lunedì 31 gennaio 2011

Prova di Urban Trail

Secondo post sul tema, nell'attesa di concludere la trilogia con una riflessione sui materiali, ispirata dal commento di Orzowei: anche e soprattutto le battute stimolano il pensiero.
Domenica mattina rinuncio alla non competitiva (pur bella) di Montorio/Verona per provare un po' di saliscendi e gradini in città. Al momento la forma non è delle migliori ma in via di miglioramento, tanto per ripetersi, e scelgo un percorso non troppo lungo: alla fine saranno 16km e spiccioli per 450m di dislivello, impreziositi da un corposo numero di scalini.
Parto con calma a stomaco quasi vuoto (anche questo fa parte dell'allenamento) e con una zavorra consistente a riempire il marsupio grande (anche questo fa parte dell'allenamento).
Riscaldamento di tre km e poi comincia la salita, quasi tutta su asfalto e ciottolato, dato che ho deciso di indossare le scarpe d'asfalto e non da trail. La prova che non sono al meglio me la offre presto la necessità di camminare su rampe che qualche mese fa correvo senza neanche troppo sforzo; no problem, è tutto normale. Nel percorso che mi ero disegnato in mente salivo anche una stradina che ho mancato, accidenti a me che per questa disattenzione ho dovuto sorbirimi un tratto di statale Verona-Valdonega. Non che ci sia gran traffico, ma c'è molto di meglio da correre. Ritrovo la comodità della discesa su asfalto: dopo tanti sentieri, il potersi lanciare senza timore di scavigliata imminente diverte. Rientro in città e salgo a Castel San Pietro utilizzando le scalinate. Lunghe e ripide, con gradini alti e bassi: altro luogo di prove e ripetute che completavo di corsa senza particolari affanni e che ieri mi ha chiesto il conto, al passo. Una strada chiusa mi costringe a qualche altro centinaio di metri su statale, poi ciclabile e rientro a casetta.
La seconda parte è più confacente della prima alle mie idee di trail urbano: non una salita costante, ma una serie di ripide ascese e brevissime picchiate, con e senza gradini. Mi è mancato il guado, ma l'Adige è un po' grosso e ho preferito affidarmi ai ponti.
Percorso assolutamente migliorabile, ma per trovare nuove vie bisogna pure provare. Ho già individuato un paio di deviazioni per salire di più, aumentare i km e innervosire il tutto; aspetto di migliorare la forma e poi mi ci butto. Magari aggiungo qualche sentiero ed evito di ripetere due km di ciclabile. Comunque niente male, questo urban trail: nella mia testolina sto disegnando un simpatico lungo tutto veronese, con partenza e arrivo dal portone di casa. Da provare prima di Lione.

sabato 29 gennaio 2011

Urban Trail

Prendo spunto dai miei prossimi appuntamenti di corsa per segnalare su queste righe un modo bello, io credo, di correre. E' quello del titolo: l'Urban Trail.
Questa mattina ho perfezionato l'iscrizione al Lyon Urban Trail: 38km e 1700m (!) di dislivello per scoprire gli angoli più wild di quella che chiunque l'abbia vista mi ha descritto come una splendida città. Il sito della gara è qui. Era un appuntamento che lo scorso anno ho solo guardato da lontano, troppo vicino all'Ecotrail di Parigi, quest'anno tocca a lui: chissà che non sia l'inizio di una francese alternanza. Che cos'è Urban Trail? Cercare il fuoristrada in una città, salire e scendere ripide scalinate, scavalcare ponti, addirittura guadare fiumi, attraversare parchi, toccare punti panoramici. 
Un'idea del genere muove anche i perfetti organizzatori del TA di Venezia, ed è stato proposto anche a Cesena, come racconta qui l'amico, di trail e di blog, MiticoJane. Vedo queste corse come un bellissimo punto d'incontro tra strada e sentiero e continuerò ad esplorarle con determinazione. D'altra parte, i miei allenamenti attuali sono tutti Verona Urban Trail: il diverso impegno orario del lavoro trentino (ancora una volta God bless him), la voglia di passare più tempo possibile con le mie strepitose donne (ma senza rinunciare alla passione) questo mi cosiglia, ed io accetto di buon grado.

sabato 22 gennaio 2011

Eco

Non parlo di Umberto e del suo ultimo libro (che non ho letto), ma di quel fenomeno che - Wikipedia docet - in fisica e in acustica definisce la riflessione di onde sonore contro un ostacolo et cetera. Nel mio ultimo post ho parlato di Carso; come faccio da qualche tempo ho linkato il tutto su Facebook. Ebbene, questa volta (credo sia la prima) i commenti FB, di persona e via sms hanno superato quelli sul blog. Già da tempo ho iniziato a rendermi conto che quando racconto qualcosa di me ad amici o conoscenti con i quali non ho contatti frequenti mi sento rispondere "Lo so", tra me e me penso  "E come fai?", poi mi ricordo delle tante righe digitate qui e mi rispondo. 
Quando ho iniziato "BlogdiCaio" l'ho fatto soprattutto perché ero stufo dei vincoli legati a quanto scrivo per lavoro. Volevo recuperare il piacere di cazzeggiare un po' con le parole. Poi ci ho preso gusto, specie dopo che ho cominciato a sapere che c'era chi leggeva. Difficile che qualcuno scriva solo per sé, specie se lo fa pubblicamente, quindi avere dei lettori mi stimolava. In particolare, mi piaceva che il mio migliore amico Cristiano usasse questo luogo per recuperare tante cose, tutto sommato assai leggere, che la lontananza non ci consente più di condividere davanti ad una birretta. Poi la corsa da un hobby divertente è diventata una passione, una parte di me, e raccontarla mi ha interessato sempre più. Qualcosa scrivo a mo' di diario personale (tipo questo), qualcosa di basket. Poi sono arrivati i libri... faccio due conti e capisco che stare qui a ticchettare sui tasti sta diventando sempre più significativo.
Per il resto... settimana di corsa molto blanda, causa lavoro (God bless him!) e voglia di stare con Chiara e Mateja. L'impegno di cambiare città, decidere per il meglio e senza troppo tempo a disposizione. Un paio di libri non così interessanti da meritare un post (devo però un prossimo omaggio a Bill Bryson). L'inizio della seconda fase di Eurolega con una vittoria contestata di Lubiana a Roma... 
ma oggi mi andava di fermarmi sulle onde sonore che si riflettono sugli schermi di tutti voi che leggete il mio blog.

lunedì 17 gennaio 2011

Settantanove

Antefatto. Venerdì pomeriggio. Sto leggendo e ruminando le parole di uno dei miei guru storiografici, Nathalie Zemon Davis. Sono lì sul pezzo, bello concentrato, quando il discreto avviso della suoneria sms richiama la mia attenzione. È Gianmarco, trailer goriziano che ho conosciuto in occasione del TA del Carso Isontino (anche se stava male e non ha corso). Ha letto su Facebook che nel fine settimana tornerò in visita parenti e che correrò sul Carso. Mi propone un'uscita assieme, io accetto entusiasta. 
Organizzazione. C'è un problema però: la domenica per me è già segnata da visite amici e parenti, difficile sovvertire l'ordine costituito. Rilancio la folle idea di partire all'alba, Gianmarco pare propenso. Sono sul treno che da Trento mi porterà (con un solo cambio!) fino Monfalcone e un altro avviso arriva sul telefonino: è Raffaella, amica di Gianmarco, pure lei conosciuta in occasione del TA del Carso Isontino (anche se stava male e non ha corso). Propone il sabato anziché la domenica: ottimo, la mattinata è libera, accetto ancor più entusiasta. Ah, che bello sentire la risacca dell'onda lunga di un Trail Autogestito. Scoprirò solo al momento di definire tempi e luoghi dell'uscita che Raffaella ha sacrificato la propria corsa: lei sabato non può e rinuncia in mio favore – grazie davvero, Raffaella! 
Fatto. Sabato mattina ci troviamo, Gianmarco ed io, alla fine del sentiero 79: lasciamo una macchina a Medeazza e l'altra al punto di partenza, Gabria. Qui ci viene a salutare Raffaella, una foto e partiamo. Gianmarco mi ha suggerito, appunto, il 79: un sentiero che non conosco e che corre lungo il confine italo-sloveno, con qualche piccolo salto di frontiera. A leggere la carta sembra una semplice linea che anche un bambino digiuno di Carso saprebbe seguire bendato; naturalmente non è così. Specie i primi 5 km sono davvero un dedalo di vie che si incrociano, si intersecano, si fermano; ci capisco molto poco, mi accodo a Gianmarco e solo grazie a lui, senza troppo perderci e con qualche slalom tra i rovi completiamo la prima parte. Al di là delle difficoltà di navigazione, comunque divertenti, è un bell'andare: si comincia con una salita tosta (la camminiamo), poi si procede su stretta via, il fondo è tipicamente carsico: sassi che affiorano, foglie umide, terra bagnata; familiare nella sua irregolarità. Dopo questi primi 5 km il 79 si fa (non sempre, eh) più segnato e più riconoscibile. Trincee, appostamenti, memorie della Grande Guerra. Procediamo a ritmo tranquillo, così da non negarci una piacevole e continua chiacchierata. Passiamo quella frontiera che qualche anno fa rendeva impraticabile il sentiero. È un correre che assomiglia davvero molto a quello di montagna: devo fare attenzione alle caviglie. Raggiungiamo una vetta carsica (Monte Kremenjak), sotto di noi il Golfo di Monfalcone è interamente coperto dalla nebbia; si scende belli ripidi ed io come al solito me la prendo comoda e prudente (imparerò mai a scendere con maggiore sicurezza?). È davvero divertente: dopo la Cavalcata Carsica è la mia prima corsa sulle colline “di casa” ed è anche la più lunga in questo 2011 dall'inizio molto calmo. Alla fine arriviamo a Medeazza dopo 15 km e spiccioli di Carso in 2h20'. Il ritmo impostato da Gianmarco è ottimo per me:  in salita con calma e quasi sempre al passo, più sciolti dove è corribile ma senza mai forzare. 
Conclusione. Passerà un po' di tempo prima che io riesca a rientrare dalle parti di Sagrado, ma quando lo farò sono ben contento di poter contare su di una bella compagnia da trail. La prossima volta però cerco di dare un congruo preavviso, perché Raffaella deve correre con noi, e chissà mai che non si aggiunga qualcuno all'allegra brigata. Lunga vita al Carso, lunga vita allo spirito del Trail Autogestito. E se in futuro, ripreso un po' di allenamento, ci fosse anche Chiara... sarebbe tutto molto vicino alla perfezione.

giovedì 13 gennaio 2011

Elasticità veneziana

A volte mi pare di essere così attento nello stilare programmi per poi concretizzare il gusto di cambiarli. Pronti, attenti via... e la prima gara dell'anno non sarà quella prevista.
L'intenzione era: rifacciamo, Alessio ed io, la Maratona sulla Sabbia di San Benedetto del Tronto. Non sarà così: in quella stessa data (13 febbraio) è stato organizzato il Trail Autogestito di Venezia, che lo scorso anno mi ha troppo entusiasmato per poter pensare di non rifarlo: se ne può leggere qui. Così prende più concreta forma il mio proposito per il 2011, che recita: gare poche ma buone e cerchiamo di aumentare i TA.
L'occasione è di quelle davvero golose: una corsa comunque piuttosto seria, chiamiamola così, di 25-28km con i simpatici ponti e l'infido fondo (si chiamano, ho scoperto, "masegni"). Un'organizzazione sublime e la guida in corsa di veneziani d.o.c. capaci di farti scoprire angoli nascosti di quella che ritengo davvero essere una delle più belle città del mondo. Tanto che l'abbiamo già fatta vedere a Mateja. E correndo 25-28km di angoli se ne vedono! Questa volta "mi tocca" chiedere il sacrificio a Chiara: sarò io a correre e lei a passeggiare con la piccolina cullata nella fascia portabambino. Spero di ricambiare la domenica successiva: lei corre la mezza a Verona, io me la spasso in compagnia della simpatica poppante. Per goderci fino in fondo il TA abbiamo pure deciso di prenotare una notte veneziana.
Valore aggiunto di questa assai promettente domenica di febbraio è l'opportunità di rivedere amici, blogger e trailer, e di conoscerne di nuovi. Per non scrivere del Terzo Tempo a base di pesce.
La morale è sempre quella, la corsa rende la vita più bella.
Questo il link che racconta il progetto e la realizzazione del TA.

mercoledì 5 gennaio 2011

The Coach

Buona la prima. La notizia ha girato molto, il basket ha guadagnato pagine sui giornali, voci alla tv, righe sul web. Perché un allenatore dal grandissimo passato che torna in panchina dopo venticinque anni o giù di lì non lascia indifferenti. Nessuno si sarebbe voltato indietro per il poco evitabile esonero dell'incerto Bucchi se al suo posto fosse stato chiamato chiunque altro. Chiunque, credo anche Phil jackson.
Io sono un fan di Dan Peterson commentatore TV. Quanto al coach, all'epoca delle sue tante vittorie ero un giovane ragazzino non in grado di giudicarne le qualità, ne ho studiato la carriera a posteriori, e mi ha convinto molto.
In questi due giorni ho letto commenti e auguri in varie salse: belli quelli di D'Antoni e Meneghin. 
Ma torniamo al fan. Il piacere di ascoltare Dan Peterson: lui commenta il basket da allenatore, dice quello che farebbe o che si potrebbe fare, ride dei suoi errori e gioisce di quel che azzecca. E ascoltandolo si impara molto: dettagli tecnici più che concetti tattici. E poi ama il gioco semplice, ed io credo che al basket una generosa dose di semplicità serva come nuovo ossigeno.
La mossa dell'Armani di chiamare proprio lui è di certo intelligente: un colpo di immagine geniale. Tecnicamente? Un romantico azzardo per il quale io, come presumo la gran parte degli appassionati, farò il tifo.
Buona la prima. Milano batte Caserta.

lunedì 3 gennaio 2011

Trenta minuti per un anno

Dopo quindici giorni di sosta forzata, proprio di trenta minuti mi accontento per sentirmi di nuovo un tizio che corre. Ne avevo bisogno anche per pensare all'anno di corsa appena trascorso senza sentirmi troppo fiaccamente un ex o quasi.
Questi trenta li ho percorsi sul non troppo eccitante Lungadige veronese, ben conscio che c'è molto di peggio. Sensazioni disarmanti, ma è ovvio: non sono stato capace di tenere il ritmo adeguato, quindi un continuo accelerare inconsapevole seguito dal rallentare consapevole. Ma va bene, così: l'importante era ripartire senza più i fastidiosi sintomi influenzali protagonisti delle "vacanze" natalizie.
Riavvolgiamo il nastro... prima parte del 2010 segnata da qualche corsa su strada: rimarranno le uniche. La mezza di Gorizia a ritmo di PB (se così si può definire... in fondo di mezze tirate ne ho corse due nella vita) e quella di Verona accompagnando Chiara e il suo cartello "baby on board". 
La stagione trail è iniziata in gennaio con il Poggiolo (bello e freddo), proseguita con la maratona sulla sabbia (la metto nei trail) e la splendida traversata parigina dell'Ecotrail da 50km. Poi Abbots Way in twin team con Alessio (compare anche sulla sabbia e a Parigi): gara tosta che io ho fatto in due tappe per qualcosa più di 60km e un dislivello significativo.
In mezzo anche due Trail Autogestiti non proprio di tutto riposo: uno, stupendo (e spero tanto venga riproposto), a Venezia; l'altro, molto bello anche lui, nei dintorni di Rovereto. I TA sono la grande sorpresa positiva dell'anno: sono risultati il modo più bello per correre, tanto entusiasmo mi hanno dato da spingermi a vestire gli abiti dell'organizzatore. Il proposito è di non mollarli, cercando anzi di frequentarne qualcuno in più, magari a scapito delle gare organizzate.
A dirla tutta, troppa roba in cinque mesi.
Tra estate e autunno una sola gara, che purtroppo è stata la delusione grande dell'annata. Ecomaratona del Ventasso. Mi è dispiaciuto poi che le mie impressioni, giudicate da molti educate, siano state prese a spunto per mettermi poco simpaticamente sotto accusa, più in altre pagine che su queste.
E fine anno tutto sul Carso, prima con la grande soddisfazione del TA sulle strade di vecchia casa e poi con quella che è stata la più bella corsa della mia giovane esperienza da trailer: la Cavalcata Carsica. Il prossimo anno queste le vorrei proprio ripetere.
Ho passato in rassegna solo le corse, dato che in post precedenti già ho raccontato delle roboanti cose belle che hanno caratterizzato il mio 2010. Il trail, comunque, prende un posto importante tra le cose belle. Così come il piacevole aumento dei "lettori fissi" e la conoscenza personale di alcuni di loro. Speriamo di conoscerci sempre più, sempre meglio.