un ottimo posto per, diciamo, una cinquanta miglia. Per capirlo ancora meglio, con Massimo ho anche corso un po' facendomi coccolare le zampe dai pratini all'inglese.