domenica 30 maggio 2010

Giro d'Italia

Parto da lontano per il post di oggi. Nel 1991 feci la mia prima "impresa" ciclistica: assieme all'amico Cristiano, diciannovenni e inconsapevoli, facemmo 120 km "alpini" su asfalto in mountain bike per arrivare al nostro campo estivo in Carnia. E poi tanta bici, fino a quando nel 1999 a Madonna di Campiglio, presero Marco Pantani con le mani nel sacco. Chiusi la tv e dissi: basta ciclismo. Smettere di seguirlo in tv mi fece perdere l'entusiasmo anche per le mie "imprese" e la bici si arrugginì. 
Piano piano un po' di passione ancora... 2005 sono a Parigi e ci passo una buona parte dell'estate, Chiara sta lavorando lì e io la raggiungo per stare con lei prima e studiare il francese poi. Quest'ultimo obiettivo viene perseguito anche attraverso il Tour de France, che seguo attraverso giornali e tv, fino alla sfilata degli Champs-Élysées compresa. Mi appassiono davanti alle imprese di un corridore italiano: Ivan Basso, che arriva secondo. Compro una nuova mountain bike (la vecchia non era del tutto marcita in cantina, ma mi era stata rubata) e ricomincio. Un anno dopo, Ivan Basso è squalificato per doping. Io comincio a correre a piedi e lascio perdere la bici, che uso solo per spostarmi di qua e di là in città.
Domenica scorsa guardo in TV la tappa dello Zoncolan, terre carniche che ben conosco, Ivan Basso corre alla grande. Ora è pulito, e io gli voglio credere. Oggi il Giro è arrivato a Verona, passando davanti casa mia e me lo sono goduto dalla finestra del salotto. Prima anche una tappa all'Arena, una lungo il percorso ché la cronometro ti permette di vedere i ciclisti uno a uno.
Ivan Basso ha vinto il Giro.
Vi prego: fate che sia tutto vero.

mercoledì 26 maggio 2010

Decimo giorno

Ieri sera, dopo nove giorni di riposo pressochè assoluto ho pedalato indoor per un'ora esatta. Certo, nulla a che vedere con la collina o la campagna, ma talvolta anche la cyclette di casa propria può essere un buon posto di allenamento. Domani invece ricomincio a correre, piano piano, credo che farò un breve giro al parco delle Torricelle (o a quello dell'Adige, dipende dal momento della giornata che potrò sfruttare) senza forzare. Sabato potrebbe essere il giorno giusto per far prendere aria alla cara vecchia mountain bike.
Il riposo mi ha fatto e ancora mi sta facendo bene. Credevo fosse più fastidioso stare in panciolle per dieci giorni, invece no: evidentemente il "fisicaccio" ne aveva bisogno. Continuo saldo nel mio patto: ora si riprende, ma con uscite brevi, calme e senza dislivelli significativi. Passiamo quindi dal riposo allo scarico. E poi, per tenere allegro il morale del trailer sto indossando una dopo l'altra tutte le mie magliette da finisher.

lunedì 24 maggio 2010

Eppur si scioglie

Il patto con il fisico (avevo scritto "fisco", ma io di questi problemi proprio non ne ho) sta funzionando. La mia abituale fermezza mi ha tenuto a bada in catene e sono riuscito a non gettarmi a capofitto nelle corse carsiche come faccio di contorno ad ogni visita parenti. Mi sono sentito molto in colpa, quando ho proposto a Chiara di allungare una strada che stavamo facendo in macchina… pur di vedere il Carso mi sono adattato alle quattro ruote. Argh! Ma solo su strade asfaltate, ci mancherebbe. Riposo assoluto da sabato scorso, quindi, e sta funzionando. Non ho avuto tempo per i massaggi, ma li tengo presenti, e mi sono limitato a qualche breve camminata. Ho guardato con fastidio la bilancia che, all’esito del tentativo di ingrasso mammo-suocerile mi ha sbattuto in faccia un chilo in più. Ma dopo otto giorni di marmorea rigidità la coscia destra si è sciolta, ho ricominciato stamane a fare di corsa i piani di scale che mi portano allo studio. Bene, bene. Oggi rimango ancora a riposo e domani pedalo. Poi, se tutto va bene, si ricomincia. Gradualmente, nel pieno rispetto del patto.

sabato 22 maggio 2010

Senza correre sul patrio suol

Di fronte alla notizia che un trailer (o un runner, tanto per dirla ancora in lingua straniera) si vuole o deve fermare, ho visto e letto che la solidarietà esplode: grazie a tutti. Io conto di aver fatto le cose bene, anticipando la crisi e rimango molto fedele al patto che ho stretto con il fisicaccio. La coscia migliora, la stanchezza persiste, ma va detto che sono molto preso da un lavoro di scrittura che mi toglie energie quanto e più dell'amato correre.
Questo fine settimana sono rientrato nella Venezia Giulia, assieme a Chiara, in visita amici e parenti. Ieri sera a Grado con passeggiatina in riva al mare: sto già pensando ai possibili circuiti su sabbia per prepararmi all'idea desertica che mi frulla in capo per il 2011. Stamattina guardo il Carso con voluttà, ma non vado a correre. C'era l'eventualità di una camminata con il mio amicone d'infanzia, ma è svanita. Allora niente Carso e si va in Friul (qui qualcuno dice anche “Furlania”) a rendere omaggio ai suoceri e far quattro chiacchiere con lo zio. Domani mattina non ci sarà tempo per la camminata, visto che abbiamo organizzato un allegro rendez-vous  con amici di vecchia data e purtroppo non più intensa frequentazione.
Ci sarebbe piaciuto dedicare un po' della nostra rimpatriata all'amata Trieste, ma non c'è modo: quando si rientra così in fretta le ore scorrono veloci e ad incastro, il momento di ripartire verso Verona arriva sempre troppo presto. A inizio giugno sarò di nuovo da queste parti, in quell'occasione anche per lavorare un po' – quindi mi fermerò di più, sarò di nuovo in buona forma e il Carso non mi scapperà.

martedì 18 maggio 2010

Un patto solenne

È giunto il momento: il mio fisico ha presentato il conto di questi cinque mesi tirati a buon ritmo e buoni chilometri. Mi ha chiamato e tramite il linguaggio chiaro e distinto di una coscia dura come i sassi di un sentiero alpino mi ha fatto sapere che devo calmarmi. Io però cercavo di non ascoltarlo e allora si è fatto sentire con la voce ancor più ferma della debolezza e del sonno poco controllabili ordinandomi stop. Poi si è rifiutato di fare le scale e mi ha intimato di prendere l'ascensore. E ha proseguito con altri segnali, che smetto di elencare.
Allora, mio amato anche se sfruttato fisico, lo scrivo pubblicamente qui: va bene, mi hai convinto. Ti propongo questo patto: fino a quando non mi comunichi di aver accettato sciogliendomi la coscia sinistra io non corro. Quando sciogli, ricomincio piano piano, alterno corsa e camminata, se esco per correre niente di impegnativo. Dimmi tu, cosa fissiamo come tetto: 10 km? 40 minuti? Il ritmo – fa parte dell'accordo – sarà controllato, magari uso il GPS e perfino il cardio per non andare oltre la soglia. Mi spingo oltre e ti suggerisco una data, se sei d'accordo... facciamo un mese di scarico? Fino a luglio poi niente corsa in montagna, né uscite in pianura di più di 30 km.
Se ci stai, fammi un fischio.
Ecco poi qualche foto: non è certo il mio mestiere, e si vede
Abbots Way (solo il primo giorno, il secondo c'era nuvolaglia)

domenica 16 maggio 2010

Il TA dei dinosauri

Sabato mattina, è tempo di trail autogestito. I compagni di Spirito Trail Giovanni (che ho conosciuto qualche mese fa) e Marco (che conoscerò oggi) hanno organizzato un giro attraverso i loro sentieri di allenamento. L'appuntamento è a Rovereto sud, ore 8.30. Tutti puntualissimi, caffè e breve trasferimento al punto di partenza-baita degli alpini.
Siamo in diciassette umani e un cane, radunati dall'invito dei due generosi promotori pubblicato sul sito di Spirito Trail. Il trail autogestito (TA) è la quintessenza dello spirito che dà il nome al nostro gruppo: c'è chi guida il gruppo e chi lo chiude, ci si aspetta e ci si fotografa, si fa corsa ed “ecoturismo” e, ci mancherebbe altro, si fa fatica. Poi, alla fine, il Terzo Tempo.
Zona corsa. Il tracciato disegnato da Gio e Marco è davvero bello: c'è molto bosco, che è il mio ambiente preferito. Secondo i dati del mio GPS siamo stati in giro per 25 km e abbiamo fatto un su e giù dal dislivello di 1350 metri. Salite non lunghe ma ripide, poco corribili: e allora si cammina. Discese mai pericolose, magari qualche tratto tecnico ma senza tratti esposti. Il ritmo è buono, del resto i compagni di strada sono davvero tosti: io che sono se non ai primi al massimo ai secondi passi nel mondo del trail, mi diverto molto a cercare di rubare qualche segreto, specie in quello che definisco sempre il mio punto debolissimo: la discesa. Le soste sono scelte sempre con grande gusto: panoramiche sulla valle dell'Adige, vette ancora innevate, monumenti ai caduti in una zona dove la guerra ha fatto il suo tragico scempio. E poi le orme dei dinosauri, che hanno dato il nome al TA. Devo ancora scaricare le foto, appena lo faccio le metto in visione. Finiamo con un'ultima salita ripida e cattiva in circa cinque ore, comprese le soste e le visite all'ossario.
Zona terzo tempo. Ero molto più preparato alla corsa che al terzo tempo... appena arrivati mi viene offerta una birra ghiacciata: una golosità irrinunciabile. Poi la baita degli alpini apre le sue porte, e il suo caminetto, alla carica dei trailer. Pastasciutta, salame, speck, pane casereccio, insalata russa, sangiovese, prosecco. Ognuno porta qualcosa e nessuno si è risparmiato. Quando si comincia a tagliare il tiramisù oramai per me è momento di andare, sono atteso a Verona per un felice incontro con Chiara e l'amico Matteo. Posso tornare a casa, corso e pasciuto. E poi, davvero, non avrei potuto mangiare più neanche una briciola.
Giornata da ricordare.
I presenti al terzo tempo, i loro nomi o soprannomi: gli organizzatori Gio 62 e Ganassa (Marco), Dinaleone, Raffaella, Antonella, Giorgio, Massimassi, Mingma, Leocaster, Hussein, Pietronepal, Emilio Marco, Distinto, Mammut, Robi54, Caio.

mercoledì 12 maggio 2010

Controllare il ritmo!

A volte proprio non mi capisco, non mi spiego l'incapacità di tenermi a freno che devo rilevare alla fine di alcune uscite, specie quelle su strada. Ieri ho deciso per una corsetta breve, 8 km di asfalto (lo evitavo da tempo, mi sono reso conto) su quello che era l'abituale percorso Lungadige veronese. Scricchiolii al ginocchio mi suggeriscono di indossare il tutore - e mi chiedo: come si comporterebbero le mie articolazioni senza tutti quegli anni di basket? Corro. Mi riscaldo un po' e poi decido di tenere un ritmo da 5' al km: per me non certo lento, ma neppure troppo veloce. Indosso perfino il GPS per autoregolamentarmi, e invece no... mi faccio prendere dall'entusiasmo e finisco il giro con troppo sensibile anticipo. Per fortuna il ginocchio non ne ha risentito, ma devo darmi una regolata e il modo migliore, come sempre, sarà lasciare l'asfalto e farsi dettare le regole d'ingaggio dal terreno trail.  

lunedì 10 maggio 2010

Tiriamo le somme...

Con la partecipazione alla Abbots Way ho terminato la parte iniziale della mia prima stagione da "trailer". Ora è tempo di riposo e di ricarica delle batterie, uno di quei momenti in cui è bello guardarsi indietro e prendere nota delle cose fatte.
Ho iniziato con l'invernalissimo Poggiolo Winter Trail, una "tuttofango" fatta con calma per celebrare il mio esordio appenninico. Largo poi allo splendido Trail Autogestito di Venezia, una giornata festosa dove sono venuto ancora più in contatto con il vero "spirito trail". Uno dei giorni più belli dell'anno, non solo per quel che riguarda la corsa. Poi ha preso il via l'accoppiata Alessio/Caio con la Maratona sulla Sabbia a San Benedetto del Tronto, dove ho corso davvero bene e dove mi (ci) si sono aperte (se mai ce ne fosse stato ulteriore bisogno) prospettive sahariane. Divertentissima parentesi stradale con la mezza maratona di Verona, in occasione della quale Chiara ed io abbiamo raccontato i primi vagiti dela nostra prossima maternità/paternità. Il post relativo è quello che più successo ha avuto nella mia giovane storia da blogger. Parentesi stradale prolungata con la Maratonina di Gorizia; un percorso molto bello e legato a ricordi di infanzia e adolescenza. Arriva il momento del primo grande obiettivo: Trail de Paris, che mi è costato un po' di fatica, ma ci mancherebbe... E dopo il giusto riposo e un'oculata gestione delle forze, è cosa di stretta attualità, la grande soddisfazione della Abbots Way. Sono rispettivamente la seconda e la terza tappa del connubio Alessio/Caio.
Ed ora? Per l'estate ho qualche idea, ancora da verificare. Per l'autunno un obiettivo "certo", ovvero il Trail del Monte Casto 46km, ed uno incerto. Di sicuro, continuerò a correre, all'insegna però del Girl Power.

venerdì 7 maggio 2010

BlogdiCaio su Twitter

Da qualche giorno è comparsa qui accanto l'icona del “Follow Me” di BlogdiCaio on Twitter. È da un lato un nuovo tentativo di raggiungere più persone con i miei brevi scritti, a beneficio mio, come sempre accade per chi ha l'hobby di scrivere, ma dall'altro anche una prova per allargare il campo della comunicazione “ricevuta”.
Il blog è frequentato da appassionati di corsa e da amici che, pur se non presi dal sacro fuoco dell' “un passo dopo l'altro”, mi conoscono e seguono da lontano le cose che faccio, le mie giornate. 
Mancano, ad esempio, gli appassionati di basket: Twitter mi pare un bel modo per estendere gli orizzonti e scambiare notizie: sto cominciando a scoprirlo solo ora, ma già mi sono unito a grandi dell'NBA come Steve Nash, Andrea Bargnani, Danilo Gallinari e Chris Bosh. Tanto per fare un esempio. E poi ci sono i vantaggi informativi (tutte le news del Trento Film Festival in tempo reale, per dirne una; tutte le news provenienti dalla mia terra d'origine, per dirne un'altra).
Da parte mia, sto cercando di iniziare ad utilizzare Twitter per il microblogging, ovvero per raccontare in breve (molto meno che un post, per intenderci) qualcosa di me, sia della mia quotidianità che dello sviluppo delle mie passioni. Leggevo ad esempio alcuni Twitter di un compagno di strada che aggiornava i propri amici, in diretta dai sentieri, dell'andamento della Abbots.
Se dunque qualche amante di Twitter si affaccia sul blog, cliccate “Follow Me” e aggiungetevi alla lista.

mercoledì 5 maggio 2010

Abbots Way (2)

Con un certo ritardo sulle mie previsioni, ecco la mia seconda puntata Abbots.
C'è un'immagine da mettere per iscritto che, secondo me, racconta se non tutto quantomeno molto di questo tipo di corse. Arrivato al paesino di Coli, a 7 km dalla fine della strada intera, trovo uno dei tanti ristori. A presidiarlo un signore anzianotto e assonnato che mi racconta di essere stato in piedi tutta la notte per accogliere qualsiasi corridore arrivasse al suo tavolino, fornito di bevande d'altri tempi come il chinotto e la cedrata. Lo avrei abbracciato, ma ero palesemente troppo sudato e spero che il mio ringraziamento non condito da gesti gli sia arrivato comunque gradito e sincero.
È questo anonimo (almeno per me) benefattore di noi trailers puzzoni l'emblema di questo fine settimana.
C'è poi chi ha organizzato, impegnandosi allo stremo per mettere tutti noi in condizione di pensare solo a correre. Li ringrazio di cuore, come già in tanti hanno fatto.
C'è, tra di loro, Maria che ha perfino trovato il coraggio di baciare le gote inzaccherate di tutti noi che tagliavamo il traguardo di Bobbio. Mi sembra un atto di coraggio che va rimarcato.
C'è un gran numero di compagni spiriti trail che ho incrociato tra strade e palestre. Ho ammirato la vostra corsa, goduto della vostra compagnia, fatto tesoro dei vostri consigli. Che bello poi vedere Roberta “Robychao” che dopo aver fatto i 125 km tutti d'un fiato era lì a salutare chi finiva la propria fatica, fosse anche meno della metà della sua (come è accaduto a me). I suoi complimenti, dei quali ho percepito pienamente la gentile sincerità, mi hanno fatto un piacere enorme.
C'è un altrettanto grande numero di compagni di strada, lettori del blog, passanti e accompagnatori. Con loro ho condiviso tratti in macchina e di corsa, docce e sonni, chiacchiere e cibo.
C'è quell'incuriosita signora che, mentre aspettavo di partire a Borgotaro, si informava sul dove avessi mai lasciato quella “povera donna” che portava al dito una fede uguale alla mia. La mia risposta l'ha soddisfatta: “Signora, mia moglie è a casa a tener da conto la bimba che stiamo aspettando, altrimenti sarebbe qui a correre con me”. E lei, tra il rassegnato e il comprensivo: “Già, non può che essere così”.
Ci sono anche quelli che in palestra non rispettano il sonno degli altri, quelli che si lamentano bestemmiando contro l'organizzazione – incapaci di accettare che la perfezione non esista – ma è anche grazie a loro che ci si rende conto che il mondo può sempre migliorare.
E c'è, last but not least, il mio gemello Alessio... ché senza di lui tutto questo non sarebbe accaduto.
Sono passati giorni, ma il mio entusiasmo continua a salire.

lunedì 3 maggio 2010

Abbots Way (1)

Gambe legnose, schiena scricchiolante ed entusiasmo alle stelle: questo in sintesi il mio stato al risveglio post AW.
Molte cose ho voglia di raccontare, dividerò quindi questo post in più puntate, raccogliendo il tempo quando c'è e le idee quando affiorano. Tra queste "molte cose" la prima è sicuramente l'esperienza Twin con l'amicone Alessio: non avevo dubbi sulla bontà della coppia di fatto, ma alla prova dell'Appennino la sintonia si è rivelata più migliore assai di ogni possibile previsione. E poi: la differenza tra chi corre tutto in una volta, chi in due tappe, chi (come noi) a metà; l'incontro con tanti compagni di strada, già conosciuti o di nuova conoscenza; paesaggi e accoglienza; organizzazione e volontari; addirittura prestazione atletica, che in fondo c'è anche quella. E molto altro ancora. Cominciamo dalla strada.
Prima tappa, sabato 1 maggio. Pontremoli/Borgotaro (Alessio) - Borgotaro/Bardi (Caio).
Abbiamo deciso all'ultimo momento di invertire l'ordine delle nostre corse. Ha iniziato Alessio, ho finito io. C'era, nella prima frazione, un tratto esposto che mi preoccupava un po' a causa del mio punto debole vertigini (l'altro sono le discese tecniche). E poi, dall'altimetria, sembrava questa una divisione più adeguata al nostro momento attuale di allenamento. La scelta è risultata, alla prova dei fatti appenninici, molto azzeccata. Parto da Borgotaro intorno alle 10.30, do il cambio ad Alessio che ha fatto bene la sua parte di strada. Fin dall'inizio il percorso si dimostra molto duro ed io lo affronto con il dovuto rispetto, forte anche dei consigli di chi conosce i luoghi e mi dice "Con calma la prima salita". Ma non è solo la prima, per quanto tosta: ce ne sono tante, continue, molto (ma molto) ripide, discese per fortuna non troppo tecniche. Tratti corribili pochi: l'importante è prendere quello che la strada ti concede, siano anche solo poche decine di metri. Non l'ho capito subito, ma l'esperienza mi è servita molto per il giorno dopo. Sono stato parecchio in compagnia (ma il post sulle persone, che merita un tempo diverso da quello sgranocchiato ad una pausa pranzo sarà il prossimo) e un po' anche da solo, apprezzando entrambe le varianti. Ho gestito bene le mie gambe, stando attento a non forzare in discesa e regalandomi qualche pausa fotografia e qualche altra chiacchierata. Il tempo ha aiutato: non troppo caldo, né freddo (Alessio invece, partendo alla mattina presto ha trovato da battere i denti). C'è un tratto che chiamano muro di Brè: che roba, difficile da fare camminando, mi appoggio molto sui bastoni e vado. Terribile infine l'ultima salita verso il castello di Bardi: lo vedi lassù, sembra ad un passo, ma quel passo è un'ascesa verticale nella quale non riesco più neanche a spingere sui bastoni. Ma come ogni cosa, anche la salita finisce e con lei la prima tappa, in 5h e 17 minuti circa.
Seconda tappa, domenica 2 maggio. Bardi/Farini (Alessio) - Farini/Bobbio (Caio).
Rimane uguale al giorno prima la divisione delle frazioni. Causa un temporale notturno e i problemi di visibilità, molto saggiamente gli organizzatori hanno deciso di cambiare il percorso della prima tappa, togliendo un tratto piuttosto tecnico a leggere il Roadbook e sostituendolo con l'asfalto. Questo ha reso più veloce la prima frazione, tanto che Alessio mi sorprende arrivando al cambio ben prima del previsto. Ma non credo sia solo il cambio percorso, in realtà nonostante il deficit di allenamento il mio Twin è in palla e corre davvero bene. Tocca a me. Oggi fa più freddo (ho aggiunto i manicotti all'abbigliamento di giornata) e si sale fino 1200m. Non ci saranno i saliscendi mozzafiato di ieri ma una salita lunga (12 km circa), una breve e le rispettive discese. Pianura poca, ci mancherebbe. Primi 2 km per rompere il fiato e poi via, mi sento bene anche più del previsto. Prendo i tratti corribili come posso e provo ad andare, tenendo un passo (per me) lesto anche sui tratti di salita meno pendenti. La salitona iniziale finisce senza grossi problemi e con poca pioggia: oggi sono praticamente sempre solo. Ristoro in cima al passo, mangio un minestrone caldo e riparto. Comincia la serie delle discese e qui conosco bene i miei limiti: non ho buona tecnica e questo incide sui quadricipiti, quindi mi risparmio e vado al mio passo lento. Là dove spiana o risale riesco sempre a reingranare la marcia da corsa e sono capace di godermi il paesaggio, anche se oggi non ho preso la macchina fotografica, viste le nuvole. Come a Bardi, anche qui il tratto finale è difficile, ma al contrario: una discesa molto stretta, tecnica, dal fondo instabile. Rallento e all'ultimo metro di discesa (evidente calo di concentrazione) scivolo, unica volta in due giornate, sul fango, picchio il malleolo e da lì si indurisce il polpaccio. Impreco e così mi sfogo. Rimango un attimo disteso e mi riprendo subito, grazie anche ai bastoni. Riprendo a correre ed è tutto ok: si vede il borgo di Bobbio, attraverso il ponte, entro in paese, piazza, viale dell'arrivo. E corro. Vedere il traguardo mi entusiasma, ci sono molte persone a salutare noi che arriviamo. Sono felice, mi agito un po'... mi è venuta un'irrefrenabile voglia di esultare. E allora perché frenarla? E' andata, un'ora precisa meno di ieri. Passo l'arrivo, prendo l'abbraccio del mio gemello e prendo una medaglia. Così sono andati 60 km e più e un dislivello, per la mia parte, che dovrebbe essere tra i 2500 e i 3000. Assieme contiamo 125 km e 5500 di dislivello.
A rileggerci presto.

Anteprima AW

E' andata! Finisher Abbots Way Twin Team. Oltre alla soddisfazione personale, tante emozioni e tante cose da dire (scrivere). Ma stasera sono davvero stanchino. A domani, allora.