giovedì 30 dicembre 2010

Tutto Vero!

Ho aspettato il gran giorno, tra uno starnuto e l'altro, con poca voce e quella poca roca per urlare su queste righe la mia gioiosa soddisfazione.
Perché oggi ho firmato il mio primo contratto a tempo indeterminato, vincitore di concorso (pure se formalmente si chiama "call") da ricercatore a Trento - Istituto Storico Italo Germanico. E chi se l'aspettava? Io proprio no, ma proprio così è andata. E abbondiamo con i proprio. Questo "callcorso" mi ha succhiato ogni energia, usciti i risultati sono crollato fisicamente e fatico a riprendermi. Ma sapete che vi scrivo: evviva che sia così!
E sempre così incomincia una nuova stagione, questa volta non di corsa. Dieci anni fa (cacchio, quanti) ho rinunciato alla carriera da avvocato, dicendo no dopo un anno di pratica. Mi ero già re-iscritto all'università, con l'idea di dare cibo alla mia passione per la storia. Poi ho deciso di provarci, spalleggiato dalla morosa conosciuta da poco. Scelta razionalmente folle, ma visceralmente appassionata. 
Ora la morosa è mogliettina, c'è Mateja, la follia è diventata realtà.
Che anno, il 2010.
... perché alla fine scrivere un blog è pur sempre raccontare qualcosa di sé.

venerdì 24 dicembre 2010

Eurolega

Tra influenze e pioggia incessante, la mia corsa riposa. Tempo di prime svolte nella stagione di basket, e per fortuna che c'è Sportitalia... da due anni posso seguire l'Eurolega senza dovermi abbonare a SKY, cosa che del resto non ho mai fatto. Sono rimaste 16 le squadre a giocarsi la "Champions League" della pallacanestro. Un mio commento.
Girone A
Quello senza italiane, dunque il meno trasmesso e per me il meno visto, conosciuto più sulla carta che in video. Dominato dal Maccabi (9 vinte - 1 persa), squadra forte e allenata benissimo, favorita per arrivare in fondo. Dentro Vitoria, Zalgiris e Partizan (tutte 5-5), dai baschi ci si aspettava di più, ma restano forti. Benissimo lituani e serbi, mine vaganti per il seguito. Fuori a sorpresa i ricchi russi del Khimki (e dimissioni del coach italiano Scariolo), per loro una debacle, fuori i polacchi del Prokom dopo i fasti dello scorso anno, ma c'era da aspettarselo.
Girone B
Il gruppo con la classifica più logica. Prima la corrazzata Olympiacos (7-3)  finalisti lo scorso anno e ora forse ancora più forti. Qualche caduta da calo di tensione, ma davvero solidi. Poi le spagnole Real Madrid (6-4) e Malaga (5-5). Mai brillanti, ma presenti a finire il compitino. Lo stesso può dirsi per Roma (5-5), malissimo in campionato ma sopravvissuta in Eurolega, alla fin fine grazie ad un canestro davvero mostruoso di Charles Smith, giocatore in chiara parabola discendente, ma uno dei pochi ad essere dotato di classe pura Classe che per Rino Tommasi, è la capacità di giocare al meglio i punti decisivi. Appunto, Charles Smith. Fuori Bamberg (4-6) e Chaleroi (3-7): tedeschi e belgi hanno onorato la partecipazione con vittorie di prestigio, ma per passare il turno serviva qualcosa in più.
Girone C
Grande Siena (8-2), oltre ogni attesa: squadra non troppo italiana ma campione d'Italia che ha giocato benissimo, assieme al Maccabi la migliore di Eurolega fino qui. Girone squiibrato con le prime tre nettamente più forti: Fenerbache (7-3) e i campioni del Barcellona (7-3) avanti tranquilli. Da Barcellona ci si aspettava di più: credo che non tanto gli infortuni, quanto la crisi di Rubio li abbia messi in difficoltà. Difficile però non continuare a crederli favoriti, con le Final Four in casa. Rimonta finale e passaggio del turno da una delle squadre più belle da vedere, i lituani del Lietuvos (4-6), ricchi di talenti giovani e vecchi, capaci di sorprendere in futuro. Fuori Cholet (4-6) e, tristemente, il Cibona: perse tutte, rischio fallimento e prestazioni non all'altezza per una delle squadre che hanno fatto la storia del basket. In bocca al lupo!
Girone D
Qui le sorprese, positive e negative. Di normale c'è solo il primo posto del Panathinaikos (7-3), per successi la prima squadra di Atene, alla quale non manca niente, come al solito, per ambire alla vittoria finale. Clamoroso e felice il secondo posto dell'Olimpija Lubiana (6-4), capace di dare più del massimo delle proprie possibilità, di vincere partite difficili in volata e in rimonta (segnale della presenza in panchina di un coach con i contro... fiocchi). A loro va il mio tifo: sono nato e cresciuto troppo vicino al basket sloveno per non restarne affascinato. Poi Efes Pilsen (5-5), senza infamia e senza lode, per andare avanti ancora serve di più. Stesso commento per Valencia (5-5), brava ad aprofittare delle orribili debolezze psicologiche di Milano (4-6), squadra caduta come un frutto maturo al momento della resa dei conti. E aveva tutte le carte buone in mano. Quasi con vergogna, dal basso della mia esperienza di panchina, ma con la voglia di dire apertamente la mia affermo: l'allenatore di Milano, Bucchi, non è all'altezza di questa competizione. I giocatori, almeno buona parte di loro, sì, e sarebbe bastata una guida meno nevrotica e più decisa nel scegliere a chi "affidare le chiavi della macchina" per passare almeno questo turno. La super-sorpresa è l'ultimo posto del CSKA Mosca (3-7), partiti per vincere l'Eurolega, i russi si trovano già fuori prima ancora della fine del girone. Perché? Difficile dire, a loro non mancava niente: grande allenatore (esonerato a sconfitta avvenuta) e ottima squadra, ecco, magari un po' vecchia e stanca, ma non abbastanza da crollare così.
Adesso aspettiamo il sorteggio delle Top 16. Dipenderà dai gironi e dagli incroci, ma provo sei nomi per le Final Four: Olympiacos, Panathinaikos, Siena, Maccabi, Barcellona e, naturalmente, Lubiana.


domenica 19 dicembre 2010

La corsa dei "Babbi Natale"

Domenica mattina... dopo tanto tempo, finalmente una bella non competitiva. Organizzata dal gruppo di "Verona Marathon", la Christmas Run parte da piazza Bra (quella dell'Arena, per intenderci), vicinissima a casa nostra. Il prezzo dell'iscrizione - beneficenza - comprende un bel costume da Babbo Natale. Chiara ed io ci svegliamo di buon'ora, ritiriamo i costumi, appiccichiamo un cappello in tema sul passeggino e rientriamo a casa (potenza della comodità logistica) per aspettare l'ora giusta senza prendere troppo freddo.
Freddo che non è poi così pungente, quindi casa vicina = cambio abiti. Siamo comunque conciati per camminare: scarponcini da montagna anti-ghiaccio-sui-marciapiede, pile bello pesante e costumone. Alle 9.30 siamo pronti sotto lo striscione di partenza: due mattacchioni ed una inconsapevole in mezzo ad una turba di Babbi Natale. 

Chiara inizia a scherzare: "Non voglio arrivare dietro ad altri passeggini, eh!". Partiamo al passo intruppati come sempre capita nelle domenicali, poi già che la strada si allarga... "Facciamo qualche passo di corsa?", ma sì, dai. Comincio a spingere e a corricchiare. Divertente, però... passo chiama passo

Passi per il passeggino piuttosto pesante, passi per la tracolla termica con biberon "per ogni evenienza", passi per gli scarponi, passi per i calzettoni di lana, passi per il costume, passi per la maglietta di cotone che sento bella fradicia... quello che proprio è difficile da sopportare è la barba in ovatta: il sudore cola, l'ovatta si appiccica, ma siamo alla Corsa dei Babbi Natale e la barba non si può staccare. 
Bivio 5/10 km, svoltiamo per i 5: il percorso è assai familiare - siamo pericolosamente consci che fino all'arrivo il marciapiede è piuttosto largo, anche se talvolta ghiacciato: c'è poco da fare, si corre, attento a non scivolare
I rari passeggini sono nettamente indietro (chi infatti, oltre a noi, sarebbe così demente da correre?), mi fermo per rimboccare la coperta a Mateja e Chiara, mamma assennata e prudente si avvicina per dirle: "Mateja, questo è tempo perso per niente!". Mah. Penso che forse la mia bella, come si dice a Trieste "no xe a bolla", poi basta la salitella di Castelvecchio a far sussultare il trailer che c'è in me: la strada sale ed io non posso fare a meno di scattare... Dio li fa e poi li accoppia, e quelli, non contenti, si riproducono pure!
Arriviamo così: Mateja tra il sonno e la perplessità, Chiara tra la soddisfazione e la grassa risata, io tra la barba grondante e l'orgoglio di padre/marito.
Vittoria netta tra i passeggini (tre? quattro?). Temo però che siamo stati sopra i 6' al km. Male, molto male...
Al di là di questo racconto scemi-serio: molto bello vedere quanta gente ci salutasse sorridente, noi e il nostro passeggino occupato; molto bello essere fotografati e salutati, molto bello non essere rimproverati di snaturata genitorialità da nessuno dei Babbi Natale.
Quanto ci siamo divertiti! 

venerdì 17 dicembre 2010

Giugno 2011 - Raid Golfe du Morbihan

Il dado è tratto. Grazie all'aiuto del mio francioso amico Marco, e del suo telefonino, sono finalmente riuscito a completare l'iscrizione al Raid. 
Di cosa si tratta? Di un trail lungo (86/88 km, a seconda delle letture) che si corre in buona parte di notte.
Perché così presto? Numero chiuso.
Perché l'ho scelto? Non ho mai visto la Bretagna, e mi pare una splendida occasione. Ma c'è molto altro.
Si corre per lo più di notte, una delle notti più lunghe dell'anno (25/26 giugno) e molto a nord: sarà bellissimo, mi godrò il tramonto e l'alba, - partenza alle 15 e venti ore di tempo per concludere il tutto. Uno spettacolo di luci, mi immagino.
Si corre in riva al mare, in massima parte su sterrato. Dalle foto e dai video che ho consultato online vedo sentierini, canneti, sabbia, passaggi praticamente in acqua, un paesaggio da sogno. Un filmato su Youtube si intitola "Correre il mare". Ecco, dopo la Maratona sulla sabbia dello scorso febbraio, mi sono intrippato con mare e sabbia: bello, divertente, emozionante.
Da tempo volevo provare un trail lungo, pensavo sui 100km: questo mi ha conquistato. Una sfida che voglio fare immerso nella natura, cercando di fidarmi delle mie possibilità, della mia preparazione e del mio equipaggiamento (zaino in spalla per la semi-autosufficienza: ovvero ristori sì, ma molto pochi).
I miei prossimi mesi di trail, tappa dopo tappa, saranno molto concentrati su questo obiettivo. Non vi pare che questo foto dimostri che ne vale la pena?
Su consiglio e richiesta di Antonio, ecco qualche link
Sito ufficiale

mercoledì 15 dicembre 2010

Giorni intensi

Uso abitualmente questi tempi di corsa ridotta per aggiornare il blog scrivendo di libri. Oggi nulla di tutto questo: le due ultime acquisizioni in biblioteca sono state deludenti e ho esercitato il sacrosanto diritto all'interruzione propria di ogni lettore. Ho letto un paio di libri di studio e di quelli, magari, parlo in altra sede.
Stamattina in edicola non ho avuto il coraggio di comprare il giornale, con la "g" minuscola, rigorosamente. O meglio: ho ripiegato sulla Gazzetta. Non ce la faccio a leggere né notizie, né commenti su quanto succede in Italia: un governo che sopravvive in maniera impudica mi rattrista e preoccupa. Così come mi infastidisce l'infiltrazione violenta che rende indifendibile una sacrosanta protesta.
Al contempo mi si aprono inattese prospettive professionali delle quali temo quasi a raccontare, lo farò con la calma necessaria, quando anch'io avrò capito quello che mi sta succedendo. 
Riprendo a correre piano piano come posso: affaticato e poco concentrato. Il concorso cui ho partecipato mi ha assorbito un sacco di energie fisiche, sotto forma di adrenaliniche notti insonni.
La pagina web per iscriversi al Raid Golfe du Morbihan continua a non funzionare: non accettano un numero di cellulare italiano. Fortuna che ho amici francesi o in Francia, chiederò soccorso e formalizzerò al più presto.
Non so ancora quando inizieranno le mie vacanze, ma sarà il momento di godermi con grande serenità una bella porzione di Carso. 

domenica 12 dicembre 2010

Settimana senza corsa

Per scelta e per necessità, la settimana conclusa con questa bella domenica di dicembre non mi ha visto mai indossare i panni del trailer e neppure quelli del runner. 
Dopo la Cavalcata Carsica di aurea memoria, io e le mie gambe abbiamo deciso per uno stop di qualche giorno. Poi rientro a Verona e due giorni trentina di intensissimo impegno. Notte insonne da adrenalina (lavoro e non corsa), sabato con graditissime visite da amici di vecchia data e una domenica a Venezia con le mie donne e l'ottima compagnia di Rosa&Massimo. Che bella Venezia, la prima volta per Mateja: lei non se la ricorderà, ma noi gliela racconteremo. E speriamo che i trailer veneziani ripropongano il TA di gennaio in mezzo alle calli.
Domani si ricorre... e si rispettano le scadenze presentando lo scritto promesso.

lunedì 6 dicembre 2010

Cavalcata Carsica. La più bella di tutte.



Serve una presentazione. È una “gara non gara”: niente premi, niente ristori, niente segnalazioni del percorso. Si attraversa il Carso triestino sul percorso del Sentiero 3, da Pesek a Jamiano, lungo la frontiera italo-slovena. La misurazione ufficiale dice 53km, 99% su sentiero, 1200m D+, 1600m D-.
È arrivato il mio momento per partecipare, obiettivo arrivare. Pensieri della vigilia: prima di tutto un grazie agli amiconi Erica e Max che ci ospitano a Trieste e mi mostrano la strada per Pesek. C'è bora (ma il giorno della gara ci grazierà) e la temo, poi neve e ghiaccio. Il mio timore è perdermi: non conosco per niente il sentiero e so che molti bivi sono infingardi. In realtà, i segnali saranno molto più visibili del previsto e basterà prestare un po' di attenzione per non smarrirsi mai, anche se non tutti possono dire lo stesso: evidentemente ci vuole anche un po' di... culo?
Domenica mattina. L'appuntamento per la partenza è alle sette e mezza, sono fin troppo puntuale, parcheggio creativo e subito al via, praticamente in ultima posizione. Peccato non essere arrivato un po' prima: avrei avuto l'occasione di salutare amici e compagni di strada. Pronti, via: il freddo è pungente – il termometro della macchina è deciso sotto lo zero. C'è molta neve e altrettanto ghiaccio. I km iniziali sono prudenti, poi piano piano mi sciolgo e comincio a godermi il sentiero.
La prima salita non è affatto cattiva (sarà perché appunto, è la prima?), si arriva in cima al Monte Cocusso. Qualche difficoltà me la presenta invece la discesa verso Basovizza: il terreno è sconnesso, pietroso e ghiacciato. Neve dappertutto: pazienza per la mia insipienza discesistica, mi godo i dintorni. Di lì in poi dominano i saliscendi. La mia tattica è al passo spinto (aiutato dai bastoncini) in salita, corsa sciolta su piatti e falsopiani, prudente in discesa. La navigazione non crea troppi problemi. Chiacchiero con qualche compagno di strada, specie con Raffaella, ultra-ultratrailer conosciuta sulle Alpi: con lei ci ritroveremo varie volte fino ad arrivare assieme a Jamiano.
Quando si incrocia la strada asfaltata c'è sempre un buon numero di sostenitori: molti cavallerizzi del Carso preferiscono partire agili e farsi sostenere con ristori gestiti da amici e familiari. Io ho il mio zaino, ma che piacere ricevere l'offerta di un the caldo e di frutta secca da un accompagnatore altrui. La scena si ripeterà agli altri due incroci: grazie mille, amico benefattore, quanto mi dispiace non averti chiesto il nome.
Nella seconda metà del percorso la neve non c'è più; il ghiaccio, fortunatamente, nemmeno.
Ogni tanto una breve sosta per godermi il panorama, alle mie spalle il golfo, il mare, Trieste; basta girare la testa e i monti sloveni ti guardano maestosi e innevati.
Monte Lanaro. Si sale con alcuni strappi, ma tutto sommato nulla di eccessivo. Incontro Cristiano ed Elisa, amiconi escursionisti che hanno deciso di risalire in parte il “3” sperando di incontrarmi. Anche loro hanno il thermos del the caldo, ne prendo un bicchiere in più per offrire: i benefattori sono anche maestri di comportamento. Dopo il Lanaro, la parte più scorrevole del sentiero: strade piuttosto larghe, poca pendenza (eccezion fatta per la discesa iniziale, che non è poi così lunga). C'è tempo per corricchiare e parlare, anche se gli occhi aperti bisogna tenerli sempre: sassi, sassi, sassi; un piede in fallo e la caduta rischiano di arrivare un attimo dopo l'altro. Ecco, questa è una difficoltà vera della Cavalcata: fondo sconnesso che chiede molto alle caviglie e ai piedi.
Ultimo the caldo regalato dal benefattore, siamo a San Pelagio. Mancano l'ascesa/discesa dell'Hermada e una quindicina (abbondante) di km. Io sto davvero bene: dopo varie maratone, eco e strada, un'ultra e numerosi trail mi pare di aver iniziato a capire come gestirmi. Soffro un po' il freddo nei boschi più fitti, ma lo scaldacollo (o “buff”) è provvidenziale perché ti permette di respirare calore. Salire l'Hermada non è un grosso problema, scenderlo potrebbe esserlo: una picchiata breve ma ripidissima, decido di farla con calma fidandomi dei bastoncini, passi brevi, baricentro spostato in avanti... finisce pesante sulle cosce ma senza cadute e senza crampi. Di lì in poi è tutta dritta fino Jamiano: ultimo brivido all'ultimo bivio, ma un gruppo di ragazzi a cavallo (inevitabile, per la Cavalcata Carsica) ci indicano il sentiero giusto, che addirittura era quello che avevamo preso! Completare il tratto dritto assieme a Raffaella è un vantaggio: parlare e raccontarsi progetti e (lei a me) esperienze di ultra e deserti toglie il pensiero dalla fatica. Vedo un gruppo di persone ai piedi di una breve salitella: salita al passo e poi riprendo... ma no, la salita è l'arrivo e allora la corro. Sono passate sette ore e trentaquattro minuti da fischio di Pesek. Sono a Jamiano. Ho corso, tutta intera e senza perdermi, la Cavalcata Carsica.
Fin qui, il racconto della mia corsa, ma c'è molto altro da scrivere.
L'atmosfera. Grande convivialità e rispetto reciproco tra i partecipanti. I bikers (la Cavalcata è anche mountain bike) sono correttissimi: non uno che non mi abbia ringraziato per avergli lasciato strada! E poi le loro tracce possono aiutare. Rifiuti per terra ne ho visti davvero pochi.
La natura. Io amo soprattutto correre in bosco, e qui mi sono ubriacato di piacere. E poi la neve, sarà una difficoltà in più però, in questi contesti, è davvero bella da vedere.
Il panorama. Dai monti al mare, dai monti ai monti.
I colori. Una tavolozza magnifica: dal bianco al rosso, tra verde e marrone, l'azzurro.
Il rispetto. Per gli altri, per chi ti cede il passo e per chi te lo chiede, per chi corre e per chi pedala, per chi sostiene e per chi aiuta, per chi organizza e ha avuto l'idea, per chi corre per vincere o per arrivare. Ma soprattutto, il rispetto per il “3”, che ti chiede attenzione ad ogni svolta, ma ti ripaga con numerosi, rassicuranti, segnali biancorossi.
In una parola... il Carso.
Finisco con qualche nota “tecnica” che può interessare chi, come me, pensa di correre la Cavalcata per finirla senza ambizioni cronometriche.
Vestito come? Scarpe trail (Montrail Highlander), calze lunghe “a compressione” Kalenji, pantaloni lunghi tipo fuseaux, intimo lungo e pesante Craft, maglia lunga tessuto impermeabile Gore, scaldacollo e fascia copri-orecchie in pile, guanti leggeri da corsa, bastoncini componibili Camp (per me indispensabili, per altri un fastidio).
Nello zaino? Due litri di coca sgasata e annacquata (che fa schifo in qualsiasi momento della vita ma che in pieno trail rimane la bevanda, per me, migliore), ma avrei bevuto di più (nonostante i tre bicchieri di the caldo dei benefattori). Barrette dolci e salate, un gel (poi frutta secca del benefattore). Effettivamente mangiato: barretta di ovomaltina, barretta alle mandorle, gel all'arancia. Forse sarebbe stato meglio ingurgitare qualcosa in più, ma alla fine lo stomaco era un po' chiuso: ho sbagliato nel non portare un paio di cubetti di grana.
Ricambi per ogni evenienza non utilizzati: k-way, buff in cotone, guanti in pile, canottiera, coperta termica, calzamaglia Craft. Poi telefono e carta del percorso.
E all'arrivo, passate da pochissimo le setteoreetrentaquattro minuti, Chiara e Mateja mi vengono incontro assieme ad Erica e Max (grazie ancora, muli), con tempismo perfetto per non gelare la piccola. Eccoci qui, chi perplesso, chi stanco e felice.



venerdì 3 dicembre 2010

Attesa

Non parlo di avvento, intendiamoci. Siamo rientrati nella Venezia Giulia, potrei mentire scrivendo "per vari motivi": ho bisogno di tempo per studiare e l'aiuto di mamma/nonna è notevole, i parenti tutti anelano alla visione di Mateja, Chiara ha bisogno di farsi aiutare un po' et cetera, ma siamo seri... siamo rientrati perché io voglio correre la Cavalcata Carsica.
Oggi ho preso un assaggio di Carso, dopo un mese di assenza ho ri-calpestato amati sentieri. Come al solito, ho sbagliato l'orario e ho dovuto scovare una scorciatoia asfaltata per arrivare in tempo all'appuntamento pranzo in famiglia. Bello come al solito, e anche in una sola oretta sono riuscito a scoprire un paio di passaggi "nuovi". Domani trasferimento dagli amici Erica&Max, dormita a TS e domenica mattina a Pesek dove inizia l'avventura. Voglio godermi dal primo all'ultimo tutti i 50 e passa km che mi aspettano, spero che il terreno non sia troppo insidioso (il ghiaccio sarebbe un problema) e che il tempo permetta di guardare il mare dal Carso. 
Mi sa che rischio di divertirmi.